Kickboxing
IO SPERIAMO CHE ME LO STENDO
Come vivono i bambini il combattimento? In occasione dei Campionati di Molfetta del 20 novembre abbiamo parlato con i bambini dell’A.s.d. Spartan Kombat e con il loro allenatore poco prima di combattere
DI FABRIZIO RESTA
Il k1 è uno sport semplice, senza tanti fronzoli: si combatte, si colpisce, cercando di essere colpiti il meno possibile. Questo sport si sta facendo conoscere e piano piano molti bambini cominciano ad avvicinarsi e a praticarlo. Ne abbiamo parlato con Antonio Albanese, allenatore della Asd Spartan Kombat, nell’occasione dei campionati di Molfetta il 20 novembre. I bambini hanno partecipato con entusiasmo e determinazione. I risultati contano poco. Quello che conta è stata l’esperienza e la preparazione. Abbiamo fatto loro qualche domanda per poi intervistare l’allenatore. Per onor di cronaca c’è chi ha vinto, chi ha pareggiato e chi ha perso ma nessuno ha sfigurato.
1) Mi chiamo Riccardo, ho 5 anni. Combatterò ma non è la prima volta. ho combattuto due volte e ho vinto. “Hai un po’ paura per l’incontro?” No. “Che ti ha detto il Maestro in questi giorni?” Mi ha detto di prepararmi, allenandomi a casa. “Com’è il Maestro?” Buono.
2) Mi chiamo Riccardo e ho 9 anni e mezzo. Combatterò per la seconda volta. Nella prima ho vinto. “Hai un po’ paura per l’incontro?” No. sono sicuro di vincere. “Che ti ha detto il Maestro in questi giorni? mi ha detto di allenare il fiato perchè io sono uno che si stanca molto facilmente e di allenarmi molto a casa e di non lasciare mai libero l’avversario, cercare sempre di farlo stancare.”Com’è il Maestro?” Molto bravo. Divertente in alcuni casi, quando ci vuole.
3) Mi chiamon Alexandra e ho 10 anni. Combatterò per la prima volta. “Hai un po’ paura per l’incontro?” Un poco si ma penso di farcela, dipende dall’avversario che incontro.”Che ti ha detto il Maestro in questi giorni?” Dal primo giorno che sono venuta lui mi ha già dato consigli su come tirare i pugni, come tirare bene i calci. “Com’è il Maestro?” E’ severo ma giusto perchè si arrabbia per le cose giuste però è bravo nei momenti giusti
4) Mi chiamo Paolo e ho 10 anni e combatterò per la terza volta. La seconda volta ho perso perchè ho combattuto con uno di 55 kg. “e tu quanti kg fai?” 25. “Hai un po’ paura per l’incontro?” No, ho già combattuto con quello grosso. “Che ti ha detto il Maestro in questi giorni?” di fare combattimento e allenamento. “Com’è il Maestro?” Boh
5) Mi chiamo Daniel, ho 6 anni. Ho combattuto 3 volte e ho vinto sempre. “Hai un po’ paura per l’incontro?” No, vinco. “Che ti ha detto il Maestro in questi giorni?” Di allenarmi al sacco e al combattimento. “Com’è il Maestro?” E’ bravo
6) Mi chiamo Riccardo e ho 5 anni. combatterò ma non è la prima. volta. “Com’è andata le altre volte” L’ho fatto a pezzi. “Hai un po’ paura per l’incontro?” No. “Che ti ha detto il Maestro in questi giorni?” Mi ha detto di fare degli allenamenti super duri. “Com’è il Maestro?” E’ super forte.
7) Mi chiamo Veronica e ho 7 anni. Combatterò per la prima volta. “Hai un po’ paura per l’incontro?” Un po l’ansia ho. “Che ti ha detto il Maestro in questi giorni?” Mi ha detto di combattere, di allenarmi bene. “Com’è il Maestro?” Voglio combattere come lui.
8) Mi chiamo Mizar e ho 6 anni e combatterò. “Hai un po’ paura per l’incontro?” No, io vinco sempre. “Che ti ha detto il Maestro in questi giorni?” Di fare molto combattimento. “Com’è il Maestro?” Bravo
9) Mi chiamo Alessandro, ho 7 anni. combatterò. “Che ti ha detto il Maestro in questi giorni?” di allenarmi 3 volte la settimana. “Hai un po’ paura per l’incontro?” No, sono sicuro di vincere. mi fanno piu paura i jump squat.”Com’è il Maestro?” E’ molto bravo, ci fa allenare bene ed è anche molto muscoloso.
10) Mi chiamo Luca, ho 6 anni. Ho già combattuto 4 volte e ho vinto tutte le volte. “Hai un po’ paura per l’incontro?” No vinco per forza. “Che ti ha detto il Maestro in questi giorni?” ha detto solo di allenarmi tantissimo e devo distruggere l’avversario.”Com’è il Maestro?” Bravo.
Maestro, come si prepara una gara quando hai a che fare con i bambini?
L’approcio è fatto in maniera molto tranquilla, senza pressioni, quasi giocando. E’ necessario renderli consapevoli delle loro potenzialità e dei propri limiti, allo scopo di superarli. L’aspetto psicologico è molto importante: devono arrivare alla gara sicuri di sè stessi, oltre ad essere preparati tecnicamente, per quanto possano esserlo dei bambini dai 6 ai 10 anni. Noi ci occupiamo anche di bambini più piccoli, anche dai 3 anni in su. Ovviamente l’allenamento è diverso in base alle fasce d’età. Dai 3 ai 5 anni ci concentriamo più sulle capacità motorie; si comincia con degli esercizi di base come squat, piegamenti, addominali e molto molto stretching, per poi passare alla parte tecnica di base come il calcio frontale e quello circolare, i pugni diretti. Poi in base alle capacità di ognuno cerco di tirare fuori qualcosa di più elaborato.
Quando sei a bordo ring, o vicino alla gabbia, cosa dici ai bambini?
Quando i bambini salgono sul ring o entrano nella gabbia, oppure anche sul tatami, i bambini sono ovviamente un po’ tesi e ansiosi e quindi cerco di rasserenarli e di motivarli alla vittoria. Ricordo loro tutto quello che hanno fatto per essere qui, tutto il lavoro svolto. Hanno combattuto, hanno sudato, in alcuni casi si sono fatti male ma hanno accettato il dolore e quindi hanno imparato a superare la paura di farsi male. Una volta entrati poi tocca a loro gestire la loro emotività ma anche la loro preparazione tecnica ed atletica.
Quando hai cominciato ad allenare i bambini?
Le mie prime lezioni hanno interessato i ragazzi più grandi. In quel periodo dividevo la palestra con un istruttore di karate ed alcuni bambini hanno cominciato ad avvicinarsi a questo mondo, via via sempre più piccoli. Poi alcuni ragazzi di karate, vedendo altri bambini praticare questo sport, si sono incuriositi e si sono iscritti. Piano piano ho imparato anche io a gestire i bambini. Più che altro c’è stato un vero e proprio scambio culturale: io insegnavo loro questo sport e loro insegnano a me come relazionarmi con loro. Non è sempre semplice. Se da una parte è relativamente semplice allenare bambini che sono predisposti, le vere sfide sono i bambini meno portati, che quindi hanno più paura degli altri, sono più insicuri. Il vero lavoro di un allenatore è con loro, allo scopo di farli diventare più forti, soprattitto a livello psicologico.
Ai bambini ho chiesto cosa pensavano del Maestro. Ovviamente c’è chi è stato sintetico e chi ha parlato tanto. Il concetto è stato più o meno lo stesso: è bravo, è forte, è muscoloso, è severo ma quando serve, è divertente in altri. Solo uno ha detto : boh?
Sono delle belle risposte, anche quello che ha detto boh, perchè in quel boh lui racchiude tante cose e probabilmente non trovava le parole per esprimerle. Credo di aver capito chi sia ed è un bambino che ha molto rispetto nei confronti miei e della palestra ma anche dei suoi amici. E’sempre educato. Anche se ha detto boh io so cosa c’è dietro la sua risposta. Più in generale queste risposte mi danno molta soddisfazione perchè è evidente che mi considerano un punto di riferimento per loro, da cui prendere esempio. Sono sicuro che i bambini che seguo, anche se non dovessero diventare campioni, lo saranno nella vita, sapendo reagire ai duri colpi che la vita a volte da e spesso sono più forti dei colpi dello sport che fanno.
Cosa diresti a quei genitori che rabbrividiscono quando sentono parlare di combattimenti tra bambini?
Penso che le paure siano normali. Ogni genitore al solo pensiero che il proprio figlio debba trovarsi di fronte ad una persona che cerca di picchiarlo, è normalmente ansioso. Direi però di lasciar vivere la propria vita ai propri figli. Non è cercando di proteggerli da tutto e da tutti che li renderanno più forti, uomini o donne che siano. Devono fare le loro scelte, seppur controllati dai genitori. Ogni persona è a sè stante, non è la continuazione della vita dei propri genitori. Quindi se vogliono praticare qualcosa, i genitori non li devono ostacolare ma supportare.
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