22 Dicembre 2025
Il piano B per l’Ucraina e più pericoloso del piano A
Ad oggi registriamo il consenso generale favorevole alla soluzione trovata ma nella storia e in diplomazia sono proprio le soluzioni di rinvio degli impegni approvate all’unanimità ad avere aperto la strada ai peggiori conflitti

Di Fulvio Rapanà
Il fallimento dell’UE nell’accordare un “prestito di riparazione” all’Ucraina sostenuto dei capitali russi congelati è stato un duro colpo politico per Zelensky, i tedeschi, e quelli che vogliono realmente aiutare l’Ucraina, pur tuttavia la soluzione escogitata se funzionerà e potrebbe rappresentare una potenziale novità significativa ma nasconde pericoli sistemici per l’Unione.
Dopo una maratona di 16 ore di colloqui, i leader dell’UE hanno concordato venerdì mattina di finanziare l’Ucraina, che rischiava di esaurire i fondi entro aprile prossimo, con un prestito di 90 miliardi di euro, di cui ha un fondamentale bisogno per continuare a combattere. A ottobre, la Commissione europea ha proposto un piano per erogare un prestito a Kiev garantito da una parte dei 210 miliardi di euro di asset della banca centrale russa congelati in Europa, la maggior parte dei quali sono detenuti presso la camera di compensazione Euroclear in Belgio. L’idea era che l’UE prendesse in prestito da Euroclear per poi prestare all’Ucraina. La Russia sarebbe rimasta la proprietaria legale dei beni e Kiev avrebbe rimborsato il prestito utilizzando le riparazioni russe dopo la guerra, con l’UE che avrebbe poi rimborsato Euroclear. Sembrava perfetto, era, sostenevano gli avvocati dell’UE, giuridicamente ineccepibile e attraente per due motivi principali: non comporta nuovi prestiti comuni e una certa soddisfazione morale nel vedere i soldi russi aiutare l’Ucraina a combattere l’aggressione la sua aggressione.
Un ostacolo giuridico ed uno diplomatico
C’era però un ostacolo, anzi due. Dal primo momento si è palesata la contrarietà del primo ministro belga, Bart De Wever, sosteneva che Mosca, che considera il piano un furto, avrebbe reagito legalmente e che i tribunali delle giurisdizioni amiche della Russia, come la Cina, avrebbero potuto ordinare il sequestro dei beni belgi. Per settimane De Wever ha resistito alle forti pressioni in particolare della presidente della commissione, Ursula von der Leyen , e del cancelliere tedesco Friedrich Merz, per il quale il “prestito di riparazione” era il piano A. Il piano B, l’indebitamento congiunto o meglio comunitario, era stato già proposto da alcuni paesi dell’Europa meridionale, ma era fortemente osteggiata da Berlino e dai suoi alleati “frugali” dell’Europa settentrionale, che non avevano interesse a garantire altro debito per conto di stati membri oberati dai debiti. Fino all’inizio del vertice UE di giovedì, leader e diplomatici erano convinti che De Wever, la cui popolarità in patria è cresciuta vertiginosamente in questi giorni, avrebbe ceduto. Difatti ha accettato la proposta ma ha chiesto un sostegno finanziario illimitato da parte di tutti i membri dell’UE in caso di rivendicazioni russe. Una specie di fideiussione solidale e illimitata fra stati sovrani. Era troppo. E così, sostenuto principalmente da Giorgia Meloni, ma sempre più anche dal presidente francese Emmanuel Macron , il Piano B, utilizzare fondi non assegnati nel bilancio dell’UE come garanzia per un prestito collettivo all’Ucraina, ha prevalso. Le obiezioni secondo cui un’alternativa agli eurobond richiedesse l’unanimità sono state superate, in una mossa storica e potenzialmente di vasta portata, assicurandosi il sostegno degli euroscettici Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca in cambio dell’esenzione. Il risultato è stato di enorme importanza per l’Ucraina, che dovrebbe ricevere i fondi, di cui ha un bisogno vitale, anche prima rispetto al Piano A. È stata una sconfitta politica per von der Leyen e Merz, sebbene il cancelliere tedesco abbia espresso soddisfazione per l’accordo e per De Wever. Una buona notizia per i primi ministri euroscettici Viktor Orbán , Andrej Babiš e Robert Fico che possono tornare a casa e vantarsi con le loro basi populiste che ai loro contribuenti non verrà chiesto di sborsare nulla per la difesa dell’Ucraina. Vittoriosa anche la Meloni per non dover sborsare somme che non ha, e che è riuscita a non mettersi in contrasto con Trump.
Una soluzione innovativa per le decisioni dell’UE
L’accordo di venerdì ha messo ancora una volta a nudo le profonde divisioni che spesso ostacolano il processo decisionale dell’UE, ma il blocco è riuscito a raggiungere un accordo su un obiettivo ritenuto esistenziale: contrastare la Russia e usurarne la determinazione a combattere. Potrebbe persino, secondo gli analisti, aver trovato una nuova strada da seguire: “ Senza una volontà specifica la soluzione trovata rappresenta un grande passo avanti per l’UE”, ha affermato Guntram Wolff , dell’Istituto geostrategico Bruegel, se l’UE vuole fare politica estera servono risorse e debito dell’UE. Il Consiglio europeo ha mantenuto le promesse di finanziare Zelensky”, aggiungendo che “il vertice ha anche segnato, significativamente, la prima volta in cui una decisione sul nuovo debito dell’UE è stata raggiunta senza l’unanimità”. E’ un fatto senza precedenti nella storia dell’Unione. Non era mai stato tentato prima di consentire agli Stati che lo desiderano di procedere con “prestiti garantiti dal bilancio dell’UE, debito senza unanimità”. È questa la direzione a lungo termine per le risorse comuni europee?”, ha chiesto Jeremy Cliffe, del Consiglio europeo per le relazioni estere. Per il New York Times questa decisione si contrappone “alle azioni irregolari, pericolose e mortificanti degli amici della Russia alla Casa Bianca e al silenzio ruggente di senatori e membri del Congresso, un tempo falchi, di fronte a questo epico tradimento degli alleati”.
Il diavolo si nasconde fra le pieghe della storia
Quindi l’UE sta concedendo all’Ucraina un prestito di 90 miliardi di euro. Denaro che l’UE dovrà prendere in prestito sui mercati finanziari e che verrà rimborsato, sperano, quando la Russia pagherà le riparazioni. In caso contrario, saranno i paesi dell’UE a dover rimborsare come garanti. E questo il secondo potenziale ostacolo che potrebbe aprire una guerra fra bande potenzialmente catastrofica per il futuro dell’Unione. Il Piano A ipotizza come soluzione finale del conflitto non la firma di un vero trattato di pace ma un cessate il fuoco su una linea armistiziale. La medesima soluzione del 38° parallelo fra le due Coree. Questo significherebbe che la Russia resta vincitrice militare sul campo ma esclusa da una piena riabilitazione politica ed economica e probabilmente sotto sanzioni da parte dell’Europa, ma non degli Stati Uniti. Se si dovesse verificare questa soluzione nel lungo termine potrebbe verificarsi che l’Occidente possa espropriare la Russia dei capitali depositati sui conti esteri. In questo caso il cerchio si chiude a somma zero per l’Unione Europea e i paesi membri. Ma vi è una diversa soluzione che manda all’aria tutto e cioè che sotto minaccia degli americani l’Ucraina e l’Europa si convincono che è meglio stipulare un trattato di pace e permettere alla Russia di rientrare nel consesso mondiale con una parziale riabilitazione che potrebbe non consentire all’Europa di mettere mano ai capitali russi congelati nelle banche occidentali. In questo caso, calcolato in quota, sarebbero gli stati nazionali a dover mettere mano ai loro portafogli per ripagare il debito contratto per finanziare Kiev. Per l’Italia si parla di circa 8 miliardi di euri. Si scatenerebbe una baraonda di tutti contro tutti fra stati favorevoli a sostenere l’Ucraina e quelli contro, e all’interno degli stati fra forze politiche come in Italia la Lega contrari a sostenere l’Ucraina e partiti favorevoli a sostenerla. Nello scontro sarebbe coinvolto il Parlamento Europeo e i gruppi politici interni, che provengono da più stati, sia favorevoli che contrari, alcuni schierati a favore dell’intervento e gruppi contrari. Ad oggi registriamo il consenso generale favorevole alla soluzione trovata ma nella storia e in diplomazia sono proprio le soluzioni di rinvio degli impegni approvate all’unanimità ad avere aperto la strada ai peggiori conflitti.
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