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MESSINA DENARO: LO SCORPIONE, LE STRAGI, LA NDRANGHETA
Giusto festeggiare l’arresto di Messina Denaro ma ora il pericolo può venire dalla nascita di un regno criminale delle due Calabrie in sostituzione di quelle delle due Sicilie . La lotta alla malavita organizzata deve avere ora nuovo vigore e maggiori risorse perché il campo di battaglia diventerà più ampio. La malavita ha la capacità di riorganizzarsi velocemente. Lo politica invece dimostra spesso incertezze e ieri come oggi Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Arrestato Matteo Messina Denaro. Il ricercato più pericoloso. Il boss dei boss di cosa nostra. Uno degli artefici della strategia stragistica della mafia. Il mandante dell’infame omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo.
Una vittoria dello Stato. Una vittoria con qualche ombra. Messina Denaro ha vissuto in latitanza per 30 anni. Praticamente a casa sua. Di quali protezioni ha goduto? Molti sollevano dubbi sulle modalità del suo arresto. Messina Denaro, gravemente ammalato, in realtà ha trattato la propria consegna allo Stato? Uno scambio per ottenere la cancellazione 41 bis? Sicuramente l’arresto di Messina Denaro potrebbe essere strumentalizzato. “Che senso ha applicare un duro regime carcerario ad una persona malata?”, “La stagione delle stragi è finita, il 41 bis è nato in piena emergenza, ora lo Stato ha vinto e l’emergenza passata”. Vedremo.
Molto si discute sui segreti custoditi da Messina Denaro e sul suo presunto archivio. Difficilmente parlerà. E di cose da dire ne avrebbe tantissime. Iniziando dal centro Scorpione del SISMI. Nel 1987 a Trapani viene attivato il Centro d’addestramento speciale Scorpione per attività informativa antimafia. Un centro informativo e operativo che utilizzava anche la rete Gladio. Il centro Scorpione disponeva di un aeroporto a San Vito Lo Capo e utilizzava anche la pista di Kinisia. Uno dei responsabili del centro era il maresciallo Vincenzo Li Causi, morto successivamente in Somalia in circostanze misteriose. Forte il sospetto di un coinvolgimento del centro Scorpione nel traffico d’armi verso la Somalia. Secondo alcune ipotesi investigative anche l’omicidio di Mauro Rostagno potrebbe essere legato alle attività del centro Scorpione. Il centro Scorpione viene chiuso nel 1989, anno del fallito attentato dell’Addaura.
Trapani, precisamente Castelvetrano, era il regno di Matteo Messina Denaro. L’attività del centro Scorpione era probabilmente nota alla mafia, che forse forniva il proprio supporto.
Durante l’Operazione Husky, lo sbarco alleato in Sicilia, gli americani avevano sperimentato i vantaggi della fruttuosa collaborazione con la mafia. Probabile quindi che, durante la Guerra Fredda, la Sicilia sia stata utilizzata come sicura base operativa per le operazioni palesi e soprattutto clandestine della Nato. Sfruttando il capillare controllo del territorio da parte di cosa nostra. In questo contesto, ad esempio, il movente dell’omicidio di Pio La Torre potrebbe essere la sua opposizione alla base missilistica Nato di Comiso.
Messina Denaro è legato alla stagione delle stragi. Stragi sanguinose e che ancora oggi lasciano dubbi. I boss mafiosi erano veramente così sprovveduti da pensare che davanti a magistrati, poliziotti e cittadini dilaniati dalle bombe, lo Stato avrebbe trattato? Erano così stupidi e sanguinari? Forse. In alternativa, non è stata una decisione esclusivamente mafiosa. Le stragi del 1992/1993 non hanno alcun senso strategico per la mafia, esattamente come la strage della stazione di Bologna del 1980 per i Nar. Davanti a decine di morti l’opinione pubblica esige una ferma risposta e la politica deve intervenire assicurando gli autori alla giustizia. Poco sappiamo del ruolo della mafia nella Guerra Fredda e nella strategia della tensione. Portella della Ginestra, la morte di Enrico Mattei, il Golpe Borghese, la strage di Alcamo Marina, l’omicidio di Piersanti Mattarella. I legami tra estremismo di destra e cosa nostra.
Nel 1992, il sistema politico istituzionale era in agonia. La Prima Repubblica finita. Il solito qualcuno, che ci provava dagli anni 70, ha utilizzato le bombe mafiose per realizzare il “piano di rinascita democratica”? Mafia e ndrangheta erano stabilmente inserite in organizzazioni clandestine collegate alla Nato e alla massoneria deviata? A queste domande Messina Denaro ha probabilmente la risposta. Che terrà per sé.
Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro cosa cambierà per la mafia? Continuerà a far buon uso della lezione del 1992. Niente atti eclatanti, profilo basso. Anche se potrebbero aumentare regolamenti di conti. Saranno ancora più stretti i contatti con la ndrangheta. Perché dal punto di vista criminale la ndrangheta è un modello “vincente”.
Nonostante i durissimi colpi inferti dall’ottimo lavoro di Magistratura e Forze dell’Ordine, la ndrangheta continua ad espandersi ovunque. A fare affari ovunque. La ndrangheta fonda la sua tenuta sul vincolo di sangue e sul vincolo famigliare. Questo la rende difficile da penetrare. La ndrangheta usa con ferocia la violenza ma cercando di non ripetere gli errori di cosa nostra. Davanti a massicci investimenti di dubbia provenienza la politica può far finta di non vedere, davanti ai cadaveri no.
Giusto festeggiare l’arresto di Messina Denaro ma ora il pericolo può venire dalla nascita di un regno criminale delle due Calabrie in sostituzione di quelle delle due Sicilie . La lotta alla malavita organizzata deve avere ora nuovo vigore e maggiori risorse perché il campo di battaglia diventerà più ampio. La malavita ha la capacità di riorganizzarsi velocemente. Lo politica invece dimostra spesso incertezze e ieri come oggi Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur.
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