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Economia & lavoro

La Formazione Continua nelle Regioni Italiane

Analisi su quanto e come sia variata la formazione continua nelle regioni italiane tra il 2004 ed il 2019.

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Tra il 2004 ed il 2019 è diminuita in Campania, Sicilia, Abruzzo e Calabria

di Angelo Leogrande

L’Istat calcola la partecipazione alla formazione continua. La formazione continua è definita come “Percentuale di persone di 25-64 anni che hanno partecipato ad attività di istruzione e formazione nelle 4 settimane precedenti l’intervista sul totale delle persone di 25-64 anni”. [1]

Ranking delle regioni italiane per partecipazione alla formazione continua. Al primo posto per partecipazione alla formazione continua nel 2019 c’è il Friuli-Venezia Giulia con un valore pari a 10,9%, seguito dal Trentino-Alto Adige con un valore pari a 10,8%, seguiti dall’Emilia Romagna con un valore pari a 10,4%. A metà classifica vi sono Lombardia con un valore pari a 9,1%, Piemonte con un valore pari a 8,8%, Lazio con un valore pari a 8,5%. Chiudono la classifica la Calabria con un valore pari a 5,7%, la Campania con un valore pari a 5,3% e la Sicilia con un valore pari a 4,8%.

La partecipazione alla formazione continua nelle regioni italiane tra il 2004 ed il 2019. Se guardiamo al rapporto tra il 2004 ed il 2019, nella formazione continua risulta che talune regioni hanno incrementato la partecipazione dei lavoratori alla formazione continua mentre altre hanno manifestato un andamento decrescente. Al primo posto vi è la Valle d’Aosta che tra il 2004 ed il 2019 ha aumentato la partecipazione alla formazione continua di un ammontare pari a 4,7 unità, seguita da Veneto ed Emilia-Romagna a pari merito con un valore del differenziale pari a 3,7. A metà classifica vi sono l’Umbria con un valore pari a 2,6 unità, la Sardegna con un ammontare pari a 1,9 unità e le Marche con un valore pari a 1,7 unità. Tuttavia, vi sono anche delle regioni nelle quali l’ammontare della popolazione che ha partecipato alla formazione continua è diminuito, ovvero l’Abruzzo con un ammontare pari a -0,4 unità, la Sicilia con -0,4, la Campania con un ammontare pari a -0,5 unità e la Calabria con un ammontare pari a -1,00.

La formazione continua nel Nord Italia. Il valore della formazione continua nel Nord Italia è aumentato nel periodo tra il 2015 ed il 2019. Nel 2015 il valore della formazione continua è stato pari ad un valore di 8,1 unità per poi crescere nel 2016 ad un valore pari a 9,3 unità con un ammontare pari a 1,2 unità per un ammontare di 14.81%. Nel passaggio tra il 2016 ed i l 2017 il valore della formazione continua è diminuito da un ammontare pari a 9,3 fino ad un valore pari a 9 unità ovvero corrispondente ad una variazione di -0,3 unità pari ad una variazione di -3,22%. Nel passaggio tra il 2017 ed il 2018 il valore della formazione continua nel Nord Italia è passato da un ammontare pari a 9 unità fino ad un ammontare pari a 9,5 unità ovvero pari ad una variazione di 0,5 unità pari ad un valore di 5,5%. Nel passaggio tra il 2018 ed il 2019 l’ammontare della formazione continua nel Nord Italia è cresciuto da un ammontare pari a 9,5 fino ad un valore pari a 9,6 unità ovvero un ammontare pari a 0,1 unità pari ad un ammontare di 1,05%. Nel passaggio tra il 2015 ed il 2019 il valore della formazione continua nel Nord Italia è cresciuto di un ammontare pari a 1,5 unità ovvero pari ad una variazione di 18,51%.

La partecipazione alla formazione continua nel Centro. Il valore della partecipazione alla formazione continua nel Centro Italia è cresciuto nel periodo tra il 2015 ed il 2019 di un ammontare pari a 0,4 unità pari ad un valore di 4,76%. Nel passaggio tra il 2015 ed il 2016 il valore della formazione continua nel Centro Italia è aumentato da un valore pari a 8,4 unità fino ad un valore pari a 9,4 unità ovvero pari ad una variazione di 1 unità pari ad un valore di 11,90%. Nel passaggio tra il 2016 ed il 2017 il valore della formazione continua nel Centro Italia è diminuito da un ammontare pari a 9,4 unità fino ad un valore pari a 8,8 unità ovvero pari ad una variazione di -0,6 unità pari ad un valore di -6,38%. Nel passaggio tra il 2017 ed il 2018 il valore della formazione continua nel Centro Italia è diminuito da un ammontare di 8,8 unità fino ad un valore di 8,7 unità ovvero pari ad un ammontare di -0,1 unità ovvero pari ad una variazione di -1,1%. Nel passaggio tra il 2018 ed il 2019 il valore della formazione continua nel centro è passato da un ammontare pari a 8,7 unità fino ad un valore pari a 8,8 unità ovvero pari ad una variazione di 0,1 unità pari ad un valore di 1,14%.

La formazione continua nel Mezzogiorno. Il valore della formazione continua nel Mezzogiorno è rimasto sostanzialmente costante nel periodo tra il 2015 ed il 2019 passando da un valore di 5,7 ad un valore di 5,8 ovvero una variazione pari ad un valore di -0,1 unità pari ad un valore di -1,75%. Nel passaggio tra il 2015 ed il 2016 il valore della formazione continua è cresciuto da 5,7 unità fino a 6,2 ovvero un valore pari a 0,5 in valore assoluto e pari a 8,77%. Tra il 2016 ed il 2017 il valore della formazione continua è diminuito da 6,2 unità fino a 6 unità ovvero pari ad una variazione di -0,2 unità ovvero pari ad una variazione di -3,22%. Tra il 2017 ed il 2018 il valore della formazione continua nel Mezzogiorno è diminuito da un ammontare pari a 6 unità fino ad un ammontare pari a 5,9 unità ovvero  pari a -0,1 unità equivalente ad un valore di -1,66%. Tra il 2018 ed il 2019 il valore della formazione continua nel Mezzogiorno è passato da un ammontare pari a 5,9 unità fino ad un valore pari a 5,8 unità ovvero un valore pari a -0,1 unità pari a -1,7%.

Clusterizzazione. Attraverso l’utilizzo di k-Means è stata realizzata anche una clusterizzazione dei dati. L’algoritmo ha trovato tre cluster così composti:

  • Cluster 1: Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Lazio;
  • Cluster 2: Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Abruzzo, Molise, Basilicata, Sardegna;
  • Cluster 3: Piemonte, Valle d’Aosta, Marche, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia.

L’algoritmo conferma la crisi economico-sociale del Piemonte che viene inserito con le regioni a bassa performance del Sud Italia.

Conclusioni. La formazione continua è un elemento essenziale nell’ambito della creazione della learning society ovvero della società dell’apprendimento. Poiché il tasso di crescita e diffusione delle tecnologie porterà non solo alla scomparsa di alcuni lavori tradizionali ed alla comparsa di nuove professioni, quanto piuttosto nel lungo periodo tenderà a ridurre l’area di profitto delle skills acquisite ovvero la “rendita di posizione” derivante dall’avere accumulato conoscenza in un percorso di studio o professionale. Se infatti in passato – fino alla scorsa generazione – era lecito aspettarsi di passare l’intera esistenza lavorativa in una sola azienda -pubblica o privata – nello svolgimento sostanzialmente di un novero ristretto di mansioni, tale prospettiva non solo appare difficile nella contemporaneità, quanto piuttosto diventerà assolutamente impraticabile nel futuro. La tecnologia punta proprio alla sostituzione dei posti di lavoro delle persone professionalizzate ed, in fondo, la vera competenza che i lavoratori, per quella parte della forza lavoro che vorrà essere attiva, devono sviluppare è proprio la capacità di imparare. L’economista J.K. Arrow, grande teorico dell’economia, negli anni 70 del 900 scrisse un articolo sul learning by doing dove metteva in risalto l’importanza di questa tecnica di apprendimento nell’economia. Occorre quindi che sia gli enti pubblici che i privati ed anche gli individui utilizzino la tecnologia non come strumento di entertainment e divertissement quanto più che altro come uno strumento per imparare ad acquisire conoscenze, competenze e skills in modo da rimanere attivi sia come lavoratori che come cittadini.


Reference: Arrow, K. J. (1971). The economic implications of learning by doing. In Readings in the Theory of Growth (pp. 131-149). Palgrave Macmillan, London.


[1] https://www.istat.it/it/files/2017/12/cap02.pdf

Professor of Risk Management at University of Bari Aldo Moro.