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Torna Salvini ed è più agguerrito che mai

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di BARBARA MESSINA

Rigorosamente dotati di mascherina i Leader di centrodestra si sono presentati, lunedì sera a Palazzo Chigi per incontrare il premier Conte dopo aver più volte sollecitato un incontro per essere resi partecipi dell’azione governativa e dare il loro contributo.


Nella serata romana ecco dunque arrivare su piazza Colonna Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini,  varcare l’ingresso e salire nell’ufficio dove ad attenderli c’è un Presidente del Consiglio, sempre più in difficoltà . Il precedente incontro tenutosi il 10 marzo, anch’esso sollecitato a gran voce fu un flop, i leader ne uscirono insoddisfatti e a tuonare furono le parole dure, durissime, di Giorgia Meloni che ebbe a dire “non siamo gli utili idioti di Giuseppe Conte” e a cui fecero eco le parole, quasi profetiche, di Matteo Salvini “esco preoccupato abbiamo portato le voci di chi chiede misure drastiche e subito, di chiudere tutto e subito per ripartire sani. Ma la risposta è stata no, quindi totale incertezza”. Oggi, dopo quasi quattordici giorni sono aumentati e continuano ad aumentare i contagiati da Covid-19, sono aumentati a dismisura i morti, e ahinoi cresce e si acutizza il divario fra le regioni del Nord e la Presidenza del Consiglio. E’ così che il Leader Leghista, il Capitano, come lo chiamano i suoi fedelissimi varca quel portone più forte, sostenuto dagli eventi che in 24 ore lo hanno riportato sulla ribalta politica, prima la telefonata, riferiscono cordiale, con il Capo dello Stato e poi l’invito di Conte a Palazzo Chigi per un vertice con l’opposizione. Così, dopo diverse giornate passate senza una meta, il centrodestra e l’opposizione tutta torna a essere importante nel dibattito.

E’ indubbio che sia Salvini che la Meloni, girovagando da una ospitata all’altra, erano riusciti a mantenere vivi i rapporti con il loro elettorato ed a far sentire la loro voce, ma riuscire a farsi ricevere e ottenere la telefonata da parte del Presidente Mattarella è una “vittoria” tutta leghista e del suo “capitano”. E’ Salvini il vero protagonista di queste ore, in un sol colpo è riuscito a riappropriarsi della scena e ad infilarsi nel “marasma” politico in un momento contestualmente difficile e complicato per le opposizioni. E’ indubbio che Conte, con la diretta notturna su Facebook, ha dato un bell’assist al leghista ma l’operazione “return to back”, non è stata certamente innescata dallo scivolone istituzionale a seguito della comunicazione per così dire poco “istituzionale” ma dall’uso improprio dei Decreti del Presidente Consiglio dei Ministri. Dall’ennesimo errore di un Premier che si serve dei social per annunciare nuove norme restrittive, per pubblicizzare un DPCM non ancora pubblicato che creerà ancora nuova confusione (come se ce ne fosse bisogno) per altro a un orario non consono per annunci di questo tipo. La cosa ancora più grave è che il tutto è avvenuto senza nessun passaggio parlamentare e senza nessuna comunicazione preventiva all’altra metà del Parlamento. Ecco l’errore, che nessuno si aspettava, fatto forse per inesperienza o forse per una deriva di “onnipotenza”, per la verità subito stoppata dal colle, che fa cambiare il vento anche Conte, “l’uomo solo al comando”, è costretto a confrontarsi con le opposizioni e con quel Salvini che soffre da quando lo stesso ha fatto saltare il governo gialloverde costringendolo a una maggioranza innaturale con il PD. Il premier per la prima volta, dall’inizio della crisi, è alle corde, preso d’assalto, da Salvini che con Meloni e Berlusconi, mette in campo una strategia offensiva che ruota attorno alla convocazione permanente del Parlamento a cui, sapientemente, fa poi seguire un comunicato in cui all’unisono ribadiscono: “vogliamo con il cuore e con la testa dare il nostro contributo”. Ecco dunque che Salvini riesce a riprendersi le luci della ribalta e mentre continua a ripetere ai suoi “siamo in trincea”, invia agli organi di stampa una nota ufficiale che riporta all’unità nazionale “ringrazio il Presidente della Repubblica per la disponibilità e per l’impegno a favorire un’interlocuzione tra il governo e l’opposizione per creare quel clima giusto di una vera collaborazione per il bene del Paese e uscire insieme dall’emergenza”. Ciò che emerge dalle poche righe, fin troppo concilianti, è che Salvini non solo è uscito dall’ombra ma che abbia l’intenzione di servirsi di questo nuovo contesto per indebolire ulteriormente, un premier già debole come il presidente Conte, che lo soffre per i duelli del passato, e anzi stia gettando le basi per un esecutivo “tecnico” a guida Mario Draghi. Dall’entourage di Salvini filtra poco, pochissimo, la tanto criticata “bestia” o meglio gli esperti di comunicazione del leader di via Bellerio si limitano a minimizzare “collaborare significa semplicemente collaborare. Senza secondi fini. Qualsiasi altra interpretazione è scorretta”. In questo contesto il leader del centrodestra dopo aver ribadito al Presidente Conte che “esiste un Parlamento, che esistono i cittadini ed esistono le imprese”, porta, insieme ai suoi alleati, una  lista di richieste che “si spera vengano prese in considerazione”, nulla di più. I leader del centrodestra, nell’incontro durato più di tre ore si sono fatti portatori delle necessità del paese chiedendo alla maggioranza mascherine e camici per medici, farmacisti, operatori sanitari, forze dell’ordine e lavoratori, respiratori di ossigeno per tutti gli ospedali e la tutela dei 500mila anziani nelle case di riposo. Senza dimenticare, il denaro da versare ai Comuni per aiutare i Sindaci ad essere vicini ai cittadini. Infine, un passaggio a se stante è riservato alla manovra strettamente economica “abbiamo chiesto che ci fossero più soldi per le partite Iva e per i lavoratori autonomi, come per i lavoratori in cassa integrazione, la risposta è stata negativa”, l’unica promessa fatta dal governo alle minoranze è che ad aprile maggioranza e opposizione scriveranno insieme il prossimo decreto. All’uscita da Palazzo Chigi, Salvini la prende con ironia e dichiara almeno “questa sera le notizie le abbiamo sentite dai ministri e non in tv o in diretta facebook. Quando senti il ministro dell’Economia dire che per il decreto di marzo soldi non ce ne sono…non c’è molto da discutere….. ci hanno detto che ci coinvolgeranno per il decreto di aprile”. Nell’attesa, di poter “collaborare” l’ex ministro ha così una insperata boccata di ossigeno e ripete quasi come un mantra “noi vogliamo collaborare”. Ed è qui che si apre la partita tutta nuova e completamente da giocare, sul termine “collaborare” che Salvini e i suoi fedelissimi continuano a ripetere in ogni comparsata, in ogni intervista è in questo cambio di passo che si gioca la partita di governo. Il centrodestra offre collaborazione e nel frattempo getta le basi per un governo di unità nazionale che per la prima volta comincia a far breccia nelle “mura” fin qui invalicabili del Quirinale.  Infatti, se in questi giorni di crisi e lockdown ogni parola ha un senso e ogni sfumatura fa pensare ad un apertura o chiusura da parte del Presidente Mattarella le parole pronunciate dallo stesso “uniti come nel dopoguerra” suonano e risuonano nei palazzi deserti della politica come un monito a Conte.  “Qualcosa si muove” è la voce che echeggia tra le file leghiste e, per la prima volta, sembra non essere così sbagliata, quel “uniti come nel dopoguerra” detta da Mattarella sembra far trasparire una seppur timida apertura a un governo tecnico presieduto da Mario Draghi, ipotesi che giorno dopo giorno sembra più che mai concreta.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo