18 Novembre 2024
Serena Mollicone, si sta abusando del suo nome?
Nel giorno del suo compleanno l’unico regalo che possiamo fare a Serena è l’impegno a continuare a cercare l’assassino. A coltivare il dubbio con umiltà. Ad operare con prudenza discrezione, omnia silendo nosco, affinché possa arrivare il giorno della condanna dell’assassino e dei suoi complici. Arriverà
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Oggi, 42 anni fa, nasceva Serena Mollicone. Per la seconda volta, la prima con Consuelo, la cicogna bussava a casa Mollicone. Portando gioia.
Una gioia durata poco. Prima la morte della madre. Poi il brutale omicidio di Serena.
Serena e la sua famiglia non hanno ancora avuto giustizia. Mentre oggi Serena riceverà tanti messaggi di affetto e di vicinanza.
Ci sarà spazio anche per la rabbia. Rabbia per le due assoluzioni. Rabbia per un assassino in libertà.
Rabbia che però deve farci riflettere. C’è la legittima delusione e rabbia dei famigliari, degli amici e delle persone che tengono a Serena.
Poi ci sono persone con altre motivazioni. Professionali. Di visibilità. Per “sfogarsi”.
C’è la spiacevole sensazione che in alcuni casi si stia abusando del nome di Serena Mollicone e di suo padre Guglielmo.
Si possono non condividere le sentenze ma farle passare per uno scandalo è cosa diversa.
Era evidente e chiaro che si trattava di un processo indiziario con indizi non fortissimi.
La famosa porta viene sottoposta alla ricerca del DNA addirittura nel 2008 con esito negativo. Poi lasciata in caserma perché era chiaro che non poteva costituire prova decisiva.
Qualcuno afferma “ beh la porta può essere stata lavata”. Quindi abbiamo due scelte o il DNA di Serena non è presente perché non ha sbattuto contro la porta o il DNA è stato lavato. Due ipotesi valide ma nel dubbio pro reo. Ecco il ragionevole dubbio.
Qualcuno si è mai chiesto perché la porta dal 2008 al 2016 non venne sottoposta ad altri esami? Non per negligenza ma semplicemente per scelta. Non così sbagliata. Visti poi i risultati delle due sentenze di merito.
La Procura della Repubblica ha giustamente puntato sul peso della reputazione professionale della Professoressa Cattaneo soprattutto in vista della sentenza di primo grado.
I giudici, però, hanno preso atto che la relazione Cattaneo non superava le lacune dell’impianto accusatorio. Del resto per condannare Raniero Busco non era bastato il DNA e il famoso calco dei denti.
Nel caso del processo Mollicone: nessun movente, nessuna prova della presenza di Marco Mottola ad Isola del Liri. Nessun testimone, a parte Tuzi, che vede Serena in caserma ad Arce. L’impronta digitale sul nastro adesivo che non è degli imputati.
Il lantanio-cerio sugli abiti di Serena che porta a luoghi molto diversi dalla caserma.
Oggettivamente non era così difficile prevedere assoluzione ex art 530 comma 2.
Certo, ora aspetteremo la Cassazione.
Ma è il caso di illudere i parenti? Di fomentare altra rabbia?
Di cavalcare una “ribellione” contro la magistratura? Sarebbe più utile seguire le preziose indicazioni contenute nelle due sentenze di merito.
Che poi qualcuno ha mai spiegato quale interesse avevano i giudici di “graziare” i Mottola? Evitando assurdità come “magistratura corrotta” o la “potente setta diretta dai Mottola”. Non è nemmeno corretto dire che la Corte d’assise d’appello di Roma non ha avuto il coraggio di condannare. Basta chiedere al fidanzato di Maria Sestina Arcuri se il presidente Vincenzo Gaetano Capozza non ha il coraggio di ribaltare le sentenze di assoluzione e di condannare.
Siamo seri. Semplicemente ci sono non solo dubbi sulla loro colpevolezza ma elementi che indicano la responsabilità di altri soggetti mai identificati.
Nelle sentenze di merito ci sono oggettivamente dei dubbi su alcune dichiarazioni e comportamenti degli imputati. Dubbi però che potrebbero in via ipotetica essere collegati ad altre dinamiche e responsabilità.
Per rispetto a Serena bisogna mettere da parte orgoglio e le pur legittime ambizioni professionali.
Con una sentenza definitiva di assoluzione l’omicidio di Serena Mollicone sarà ancora un caso irrisolto. Il resto saranno solo parole.
Serena Mollicone aveva la vita davanti. Uccisa ma sempre viva nel cuore delle persone che l’hanno conosciuta e che l’amano.
Nel giorno del suo compleanno l’unico regalo che possiamo fare a Serena è l’impegno a continuare a cercare l’assassino. A coltivare il dubbio con umiltà. Ad operare con prudenza e discrezione, omnia silendo nosco, affinché possa arrivare il giorno della condanna dell’assassino e dei suoi complici. Arriverà
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