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Esteri

L’ascesa e la caduta di Prigozhin

La folle ambizione di Prigozhin lo ha portato alla rovina.
Fallita la farsa inscenata dal patron della Wagner.
La situazione sui fronti, la guerra continua

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“FARSA

la parola, priva di significato specifico, indica spregevolmente qualunque commedia, teatrale o cinematografica che, priva di valore artistico, si proponga il solo scopo di eccitare il facile riso di spettatori non raffinati.” enc. Treccani

Aree di crisi nel mondo n.161 del 25-6-23

24 ore di follia.

Ieri sera, con le esternazioni assurde del patron della PMC Wagner, sono iniziate vere e proprie 24 ore di follia, che sono poi sfociate nel tentato golpe militare.

Dichiarazioni folli e provocatorie, tese a minare, nelle intenzioni del Patron, la fiducia del popolo russo nelle istituzioni del Paese.

“L’Ucraina non ha mai minacciato la Russia”

“L’Ucraina non ha mai bombardato i civili” ecc ecc

Tutte affermazioni false che è facile smentire persino dall’Occidente dove l’Ucraina è santificata.

Ma il buon Prigozhin non si è fermato certo li.

Ha invitato la popolazione alla rivolta, nessuno gli ha dato ascolto.

Ha invitato l’esercito ad unirsi a lui, nessun reparto lo ha fatto.

Ha ordinato ai suoi di occupare Rostov, hanno occupato l’incrocio e l’isolato vicini al quartier generale della regione militare sud.

Ha spedito una colonna di oltre 100 mezzi, molti civili a dire il vero, verso Mosca.

Un suicidio insomma.

Era una situazione tanto folle che ieri sera e stanotte mi rifiutavo di prendere sul serio.

Non mi sono sbagliato.

Oggi la “marcia su Mosca” è proseguita con le unità che macinavano i chilometri, passavano Voronezh, la strada passa a fianco ma la nostra stampa ribatteva agenzie occidentali che parlavano di “caduta di Voronezh”, come prima parlavano di caduta per Rostov.

La gente si avvicinava ai militari Wagneriti e chiedeva cosa stessero combinando, loro rispondevano che non stessero compiendo un colpo di stato, nemmeno si rendevano conto di cosa stavano facendo, sarà interessante ascoltare cosa hanno raccontato loro i comandanti.

Prigozhin appariva in video con il comandante della regione sud che parlava con lui con calma.

Sicuramente non volevano provocarlo.

Durante tutta questa vicenda è stata esemplare la condotta del Cremlino.

Il Presidente Putin ha capito la gravità della situazione da un lato e comunque chiesto ai suoi comandanti di non colpire duramente la Wagner.

Hanno preferito il dialogo e l’arte della diplomazia.

Fin dalla mattina i Presidenti Putin e Lukashenko si sono sentiti sulla situazione concordando sul da farsi.

Il Presidente Lukashenko ha messo Prigozhin di fronte alle sue responsabilità chiedendo di tornare sui suoi passi in cambio di un salvacondotto verso Minsk.

Il patron della PMC, ben sapeva che l’aver dichiarato che metà dell’esercito russo fosse con lui non fosse nemmeno lontanamente una cosa credibile, pertanto è tornato alla ragione ed ha accettato il salvacondotto.

La compagnia privata sta ora rientrando nei suoi accampamenti con mezzi ed armi, vedremo nei prossimi giorni che ne faranno.

Nel frattempo il sangue freddo del Presidente Putin si è rivelato davvero proverbiale anche in questa circostanza evitando un bagno di sangue.

Chi ne esce vincitore , alla grande, è il Presidente Putin che ha incassato la totale fedeltà dei vertici militari, nessun reparto si è unito alla Wagner, nessun governatore ha espresso il suo appoggio, nessuna formazione politica si è schierata con Prigozhin.

Anzi, immediato l’appoggio alla presidenza da parte del leader dell’opposizione russa Zjuganov.

Il generale simbolo della Operazione militare speciale, Surovikin è apparso in video con parole calme e ferme invitandoli a desistere dal folle intento, parole calme, ma con la mano sulla mitraglietta PP-2000 silenziata, perchè si ottiene attenzione con le parole calme, ma ancora di più con parole calme ed una PP-2000 in mano.

Di fronte ad una prova di forza come questa, si comprende la solidità di un sistema, la Democrazia e le istituzioni del Paese sono solide in Russia più solide che negli Usa, perchè vedete, questa storia non è di certo finita con gli sciamani nel Cremlino o sugli scranni della Duma russa.

La nostra stampa di oggi, cerca di assorbire la grande delusione per la solidità dimostrata dalla Russia, parlano di una Wagner che smobilita da Rostov con la gente che applaude, vogliono dare a intendere che appoggiassero i mercenari, fingono di non aver capito, la gente si stava ammassando a ridosso dei posti di blocco chiedendo agli uomini in divisa cosa stessero facendo e se fossero matti.

Questo file è reso disponibile sotto Creative Commons CC0 1.0 Universal Public Domain Dedication  Il ritiro dei reparti della Wagner da Rostov on Don tra la gioia della popolazione per la conclusione pacifica della crisi.

Gli applausi sono venuti per la conclusione pacifica, senza, quasi, spargimento di sangue.

Vittime ce ne sono state 15, musicisti colpiti da tiri di avvertimento lungo l’autostrada e alcuni piloti dei due elicotteri abbattuti dall’antiaerea della compagnia.

Anche in questa occasione l’Occidente ha mostrato il suo lato peggiore, puntando le sue ormai povere e ridottissime speranze di vittoria su un gruppo di esaltati guidati da un folle, mostrando ancora una volta quanta pochezza sia oggi ai vertici delle istituzioni dell’Occidente collettivo e di che bassissimo livello sia l’informazione di massa che viene usata per controllare l’opinione pubblica della popolazione.

Nella mente malata degli jacoboni di turno, i wagneriti sono passati in un solo attimo, da terroristi a eroi, perseguendo quel cortocircuito mentale che ormai da almeno 20 anni contraddistingue i “pensatori” liberali de noantri.

I reparti Wagner stanno rientrando ai campi, verranno integrati nell’esercito, avranno l’impunità per quanto compiuto, ma sono quasi certo che si offriranno volontari per le prossime campagne militari offensive…

Sui fronti del conflitto.

Pausa di soli tre giorni per le operazioni ucraine che hanno avvicendato alcuni reparti resi inoperativi dalle troppe perdite subite e rimpolpato i depositi di munizioni esauritisi per l’impiego massiccio e per i danni subiti dai colpi dell’aviazione russa.

Nuovi attacchi sono stati portati sul fronte di Orikov, ma ancora non sono riusciti a raggiungere nemmeno Rabotino, che è avanti rispetto alla prima linea di difesa russa.

Nemmeno vicino a Kamianske si sono concretizzati nuovi guadagni ed il fronte resta invariato con il villaggio di Pyatikatky ancora conteso, ha cambiato mano diverse volte, al momento gli Ucraini hanno ritirato il 130° ricognitori e hanno spostato qui la 128a Brigata di montagna.

Sul fronte di Velika Novosolka gli ucraini premono ancora sul fianco sx delle difese russe, la 23a brigata meccanizzata assieme 501° battaglione marines e alla 110a Brigata della Difesa Territoriale tentano di fare breccia tra le difese russe per arrivare a Pryyutne e causare il ritiro da Rivnopil che invece resiste bene alla pressione ucraina sul fianco destro delle difese.

Le unità schierate sul fianco destro russo sono la 35a Brigata Marines, la 25a Brigata aviotrasportata, la 4a Brigata corazzata, la 68a Brigata jager, la 3a Brigata meccanizzata presidenziale, la 37a Brigata Marines, i battaglioni neonazisti Arey e i “cornuti” del Volina, la 31a Brigata meccanizzata, alle loro spalle la 3a Brigata corazzata.

Nel complesso sul fronte sud sono schierate circa 18 Brigate per un totale di circa 80.000 soldati, nel complesso, ma sulla linea di contatto sono circa 60.000 soldati schierati.

Come si capisce, nominalmente la forza presente ucraina, dalla prima settimana è aumentata in maniera considerevole.

I risultati attesi però non si vedono ancora.

Anche durante queste difficili ore, l’attenzione del comandante russo gen. Surovikin, si è concentrata sui fronti e non sulla politica interna.

Gli attacchi sono stati respinti e i bombardamenti nelle retrovie non si sono interrotti.

Fronte nord

Si segnalano iniziative russe sui fronti di Kremennaya, di Kupyansk che hanno portato a piccoli guadagni di territorio.

Si segnala un rafforzamento dello schieramento militare ucraino nel settore di confine con Belgorod.