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Cronaca

2 luglio 1983, orrore a Ponticelli

Questa storia orribile, da incubo ad occhi aperti, rimane sospesa. Manca ancora qualcosa. La 500 scura con il fanale rotto.

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Credit foto http://www.cronaca-nera.it/2776/massacro-ponticelli-intervista-giuliana-covella-fretta-chiudere-caso-scalpore

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

L’inferno spesso è intorno a noi. A volte dentro di noi. Succede che l’inferno puoi toccarlo con mano.

Come è successo a Ponticelli il 3 luglio 1983, quando vennero trovati i cadaveri carbonizzati di Nunzia Munizzi di anni 10 e Barbara Sellini di anni 7. I corpi presentavano segni di sevizie.

Una scheggia d’inferno che arriva in una calda estate resa ancora più torrida dall’arresto di Enzo Tortora e dalle scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi.

Nunzia e Barbara sono troppo piccole per sapere queste cose. L’infanzia è l’età della spensieratezza. Così dovrebbe essere.

Pomeriggio del 2 luglio 1983. Nunzia e Barbara giocano, come sempre, nel piazzale antistante le rispettive abitazioni. Nel Rione Incis.

Erano gli anni in cui i bambini potevano giocare tranquillamente per strada. Forse. Non sempre.

Perché arriva il buio. Barbara Sellini e Nunzia Munizzi a casa non tornano.

Iniziano le ricerche. Durano poco. I corpi vengono ritrovati nell’alveo del fiume Pollena di Volla. I due cadaveri vengono ritrovati nella “posizione del lottatore” e sono tenuti insieme da una corda.

A due metri dai cadaveri vengono ritrovati: un fazzoletto con alcune macchie di sangue, un mattone, degli stracci e un barattolo di latta scoperchiato.

Probabilmente è stato usato alcol per dare fuoco ai corpi. Numerose le ferite sui corpi delle due bambine. Inferte con arma da punta e taglio. Tipo uno stiletto o un serramanico.

Alcune ferite sono profonde, molte invece superficiali. Tanto da far ipotizzare l’opera di un sadico.

I mezzi di comunicazione danno grande spazio al contesto sociale dove avviene il delitto. La parola usata e abusata è degrado. Certo la situazione sociale ed economica in Campania non era facile. Il terremoto del 1980 aveva peggiorato le cose. Lo Stato era spesso assente.

Eppure non mancano i testimoni. Un’amichetta di Barbara e Nunzia dichiara che le bambine avevano, per il tardo pomeriggio del 2 luglio, appuntamento con un tale Gino. Le bambine lo chiamavano “Tarzan tutte lentiggini”. Era di corporatura robusta, capelli rossi e lentiggini appunto. Inoltre era proprietario di una Fiat 500 di colore scuro. Un’altra coetanea delle vittime dichiara di aver visto Barbara e Nunzia salire su una Fiat 500 scura con un fanale rotto e con il cartello “vendesi”.

Le indagini portarono a Corrado Enrico che corrispondeva alla descrizione di “Tarzan tutte lentiggini”. Possedeva anche una Fiat 500 di colore scuro. Con un fanale rotto.

Eppure la posizione di Enrico viene velocemente archiviata.

Nel settembre 1983 vengono arrestati Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo. Ad accusarli non le prove scientifiche ma le dichiarazioni di due testimoni. Carmine Mastrillo e Salvatore La Rocca, fratello di Giuseppe.

Testimonianze tormentate, con molte contraddizioni e ritrattazioni.

I tre imputati avevano l’alibi certo della presenza alle 20.30 presso una discoteca. La bambine sono scomparse intorno alle 19. Un’ora per caricare le bambine, ucciderle, portare i corpi nel luogo di ritrovamento, bruciare i corpi, pulire i vestiti e le auto. Poco tempo, troppo poco, ma sufficiente per una condanna definitiva all’ergastolo.

Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo sono ora liberi dopo aver trascorso 27 anni in carcere. Si dichiarano innocenti e per tre volte hanno chiesto inutilmente la revisione del processo.

La revisione del processo ha bisogno di elementi totalmente nuovi. I dubbi sono, però, così tanti da giustificarla a prescindere, cercando eventuali prove scientifiche. Manca il movente e l’arma del delitto. Forti i dubbi sulle testimonianze. Specialmente su quella di Mastrillo. Resta anche il sospetto dell’intervento di un pentito di camorra per indirizzare la testimonianza decisiva.

Nell’estate 1983 alcuni pentiti di camorra vomitavano accuse false su Enzo Tortora.

Nunzia e Barbara non sono scomparse nelle tenebre ma nel sole di una giornata di luglio. In molti avranno visto, pochi hanno parlato.

Questa storia orribile, da incubo ad occhi aperti, rimane sospesa. Manca ancora qualcosa. La 500 scura con il fanale rotto.

Restano due banchi vuoti e un settembre mai arrivato.

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