Società
” Se va bene per Mattarella va bene anche per me”
In maniera sbagliata è stata creata una contrapposizione tra l’italiano pauroso/ignorante che non si vaccina e l’italiano forte, colto e sorridente che si vaccina. La realtà è più complessa.
Tantissimi si sono vaccinati con una grande paura. Terrorizzati dalle notizie, spesso contradditorie, sui vaccini. Tanti dopo la prima dose hanno fatto il sierologico con la speranza di avere anticorpi e di non dover fare la seconda.
Non hanno vinto la paura. Si sono vaccinati nonostante la paura che non ha mai abbandonato il campo.
Credit foto by Radio Alfa is licensed under CC BY-NC-SA 2.0
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Un caldo pomeriggio di luglio. In uno dei tanti centri vaccinali. Decine di persone attendono il proprio turno per ricevere il vaccino contro il Covid. Persone di tutte le fasce d’età.
Arriva una ragazza giovanissima. Chiede informazioni per l’accesso al centro vaccinale. Racconta di aver prenotato per la somministrazione di Pfizer ma aveva appena ricevuto un messaggio che l’avvisava che era disponibile solo il vaccino Moderna. Il cambiamento all’ultimo minuto l’aveva spiazzata ma poi ha pensato « se è andato bene per Mattarella va bene anche per me». Può sembrare una considerazione ingenua forse, ma è molto più saggia dei tanti che non hanno alcuna fiducia nelle istituzioni. La ragazza entra nel centro vaccinale.
Molte le persone sedute. Alcune aspettano il proprio turno. Altre attendono i fatidici 10 minuti dopo aver ricevuto il vaccino. Si vedono poche facce sorridenti.
Molti portano documenti sanitari da far vedere ai medici. Fanno domande. Espongono dubbi. « Sono allergico alle graminacee devo sospendere l’antistaminico?», « soffro di ipertensione e prendo la pillola», « sono stato operato all’anca quando potrò tornare a prendere antidolorifici?».
Ricevuto l’ok del medico si avviano al box per la somministrazione. Si legge la tensione. Tensione maggiore durante i minuti d’attesa per verificare eventuali reazioni allergiche.
Una sensazione strana quella di temere una reazione del proprio corpo. Non alleato ma possibile nemico. Il braccio inzia a fare male. Per fortuna però non succede nulla.
Si alzano e vanno via dopo aver preso il certificato. I prossimi giorni saranno giorni di controllo di ogni reazione del nostro corpo. Dolore alla testa, sarà il vaccino? E questa stanchezza?
In maniera sbagliata è stata creata una contrapposizione tra l’italiano pauroso/ignorante che non si vaccina e l’italiano forte, colto e sorridente che si vaccina. La realtà è più complessa.
Tantissimi si sono vaccinati con una grande paura. Terrorizzati dalle notizie, spesso contradditorie, sui vaccini. Tanti dopo la prima dose hanno fatto il sierologico con la speranza di avere anticorpi e di non dover fare la seconda.
Non hanno vinto la paura. Si sono vaccinati nonostante la paura che non ha mai abbandonato il campo.
In questi due anni di pandemia si è parlato poco della paura. Troppo spesso la paura è associata all’ignoranza. Diamo tanto spazio al virologo. Molto poco allo psicologo.
Eppure la vita di tantissimi è stata devastata. Il 9 marzo 2020 siamo stati rinchiusi nelle nostre case. Migliaia di morti. La paura di essere contagiati. La rinuncia alla vita sociale. Agli affetti. Ciò che avevamo visto solo nei film è ora drammatica realtà.
Tutto ciò ha avuto conseguenze psicologiche devastanti. Capita così che persone da sempre equilibrate iniziano ad insultare il negoziante che chiede di mettere la mascherina. Il negazionismo nasce spesso dai traumi di una situazione estrema. Ci si aggrappa alla vita di prima. Facendo finta che questa sia solo un’influenza. Meglio un fantomatico complotto che la cruda realtà.
Esistono piani per la ripresa economia. Non esistono piani per la ricostruzione delle persone. Meglio slogan inutili e sbagliati: « torneremo ad abbracciarci» , « torneremo liberi» . Tanti non torneranno quelli di prima. E poi bisognerebbe cogliere la drammatica occasione per essere non come prima ma migliori di prima. Non tornare ma ricominciare.
Non facciamoci illusioni. La vita non tornerà a scorrere come se non fosse successo nulla.
Per vincere la paura bisogna raccontare la paura. Bisogna avere rispetto della paura. Bisogna raccontare da dove nasce la paura.
Bisogna raccontare le persone che pur preda della paura si sono vaccinate. Vaccinate perché il lavoro lo richiedeva, vaccinate per tornare a vivere gli affetti, vaccinate perché hanno un parente anziano o fragile. Vaccinate non per fiducia nella scienza ma perché sentivano che era la cosa da fare.
Non esistono solo i no vax o gli eroi. L’italiano non ama il rischio. Ha troppo buonsenso per rischiare inutilmente. Non ama nemmeno la retorica e si fida mediamente poco delle istituzioni.
La Storia, però, insegna che nei momenti decisivi l’italiano è capace di gesti di altruismo ed eroismo incredibili. Il placido e tutto sommato menefrighista signor Rossi non si tira indietro quando è il momento anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno . Ma quando ti trovi a fronte praecipitium a tergo lupi non puoi che affrontare il lupo.
Diamo spazio a questi italiani e italiane che tremavano prima di fare il vaccino. Che non hanno dormito la notte dopo aver ricevuto il vaccino. Che non sanno cosa accadrà a lungo termine ma che sanno perfettamente cosa andava fatto ora.
L’italiano medio è l’Alberto Sordi del film « Tutti a casa» , che dopo aver cercato di fuggire alla guerra si ritrova eroe suo malgrado perché « No, no, non si può stare sempre a guardare».