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Editoriale

Il finto psicodramma politico della Francia non produrrà nulla

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Credit foto https://www.financialounge.com/news/2024/06/29/elezioni-in-francia-pgim-fixed-income-valuta-le-opportunita-per-aggiungere-asset-di-rischio/

Di Fulvio Rapanà

I titoli dei giornali e i commenti riportati farebbero pensare che in Francia si stia vivendo uno psicodramma politico collettivo. Non è così sia nei fatti che nelle prospettive politiche. Premetto che ho  condiviso molte  scelte fatte in questi otto anni di presidenza da Macron per dare una svolta a una china sempre più negativa che stava prendendo  l’economia francese. Mancanza di competitività del sistema produttivo, rigidità del sistema previdenziale tenuto in piedi solo dal continuo innesto di forze nuove date dagli immigrati, alte tasse soprattutto per i ceti medi che non lasciano la possibilità di fare investimenti, un debito pubblico cresciuto di 20 punti in 7/8 anni e che ha portato proprio in questi giorni ad una misura di infrazione per debito eccessivo alla Francia, come all’Italia,  da parte della Comunita’ Europea.  Macron,  e il suo partito Renaissance, hanno vinto le prime elezioni e rivinto le seconde su un progetto di cambiamento delle  tendenze sociali, politiche ed economiche della società francese. Pensare che in Francia si potesse continuare ad andare in pensione a 62 anni contro gli attuali 67 di Germania, dove si parla di 70 anni, e di Italia e Spagna era pura follia. L’inaspettato scioglimento dell’Assemblea Nazionale, che ha consentito una campagna elettorale di appena tre settimane, ha causato preoccupazione  tra molti elettori della classe media che temono turbolenze economiche, e un’impasse politica se ci fosse un parlamento in stallo senza maggioranza. Il messaggio politico che Macron ha inviato alla sua base politica è stato chiaro  “se volete che continuo sulla strada delle riforme dovete andare a votare”. Ma anche dovesse perdere non succederà nulla o quasi nulla. La destra si è ampiamente “melonizzata”. A lungo un paria accusato di razzismo e antisemitismo sotto il suo fondatore Jean-Marie Le Pen, padre di Marine, la RN ha cercato di cambiare la percezione del suo bagaglio ideologico aggiornandolo ogni giorno e alternando fughe in avanti populiste con rapide, ma meno sbandierate,  ritirate con il suo candidato a primo ministro, Jordan Bardella, 28 anni che domenica gli offre la possibilità di renderla elegibile all’elettorato medio. Le promesse di abbandonare la Nato, abolire la riforma delle pensioni di Macron sono state abbandonate o relegate a una lontana “seconda fase”. Anche sugli immigrati la posizione del RN sono state molto diluite per non mettersi contro gli imprenditori che non possono fare ameno di quelli che già ci sono, illegali compresi, ma nemmeno di circa 1 mln di ulteriori immigrati necessari per coprire i vuoti di posti di lavoro che già ci sono nell’economia. Marine Le Pen, che sta passando in secondo piano per prepararsi alle elezioni presidenziali previste per il 2027, ha inoltre abbandonato da tempo la sua promessa del 2017 di  fare uscire la Francia dall’eurozona e ripristinare il Franco (!!) . Anche le posizioni filo Putin sono state abbandonate. Bardella ha cercato di rassicurare gli elettori sulla politica estera di RN, dicendo che “non avrebbe permesso all’imperialismo russo di assorbire uno stato alleato come l’Ucraina” ha capito perfettamenteche su tutto si può parlare, promettere e rimangiarsi quello che si dice ad eccezione della posizione euroatlantica, se tocchi questa posizione i poteri che la garantiscono ti fanno volare fuori dalla finestra anche se hai il 50% dei voti . Come tutte le destre del mondo scappano da loro stessi, si rimangiano sistematicamente tutto mano a mano che si avvicinano al potere. RN mira anche ad abolire il diritto dei bambini nati in Francia ad essere francesi, è la promessa più elettoralistica in quanto è chiaro che  la norma certamente verrebbe dichiarata incostituzionale dal Consiglio costituzionale francese. L’unica promessa economica che potrebbe mantenere è quella di tagliare l’iva su un paniere di beni “di prima necessità”, compresa l’energia, facendo un grande regalo alla popolazione di immigrati che se ne avvantaggerebbe maggiormente. La strategia di andare al centro, di non disturbare i poteri euroatlantici e gli imprenditori ha funzionato. Il tasso di “accettazione” del RN è salito al 34% dopo che il leader del partito conservatore post gollisti, Les Républicains, Éric Ciotti, ha stretto un accordo  con Le Pen e ha presentato 62 dei suoi candidati sostenuti dal RN. I suoi colleghi nella leadership dello storico partito gollista hanno votato all’unanimità per espellerlo , ma il danno era fatto. Il  “cordone sanitario” che isolava l’estrema destra è stato rotto . Ciotti, un politico di secondo piano che ha vinto la leadership di un partito notevolmente rimpicciolito che è scivolato sempre più verso destra, potrebbe entrare nella storia come il piccolo uomo che ha aperto le porte del potere al RN. Ma Ciotti ha annusato l’aria e vuole giocarsi questa carta per ritornare a governare piuttosto che aspettare la fine del partito fagocitato un po’ dal RN e un po’ da Renaissance. Ancora una volta sono i moderati, o presunti tali, che aprono la strada alle destre che arrivati al potere trovano il modo per liberarsene.

L’ondata di sostegno all’ex Fronte Nazionale, che alcuni vedono ancora come un’ondata bruna ma che si fa chiamare “Bleu Marine” (un gioco di parole tra il colore blu navy e il nome di battesimo di Le Pen), è più forte nel sud della Francia, dove molti discendenti degli ex coloni francesi in Nord Africa vivono fianco a fianco con immigrati provenienti da Algeria, Marocco, Tunisia e Africa francofona.

A sinistra il Nouveau Front Populaire (NFP) è un’alleanza tesa di Socialisti (PS), Verdi (EELV), Comunisti (PCF), Insoumises di estrema sinistra (Unbowed; LFI) e altri candidati con la bandiera rossa che i sondaggi suggeriscono sia la migliore speranza del paese, se non l’unica, di evitare un governo di maggioranza del Rassemblement National nella tornata finale del voto legislativo tra due settimane. Per i socialisti francesi, allearsi con la LFI dopo gli insulti e gli attacchi del suo vulcanico leader Jean-Luc Mélenchon contro l’uomo che ha guidato la loro campagna europea, Raphaël Glucksmann, è stata una pillola amara da ingoiare ma se vogliono vincere quella che lui chiama “la madre di tutte le battaglie”  la sinistra è stata costretta a superare considerevoli differenze politiche rispetto alla prospettiva di una maggioranza del RN nei 577 seggi dell’Assemblée Nationale. Stabilire un programma per PFN, creata frettolosamente con  la maggior parte dei capi che si detestano a vicenda, è stato molto faticoso e complesso.  Ne  è venuto fuori è un manifesto per aumentare il salario minimo; congelare il prezzo dei beni essenziali e dell’energia; abolire l’innalzamento dell’età pensionabile a 64 anni, riducendola nuovamente a 60/62;  aumento delle tasse su reddito, proprietà, ricchezza e eredità. Glucksmann ha negato le affermazioni degli oppositori secondo cui ciò costerà tra i 100 e i 200 miliardi di euro, ma non ha ancora fornito una propria cifra. Come spesso succede per i politici di coperture finanziarie non se ne parla.        A meno che non ci sia una rimonta spettacolare del blocco centrista del presidente Emmanuel Macron al primo turno del 30 giugno, il secondo scrutinio in circa metà delle 577 circoscrizioni vedrà contrapposti un rappresentante dei populisti nazionalisti illiberali di Le Pen e un candidato del Nuovo Fronte Popolare (Nouveau Front Populaire – NFP).

E’ al ballottaggio che si potrà percepire il disagio di milioni di elettori all’idea di dover scegliere tra un candidato del partito di estrema destra anti-immigrazione Rassemblement National ( RN ) di Marine Le Pen e il partito di estrema sinistra France Unbowed (La France Insoumise – di Jean-Luc Mélenchon).                                    

Come andrà a finire? un sondaggio per Les Echos condotto da Opinionway sabato ha suggerito che il RN era ancora in netto vantaggio con il 35% di intenzioni di voto al primo turno, seguito dal 28% per l’NFP e dal 22% per la coalizione di Macron.

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