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ELEZIONI EUROPEE: LA SCONFITTA DELLA SINISTRA OPERAIA

L’astensionismo operaio: un grido di disillusione

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Credit foto https://www.repubblica.it/politica/2024/06/09/news/quando_europee_2024_risultati-423199045/

Di Maddalena Celano

Esaminiamo le ultime elezioni europee con una lente di classe per comprendere meglio le dinamiche del voto e i suoi significati sociali. Il quadro che emerge è desolante per la sinistra storica, quella che una volta incarnava le speranze e le lotte della classe operaia. Oggi, questa classe sembra essere stata abbandonata o, peggio, tradita.

## L’astensionismo operaio: un grido di disillusione

Il dato più allarmante è l’astensione massiccia tra i lavoratori: due operai su tre non si recano più alle urne. In termini numerici, questo si traduce in un astensionismo che sfiora il 66% tra gli operai, un aumento significativo rispetto al 50% registrato nelle precedenti elezioni europee. Questo fenomeno rappresenta un segnale chiaro di disillusione e sfiducia nei confronti di una sinistra che, nel corso degli anni, ha smarrito la sua anima proletaria. I lavoratori, che una volta trovavano nella sinistra un riferimento identitario e di classe, oggi preferiscono rifugiarsi nel silenzio elettorale, stanchi di promesse non mantenute e politiche che hanno avvantaggiato solo le élite.

## La destra, nuova meta dei pochi votanti

I pochi operai che ancora partecipano al voto guardano a destra, attratti da un discorso che, sebbene populista e spesso demagogico, appare più vicino alle loro preoccupazioni quotidiane. Secondo le statistiche, il 20% dei lavoratori che votano ha scelto partiti di destra, rispetto al 10% delle precedenti elezioni. La destra capitalizza il malcontento e la rabbia contro un sistema che ha precarizzato il lavoro, ridotto i diritti e abbassato i salari. Le controriforme, come il Jobs Act e l’abolizione dell’articolo 18, sono percepite come tradimenti dalla base operaia, che vede nella destra un’alternativa, seppur problematica, all’immobilismo della sinistra tradizionale.

## Renzi e Calenda: i numeri parlano chiaro

I partiti di Renzi e Calenda, espressione di un neoliberismo ormai stantio e privo di visione, raccolgono percentuali insignificanti, degne di prefissi telefonici. Italia Viva di Renzi si attesta all’1,5%, mentre Azione di Calenda non supera il 2%. La loro retorica modernista non riesce a mascherare la sostanziale continuità con le politiche di austerità che hanno impoverito il Paese e disgregato il tessuto sociale. Questi partiti, lontani anni luce dalle esigenze delle classi popolari, non riescono a intercettare il malessere diffuso.

## Movimento 5 Stelle: l’erosione del consenso

Il Movimento 5 Stelle, che alle precedenti elezioni aveva rappresentato un baluardo per le fasce popolari, vede un calo significativo nei consensi. Passa dal 32% al 17%, una diminuzione drastica che evidenzia l’allontanamento delle fasce popolari. La svolta moderata voluta da Conte e il supporto al Governo Draghi, percepito come un governo dei poteri forti, hanno alienato la base del Movimento. Questo allontanamento è un chiaro segnale che la radicalità delle posizioni è ancora un valore per chi si sente escluso dal sistema.

## Sinistra e Verdi: una sinistra borghese

Nonostante un recente incremento nei voti, “Sinistra e Verdi” riesce a raccogliere solo un misero 3% tra i lavoratori. Questo dato è emblematico: la cosiddetta sinistra radicale è ormai espressione del ceto medio urbano, lontana dai problemi concreti della classe operaia. Questa sinistra si concentra su battaglie dirittoumaniste e dirittociviliste, ispirandosi più al Partito Radicale di Pannella e Bonino che alle lotte sociali. I finanziamenti dalle fondazioni estere, come quella di Soros, e le candidature sensazionaliste, non fanno che confermare una distanza abissale dalle reali esigenze del proletariato.

## La Lista della Pace: un’occasione mancata

La Lista della Pace di Santoro rappresentava una reale novità nella campagna elettorale, ma è stata frenata dalla strategia mediatica della sinistra borghese e da una campagna condotta in modo troppo moderato. Con un risultato dell’1,8%, non è riuscita a superare la soglia di sbarramento. Questo movimento, pur con le sue debolezze, aveva il potenziale di rappresentare una vera alternativa. La sua mancata affermazione è una sconfitta per chi sperava in un cambiamento autentico e radicale.

## Conclusioni

Le ultime elezioni europee evidenziano una sinistra disorientata e incapace di rappresentare la classe lavoratrice. È necessario un profondo ripensamento delle strategie politiche e delle priorità programmatiche per ricostruire un legame autentico con chi lavora e soffre ogni giorno. Solo riscoprendo le radici della lotta di classe, la sinistra potrà tornare a essere rilevante e a rappresentare una speranza per il futuro.