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10 Novembre 2025

COP30: L’Ultima Frontiera – Dall’Esaurimento della Natura all’Azione Concreta

La COP30 deve segnare l’inizio di una nuova era: l’era della corresponsabilità globale

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I leader posano per la foto ufficiale del vertice COP30 a Belém. Sérgio Lima/Poder360 - 7 novembre 2025. Lara Brito...

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera

1. Un Pianeta in Collasso Morale ed Ecologico

Viviamo in un’epoca di contrasti che sfidano qualsiasi logica umana. Mentre il mondo si avvicina ad avere il suo primo trillionario, oltre 800 milioni di persone soffrono la fame. È un mondo dove 3.000 miliardari accumulano fortune superiori a 16 trilioni di dollari, mentre le guerre si moltiplicano e la disuguaglianza cresce.

In questo scenario, la base stessa della vita – l’equilibrio della natura – viene portata all’esaurimento. Nulla di tutto questo è un caso. È il risultato di un modello economico che trasforma tutto – terra, acqua, lavoro e persino l’aria – in merce. Il neoliberalismo globalizzato ha esaurito le risorse naturali e anche il senso umano dell’esistenza: ha devastato foreste, prosciugato fiumi, distrutto ecosistemi e ridotto la vita a indici di profitto.

In quanto parte della natura, l’umanità ora raccoglie il frutto amaro della sua autodistruzione.

2. La COP30 e la Chiamata per un Cambiamento Reale

Dal 10 novembre, Belém, capitale dello stato del Pará, ospita la 30a Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP30), che durerà fino al 21 novembre 2025. È la prima volta che il cuore dell’Amazzonia accoglie una conferenza di questa portata – una scelta carica di significato politico e simbolico.

L’obiettivo centrale è chiaro: definire misure concrete per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C entro la fine di questo secolo, accelerando l’adempimento dell’Accordo di Parigi del 2015.

Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha aperto la conferenza con un messaggio contundente:

“La COP30 sarà la COP della verità. È il momento di prendere sul serio gli allarmi della scienza. Interessi egoistici continuano a negare il clima e così conducono il mondo verso l’abisso.”

Il suo discorso ha consolidato il Brasile come leadership morale e diplomatica nell’agenda climatica. Lula ha ricordato che il paese, sebbene non sia uno dei più ricchi, ospita la più grande riserva di foresta pluviale della Terra, essenziale per l’equilibrio climatico globale.“Il Brasile potrebbe limitarsi a chiedere, ma ha scelto di dare l’esempio,” ha affermato il presidente.

L’annuncio centrale della COP30 è il Tropical Forests Forever Facility (TFFF), proposto dal Brasile. Il fondo crea un meccanismo finanziario inedito, basato su finanziamenti misti pubblico-privati, volto alla preservazione delle foreste tropicali e al finanziamento della transizione energetica.

Come funziona:

– I paesi che manterranno le proprie foreste in piedi riceveranno trasferimenti proporzionali all’area conservata.

– Almeno il 20% delle risorse andrà direttamente alle popolazioni indigene e alle comunità tradizionali.

– L’obiettivo è mobilitare circa 125 miliardi di dollari USA nel lungo termine.

– Già all’apertura, 53 paesi hanno firmato la dichiarazione di adesione, sommando oltre 5,5 miliardi di dollari in contributi iniziali.

– Il Brasile ha stanziato 1 miliardo di dollari; la Norvegia circa 3 miliardi; e la Francia ha annunciato 500 milioni di euro.

– Fino ad ora, l’Italia non ha divulgato un valore specifico.

Lula ha anche presentato una proposta audace: destinare il 20% dei profitti dello sfruttamento del petrolio e dei combustibili fossili per finanziare la transizione energetica globale e il fondo forestale. L’idea è che aziende e paesi che ancora estraggono petrolio contribuiscano con parte dei loro profitti per riparare i danni ambientali e sostenere il cambiamento verso fonti pulite.

4. Un Brasile che Assume il Ruolo di Leadership Mondiale

Portando la COP in mezzo all’Amazzonia, Lula non ha fatto un gesto di marketing, ma un atto di affermazione storica. Il Brasile, responsabile di oltre il 60% delle foreste tropicali rimanenti sul pianeta, dovrebbe essere il beneficiario naturale dei fondi climatici, ma ha preferito guidare il cambiamento.

Il mondo non può continuare ad aspettarsi che i poveri facciano da soli ciò che i ricchi hanno distrutto in secoli,” ha dichiarato Lula. “È giunto il momento che ogni paese contribuisca in base alla sua responsabilità e al suo debito ecologico.”

Altri leader hanno rafforzato questo appello. Il Primo Ministro della Norvegia, Jonas Gahr Støre, ha affermato: “Non c’è tempo da perdere se vogliamo salvare le foreste pluviali.” Il Principe William, in un discorso a Belém, ha sottolineato: “Questa generazione ha il dovere di proteggere il mondo naturale per i nostri figli e nipoti.” E la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha inviato un messaggio di supporto: “L’Europa deve cooperare con il Sud del mondo non per carità, ma per sopravvivenza reciproca.”

5. Responsabilità Comune e Contraddizioni Persistenti

Nonostante i progressi, le contraddizioni permangono. Mentre alcuni paesi assumono la regia, altri rimangono indietro:

– Gli Stati Uniti, il più grande inquinatore storico, non hanno inviato una delegazione di alto livello, ripetendo l’isolamento negazionista dell’era Trump.

– Altri paesi, come l’Argentina e alcune nazioni produttrici di petrolio, si sono limitati a inviare rappresentanti di basso rango.

– Nel frattempo, il mondo continua a battere record di temperature, incendi e inondazioni.

Queste assenze non sono solo simboliche – sono segni di un sistema che resiste al cambiamento, anche quando la realtà non permette più rinvii. La crisi climatica non è futura: è presente, è visibile, è innegabile.

6. La Forza dei Popoli e della Società Civile

Se alcuni governi falliscono nella loro responsabilità, la società civile mostra la via. La COP30 è una pietra miliare per l’ampia partecipazione sociale. Organizzazioni per la preservazione, movimenti popolari e popoli originari hanno voce attiva nelle discussioni.

Per la prima volta, una COP ospita forum indigeni e comunitari integrati nel programma ufficiale – un gesto che corregge, sebbene tardivamente, un debito storico. Queste voci ricordano al mondo che proteggere la foresta significa anche proteggere culture, saperi e modi di vita.

7. Il Tempo della Vita

La COP30 simboleggia la fine dell’era dei discorsi e l’inizio del tempo della vita. Il fondo forestale, il dibattito sui profitti del petrolio e la partecipazione dei popoli della foresta indicano una nuova rotta: la transizione ecologica come condizione per la sopravvivenza umana.

Come ha detto Lula: “Il pianeta non sopporta più promesse. Dobbiamo agire adesso.”

Messaggio Finale al Mondo

La COP30, tenutasi nel cuore dell’Amazzonia, è più di una conferenza: è uno specchio in cui l’umanità si vede di fronte al proprio limite. Siamo all’ultima frontiera – non tra sviluppo e distruzione, ma tra la vita e il collasso.

I paesi che un giorno hanno devastato le loro foreste e si sono arricchiti bruciando carbone e petrolio hanno ora un dovere storico: aiutare a preservare ciò che resta della natura vivente. Non è carità – è giustizia ecologica. Chi ha accumulato ricchezza a spese della Terra deve contribuire a restaurarla.

Le più grandi riserve di foresta pluviale si trovano in Amazzonia, nel Congo e nel Sud-est asiatico – gli ultimi polmoni del pianeta. Sono territori abitati da popoli che, da millenni, vivono in equilibrio con la natura e che ora subiscono le conseguenze dell’avidità globale.

Ogni paese e ogni cittadino devono comprendere: non ci sono frontiere per il clima. Ciò che viene distrutto in una parte del mondo presenta il conto in tutte le altre. Le siccità in Africa, le inondazioni in Europa, gli uragani nelle Americhe e le ondate di calore in Asia sono facce della stessa crisi. Preservare le foreste tropicali significa proteggere la vita – anche nelle città dove l’aria ormai non è più respirabile.

La COP30 deve segnare l’inizio di una nuova era: l’era della corresponsabilità globale. La natura non vuole discorsi: vuole azioni. E se c’è ancora una possibilità di futuro, essa comincia qui – nelle foreste che resistono, nei popoli che se ne prendono cura e nella coscienza che si risveglia, finalmente, in ritardo, ma ancora in tempo.