Inchiesta
Michele Landi e le Nuove Brigate Rosse.
Il 20 maggio 1999 viene ucciso a Roma, dalle Nuove Brigate Rosse, Massimo D’Antona. Giurista e consulente del Ministero del lavoro. Il 19 marzo 2002 viene ucciso a Bologna, sempre dalle Nuove Brigate Rosse, Marco Biagi. Giuslavorista e consulente del Ministro del Welfare Roberto Maroni per la stesura della riforma del mercato del lavoro.
Il 4 aprile 2002 viene trovato morto, nella sua abitazione di via Lucera 22 a Guidonia Montecelio, Michele Landi.
Landi era uno dei migliori consulenti informatici italiani.
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Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Il 20 maggio 1999 viene ucciso a Roma, dalle Nuove Brigate Rosse, Massimo D’Antona. Giurista e consulente del Ministero del Lavoro. Il 19 marzo 2002 viene ucciso a Bologna, sempre dalle Nuove Brigate Rosse, Marco Biagi. Giuslavorista e consulente del Ministro del Welfare Roberto Maroni per la stesura della riforma del mercato del lavoro.
Il 4 aprile 2002 muore, nella sua abitazione di via Lucera 22 a Guidonia Montecelio, Michele Landi.
Landi era uno dei migliori consulenti informatici italiani. Aveva lavorato su casi importanti come consulente per diverse Procure. Insegnava presso la Luiss di Roma.
Era stato anche consulente di parte per la difesa di Alessandro Geri. Accusato di essere il telefonista delle Nuove Brigate Rosse che aveva chiamato il Corriere della Sera per rivendicare l’omicidio di Massimo D’Antona. Geri sarà prosciolto dalle accuse.
Landi venne trovato con una corda stretta al collo. Legata alla scala a chiocciola che collegava i due piani della sua abitazione. Il cadavere aveva le ginocchie ripiegate che sfioravano il divano. Nessun segno di violenza.
Diverse le ipotesi. Suicidio. Omicidio. Complotto.
Arriva l’ archiviazione per morte accidentale durante pratiche di autoerotismo.
In Italia succede, spesso, che chi indaga su casi scottanti abbia poi il vizio di morire in modo bizzarro.
Indagando sulla morte di Michele Landi viene fuori un collegamento con l’omicidio di Marco Biagi.
Le Nuove Brigate Rosse rivendicano l’assassinio inviando una email ai giornali.
Finiti i tempi della macchina da scrivere IBM e del ciclostile.
Landi, indagando a titolo personale, aveva individuato da dove era partita la mail.
Il 4 marzo 2002 qualcuno compra e attiva una sim della Wind con numerazione 3290642270.
Sempre il 4 marzo 2002 nell’Internet Cafè della stazione Termini di Roma viene aperta una casella di posta elettronica collegato alla sim Wind.
L’indirizzo di posta elettronica è h3290642270@inwind.it.
Indirizzo mail da cui, alle 21.30 del 20 marzo 2002, il solito qualcuno invia la rivendicazione dell’omicidio di Marco Biagi.
In una intervista a Radio 24 Michele Landi rivela di aver individuato la zona di Roma da cui è partita la mail. Un punto in una zona compresa tra Prati e Balduina.
Landi utilizza una tecnica innovativa nel 2002. Lo studio delle celle telefoniche. Tecnica che, con le odierne tecnologie, potrebbe ancora svelare dettagli sul traffico della scheda Wind usata dalle Nuove Brigate Rosse.
Il 12 novembre 2002 il quotidiano «La Nuova Sardegna» pubblica le dichiarazioni di «Doctor Franz». Sedicente ex agente di Gladio. Secondo la versione di «Doctor Franz» , Landi aveva scoperto che la mail di rivendicazione era stata spedita dal computer di un ministero.
La pista è morta con Michele Landi.
Restano i dubbi. Restano delle osservazioni.
Le Nuove Brigate Rosse raccolgono l’eredità delle Brigate Rosse. Stessa ideologia. Stessi metodi operativi. Diversi obiettivi però.
Sono più selettive. Forse anche perché hanno poche risorse umane e materiali. Certamente hanno una strategia.
Colpire i consulenti del Governo che si occupano di riformare le normative a tutela dei lavoratori.
Sono obiettivi facili. Senza scorta. Rischiando poco era possibile mandare un forte messaggio politico.
In realtà Biagi aveva una forma di tutela. Poi revocata dal Ministero dell’Interno.
Questa strategia così mirata era stata decisa da Nadia Desdemona Lioce? Forse.
Perché non colpire i vertici aziendali come facevano invece le «vecchie» Brigate Rosse?
Perché non colpire i «padroni» e colpire invece pacifici professori?
Rimane il dubbio che sia rimasto nell’ombra qualcuno. Qualcuno che, forse, aveva dimestichezza con ambienti sindacali e ministeriali.
Che sapeva che a rendere pericolosi D’Antona e Biagi era la loro competenza. La loro volontà di mediare. Non erano per la macelleria sociale. Non potevi «ucciderli» con la propaganda.
Le ideologie violente vengono alimentate spesso da cattivi maestri. Come succede anche con il sempre più violento movimento no vax. Non a caso ieri gli obiettivi erano Biagi e D’Antona e oggi sono Bassetti e Pregliasco.
Della vicenda di Michele Landi rimangono solo ipotesi e dubbi.
Una triste costante della storia italiana. Così orfana di verità.