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A Cooler Climate: un viaggio tra biografia e realtà.

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Oggi parleremo di “A Cooler Climate”, documentario diretto da James Ivory presentato all Festa del Cinema di Roma 2022. Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it/alexargeriwork@gmail.com

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Credit foto Film at Lincoln Center on YouTube

di Alessandro Andrea Argeri

Al novantaquattrenne James Invory sono “bastati” trent’anni per concludere “A Cooler Climate”, documentario autobiografico “di formazione” girato nei primi anni ’60 ma mai terminato. Era rimasto incompleto nel cassetto, tuttavia l’attesa, il periodo di “gestazione”, ha ripagato in qualità.

Il docufilm è coerente, lineare, chiaro, capace di trattare approfonditamente entrambi i filoni principali: una rappresentazione onesta dell’Afghanistan di quell’epoca; la vita del regista stesso, il quale si racconta apertamente con molta originalità, ovvero senza quella teatrale drammaticità a cui oramai ricorrono i più.

“A Cooler Climate” contiene tutte le conclusioni di un regista navigato, entrato di diritto nella storia del cinema indipendente, premio Oscar nel 2018 per la miglior sceneggiatura non originale con Chiamami col tuo nome. Il clima è il pretesto per lo sviluppo della storia: dalla ricerca di un ambiente più fresco (cooler) rispetto all’India, Ivory finisce per documentare la situazione politica dell’Afghanistan allora sconosciuto al resto del mondo, isolato, quindi rimasto indietro di qualche secolo, dominato ancora dalle caste, dalle tribù etniche, in un clima culturale dove l’arte non riesce a trovare spazio.

Un altro mondo insomma, anche all’esterno. Usa e Urss non avevano cominciato a contendersi quella parte di mondo, i talebani non avevano preso il potere, il Budda aveva ancora un volto, prima di venire esploso.

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