Attualità
Giorgia Meloni e la Mostra del Cinema di Venezia
La signora Meloni non è espressione di una destra “moderna” che col fascismo non intende avere nulla a che fare no, la signora Meloni è esattamente la destra che gli italiani da sempre amano e di cui da ottant’anni almeno hanno nostalgia, quella delle censure e dell’olio di ricino per chi non intenda allinearsi al pensiero unico, anche nel 2022.
L’entourage di Giorgia Meloni ritiene che far partecipare alla Mostra del Cinema di Venezia il docufilm “Marcia su Roma” del regista irlandese Mark Cousins, a causa dell’ accostamento esplicito della leader di Fratelli d’Italia a dittatori quali Putin e Bolsonaro, sia da considerarsi propaganda impropria della sinistra, che viola la par condicio della campagna elettorale ed ha annunciato che al riguardo sarà presentata una interrogazione parlamentare al ministro Franceschini.
La vicenda consente senza volerlo, a quanti ne siano venuti a conoscenza tramite i media, di fare alcune considerazioni, che vanno ben aldilà della superficie sulla quale essa si è sviluppata, individuando talune contraddizioni delle quali la signora Meloni ed il suo staff non sembrano essere consapevoli. Ad esempio apprendiamo che la Mostra è da sempre amata e rispettata da “Fratelli d’Italia” che la considerano un’autentica eccellenza nazionale. Vien da chiedersi ad esempio se per essere tale la kermesse non debba fare alcuni nomi, come quella appunto della Meloni o dei suoi sodali ed alleati, i quali non comprendono che l’arte e la politica, spesso a braccetto, sono intrinsecamente legate a regole differenti perché esprimono istanze provenienti l’una dalla creatività individuale, l’altra da quella di gruppi sociali di volta in volta maggioritari o minoritari, ma mai solo individuali. Non aver presente tale distinzione le permette di porre politica ed arte sullo stesso piano e di attaccarla qualora ritenga di aver subito da essa un pregiudizio. L’arte può essere potente, ma la politica lo è per antonomasia. Soffocare le “parole” dell’arte significa fare uso di una prerogativa da sempre tipica delle dittature e cioè tacitare con la forza la voce di chi non è ad esse allineato. Andrebbe ricordato alla signora Meloni che proprio perché siamo in campagna elettorale, quel potere che intende esercitare, di fatto non lo detiene e che se lo detenesse e lo esercitasse sopprimendo la voce dei dissidenti ricadrebbe in quella “fattispecie” dalla quale sottolinea di voler prendere le distanze, che è quella del fascismo, bocciato dalla storia e vietato dalla nostra Costituzione.
La Mostra secondo Fratelli d’Italia, non dovrebbe dunque farsi portatrice di istanze politiche, censura questa che ha una lunga tradizione in arte e che è in contrasto non solo con l’espressione dell’umana creatività, ma con quella del pensiero. A latere andrebbe sottolineato che l’accostamento della leader di Fratelli d’Italia a due dittatori non è peregrina se Giorgia Meloni lo contesta e ne mette in discussione, si badi bene, l’opportunità e non la veridicità o meno di tale accostamento. Il suo staff non si è sprecato infatti nel prendere le distanze da tiranni collocati a destra quali Putin e Bolsonaro, ma dalla circostanza che tale vicinanza venga pubblicamente espressa in un prodotto della creatività quale un film presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.
No, la signora Meloni non è espressione di una destra “moderna” che col fascismo non intende avere nulla a che fare, no, la signora Meloni è esattamente la destra che gli italiani da sempre amano e di cui da ottant’anni almeno hanno nostalgia.
Rosamaria Fumarola
RIPRODUZIONE RISERVATA ©