Editoriale
Israele contro tutti
di Lavinia Orlando
Che Benjamin Netanyahu sia fuori controllo è circostanza chiara già da molti anni. Ora, tuttavia, ancora di più rispetto al passato, tale situazione si è fatta evidente: un premier conservatore in coalizione con forze ultraconservatrici sta generando morti e distruzione senza che nessuno possa o voglia fare nulla per arrestare questa violenza.
E gli ultimi attacchi perpetrati da Israele contro Unifil, la missione ONU di assistenza all’esercito libanese al fine di creare una zona senza armi, sono solo la punta dell’iceberg. L’azione israeliana sarebbe stata mossa dall’esigenza di avere campo libero per avanzare sul territorio libanese con lo scopo di colpire delle basi di Hezbollah. Non avendo ottenuto risposta positiva, Israele avrebbe pensato bene di operare con la forza delle armi contro una missione delle Nazioni Unite, cioè contro il mondo.
Che questo sia servito ad aprire gli occhi a chi, ancora e nonostante tutto il pregresso, continua a difendere Israele, sembra chiaro solo a parole. I fatti, nonostante i tanti proclami, sembrano sempre gli stessi.
Di “crimini di guerra” e “violazioni del diritto internazionale non giustificate da alcuna esigenza militare” ha parlato il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, circostanza che può definirsi come un notevole passo in avanti rispetto al totale appiattimento mostrato dall’Occidente tutto nei confronti di Israele.
A parte le più o meno forti lamentele, difatti, non si vede altro. Lungi dall’auspicare un eventuale attacco contro Israele, ci sarebbero svariati strumenti messi a disposizione dal diritto internazionale per mettere in chiaro con Netanyahu quanto la misura sia colma, a partire dal banale ritiro dell’Ambasciatore per arrivare a sanzioni economiche – rimedi, questi, peraltro già messi in atto nel recente passato e per molto di meno contro la Russia di Putin.
Ciò premesso, stante l’ultimo episodio avverso nei confronti dell’ONU, l’inconsistenza dell’Occidente si è fatta sempre più evidente. Nonostante sia trascorso più di un anno dagli attacchi del 7 ottobre, la situazione pare non smuoversi. Gli USA sono in attesa delle elezioni, l’UE è come se non esistesse e, nel mentre, a Gaza, per mano di Israele, si continua a morire ed in Libano la situazione non sembra essere così tanto differente – in Libano faremo come a Gaza, ha proclamato Netanyahu.
Sembra non esserci la consapevolezza di cosa potrebbe generarsi alla luce di quanto sta accadendo in questi mesi, senza contare che, dopo Gaza e Libano, si è in attesa della prossima mossa di Israele contro l’Iran. Con la stessa impotenza con cui si è aspettato e successivamente accettato quanto già accaduto. A meno che non si voglia accogliere la tesi di chi sostiene che l’azione israeliana faccia molto comodo ad USA e sodali, che, dunque, proprio per tale ragione, non muoverebbero dito.
Quale che sia la motivazione, l’Occidente, che di default ha sempre difeso Israele, stante tale lassismo, si è reso perlomeno correo del genocidio del popolo palestinese, che, tra l’altro, si perpetua da decenni, e va ora spostandosi, inesorabilmente, verso il Libano.
Quello stesso Occidente che tanto ha a cuore il ricordo della Shoah, proprio affinché la storia non si ripeta, sta lasciando correre uno sterminio almeno pari a quanto avvenuto con i nazisti nei confronti di ebrei e non solo. Anche perché solo l’equa applicazione del Diritto Internazionale, e non la violenza, può impedire nuovi 7 ottobre.
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