Esteri
USA 2024: il sistema politico degli Stati Uniti è ancora un monopartito nonostante Trump?
I politologi fanno risalire la struttura del monopartito agli atti e alla tipologia di persone che realizzarono la fondazione dello stato. L’evidenza che gli Usa sono una repubblica ma non una democrazia lo si desume dagli atti fondativi, Costituzione compresa .
Di Fulvio Rapanà
Christopher Hitchens durante un convegno ha affermato : “Gli Usa sono governati da un monopartitismo, l’America è ancora in attesa di un secondo partito. Senza andare troppo lontano, in cui le differenze erano ancora più sfumate, negli ultimi 20 o 30 anni, se si eliminassero le date dalla maggior parte dei progetti di legge approvati dal Congresso, credo che sarebbe difficile capire esattamente quale presidente abbia firmato tale disegno di legge in quanto le amministrazioni erano e sono semplicemente troppo simili” e ancora, “ per come è concepita la legge elettorale i terzi, partiti o candidati diversi da repubblicani o democratici, sono praticamente sempre falliti , ecco perché l’America è ancora in attesa della creazione di un secondo partito”.
Politologo , di scuola inglese, sulla tesi del monopartitismo come fattore strutturale del sistema politico americano è in buona e affollata compagnia: Paul Krugman, Howard Galt, Neil H. Buchanan, Israele Ramirez e tanti altri concordano sia pure con sfumature diverse con le tesi di Hitchens. D’altronde basta ripercorrere come i repubblicano-democratici si sono confrontati nelle ultime campagne elettorali, con toni molto aspri , su temi solitamente etici e culturali, che alimentano le passioni come l’aborto, il benessere sociale o il diritto alle armi, ma sulle questioni strutturali della nazione e della società non vi è traccia di dibattito. Eppure, nel mezzo di una cultura politica, soprattutto televisiva, che privilegia lo scontro in una popolazione che si manifesta sempre più sgradevole, faziosa e divisa, la riflessione che viene spontanea è ritenere che queste posizioni divisive, presenti sempre più nella società, sarebbero il riflesso, la conseguenza dello scontro fra i rappresentanti delle due fazioni. Leggendo i vari quotidiani o settimanali americani mi accorgo che è tutto il contrario. Mentre gli elettori si concentrano sullo scontro e cresce una forte intolleranza per chi non è d’accordo, i rappresentanti delle due fazioni, cui siamo tribalmente legati, sono d’accordo tra loro molto più dei loro simpatizzanti. Prendiamo ad esempio la politica estera. Ci si deve chiedere se le politiche del presidente Obama siano state in qualche modo diverse da quelle del presidente George W. Bush. Razionalmente, la guerra in Iraq sotto l’amministrazione Bush e gli interventi del presidente Obama in Siria e Libia sono stati praticamente indistinguibili. Possiamo affermare, senza possibilità di essere smentiti, che una parte rilevante della politica estera di Trump è stata confermata da Biden che nulla ha modificato nell’assistenza sanitaria o nel sistema scolastico o sul problema dell’immigrazione, e lasciando sostanzialmente intatte le tariffe di Trump, sia verso l’Europa che verso la Cina. Esiste semplicemente la regola del partito unico da non confondere con “pensiero unico”. Nella comunità politica Usa le posizioni culturali e le correnti di pensiero sono tantissime e tutte rispettate e rappresentate, anche quelle che a noi europei fanno venire l’orticaria, ma confluiscono in un solo ed esclusivo modo di concepire la società americana. Sulle questioni che incidono in profondità come la regolamentazione di Wall Street e del settore assicurativo, l’ingerenza degli Stati Uniti nei paesi stranieri, o i dibattiti approfonditi sulla politica economica e fiscale, sulla politica scolastica, non esistono il Partito Repubblicano e il Partito Democratico, c’è un solo partito, nessuno dei due è portatore di un progetto di società decisamente diversa, sono solo esecutori di una modalità diversa di realizzazione del progetto. Volendo fare un raffronto a noi vicino, fra i due partiti americani vi è una differenza equiparabile a quella che nel PD differenzia gli ex PDS o DS dagli ex Democristiani della Margherita divisi sull’aborto, sul fine vita, sullo ius soli, sul proibizionismo ma che stanno comunque, molto male, in un unico partito. Nella politica Usa il caso più recente ed evidente di quanto scrivo è stata la candidatura presidenziale del 2016 della deputata Tulsi Gabbard portatrice di una America, decisamente diversa da quella che vediamo, in cui si attuasse una assistenza sanitaria universale con una forte presenza statale per attenuare, ridurre lo strapotere delle assicurazioni ; di una scuola gratuita fino al quarto anno di college per tutti gli studenti con un reddito familiare inferiore a 125mila dollari l’anno; l’eliminazione delle tasse scolastiche per la maggior parte degli studenti. Ebbene la Gabbard nonostante interpretasse istanze molto mature e ben sentite nella società americana non è riuscita in alcun modo a ricevere l’appoggio del partito democratico.
A questo punto la domanda : e Trump? Se dalle cronache può sembrare che Trump voglia plasmare una diversa società americana la sensazione è errata. Trump non solo ha vinto la nomination repubblicana, con dispiacere sia dei conservatori che dei repubblicani dell’establishment, ma ha anche vinto la presidenza stessa nel 2016 non creando un altro partito ma ha realizzato una nuova e diversa opzione ideologica. Trump è un candidato senza un’ideologia di principi, per usare la parola in modo approssimativo, non ha creato un nuovo movimento di conservatorismo o populismo, ma piuttosto ha creato un movimento in cui la sua stessa elezione era l’unica ideologia del partito. Il successore Biden è ritornato al monopartitismo stretto nel quale, la nuova amministrazione, ha continuato sulle tracce indicate da Trump . Le decisioni del governo federale, come limitare l’accesso dei media alle strutture della polizia di frontiera o rilasciare dichiarazioni rivolte agli immigrati che dicono “Non lasciare la tua città, la tua comunità”, sembrano di natura trumpiana, ma in realtà sono le politiche del presidente Biden.
I politologi fanno risalire la struttura del monopartito agli atti e alla tipologia di persone che realizzarono la fondazione dello stato. L’evidenza che gli Usa sono una repubblica ma non una democrazia lo si desume dagli atti fondativi, Costituzione compresa .
Il monopartitismo attuale è la sintesi di un sistema che si è consolidato e affinato nel 250 anni di vita politica e sociale americana. La confederazione delle 13 colonie che nel 1789 diedero origine agli Stati Uniti d’America fu’ opera di Padri Fondatori, la maggior parte grandi proprietari terrieri e poi schiavisti, che non hanno mai scritto di democrazia nella costituzione ma di liberta’. D’altronde una plutocrazia coloniale doveva ipotizzare di uno stato, di una società, che rappresentasse i principi proprietari dei fondatori, che ha operato, e continua ad avere due livelli: quello visibile su un piano quasi messianico della “terra dei liberi” e quello implicito ma occulto di una strategia sociale per permettere , allora ai grandi proprietari terrieri, poi ai petrolieri ora a Musk o Zuckerberg, di tenere a bada i ceti popolari a vantaggio delle classi proprietarie portatrici dell’ ideologia della “sacralità possessiva” che sta alla base delle due fazioni del monopartitismo americano. I padri fondatori non volevano creare una Repubblica parlamentare dove più partiti, portatori di istanze e visoni diverse , si scontrassero; volevano un ceto politico che sia pure in modo diverso disciplinassero, gestissero, garantissero una società che aspirava ad accedere alla proprietà. Il monopartitismo dei primi atti fondativi si è rafforzato con la Guerra Civile. Dopo che il Partito Repubblicano, il nord, vinse la guerra, saggiamente offrì un ramoscello d’ulivo ai Democratici e li portò a bordo come utili complici. Scrive Howard Galt:” A partire dalla fine degli anni ’70 dell’Ottocento, i repubblicano-democratici fecero fare al monopartitismo un salto di qualità prendendo il controllo del processo elettorale passato da un processo di candidatura aperto a un processo di candidatura approvato dal governo. È stato venduto al pubblico con il pretesto di elezioni ordinate e di uno scrutinio segreto. La vera ragione era garantire attraverso il processo elettorale che i repubblicano-democratici in generale restassero sempre al potere”, e ancora “ i repubblicano-democratici attuali abbagliano le masse con finti combattimenti pubblici simili a quelli del wrestling professionistico. Tuttavia, se si osserva ciò che effettivamente fanno, non vi è alcuna differenza sostanziale. Il Patriot Act non è stato abrogato sotto Obama quando i democratici avevano il potere e l’Affordable Care Act non è stato abrogato sotto Trump quando i repubblicani avevano il potere. Il popolo americano è morto combattendo in Medio Oriente o in Vietnam sotto i governi repubblicano e democratico. L’elenco è quasi infinito. Alla fine non si tratta dei rappresentanti repubblicani contro quelli democratici . Sono i deputati repubblicano-democratici contro di noi”. I migliori interpreti di questo sistema sono i così detti riformisti o i progressisti che in modo gattopardesco prendono i voti su una base di “miglioramento del sistema per una diversa distribuzione del capitale” ma realizzano politiche predatorie peggiori di quelle dei conservatori. Bill Clinton è quello che ha liquidato l’ultimo baluardo dell’unico vero esperimento democratico, il New Deal, liquidando gli strumenti di controllo del sistema finanziario (Glass-Steagall Act del 1933) dando mano libera alla globalizzazione finanziaria che nel frattempo ha prodotto due crisi di cui quella del 2008 ha portato il sistema capitalistico sul precipizio e solo l’intervento dei comunisti, del PCC, ha permesso di evitarne il collasso. Obama è quello che ha lasciato mano libera alle multinazionali petrolifere. In sintesi i repubblicano-democratici hanno congiuntamente creato un sistema che funziona come un labirinto di specchi che ti fa’ uscire dall’unica porta possibile e condivisa che si chiama “libertà” ma si intende “proprietà”. James Madison, futuro quarto presidente Usa, scrisse nel 1787 in una lettera a Jefferson “divide ed impera è il riprovevole assioma della tirannia ma talora è l’unica politica che possa consentire di amministrare una Repubblica”. E su questo assunto sono d’accordo senza alcun dubbio o differenza sia democratici che i repubblicani.
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