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La morte del e nel Corpo Forestale dello Stato

Tutta la sofferenza degli ex appartenenti al Corpo Forestale dello Sato è riassunta tragicamente dalla vicenda di Emanuele Molena carabiniere forestale, marito e padre di due figli.

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Credit foto https://www.ilpattotradito.it/corpo-forestale-dello-stato-addio/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

La percezione della gravità di un reato è direttamente proporzionata al grado di violenza fisica. Per questo motivo, in Italia, la percezione della gravità dei reati ambientali è sempre stata ridotta. Smaltimento illecito dei rifiuti, abusivismo edilizio, incendi, frodi alimentari, tutti reati che non provocano vittime, apparentemente. Appunto apparentemente.

Come ha, tristemente, insegnato la vicenda della Terra di fuochi i crimini ambientali uccidono. Violentare la natura con abusivismo edilizio uccide. Le frodi alimentari uccidono, ricordiamo la vicenda del vino al metanolo. Gli incendi boschivi uccidono. Inoltre le organizzazioni criminali ingrassano con lo smaltimento illegale dei rifiuti e con il controllo del mercato agroalimentare.

La simbiosi tra uomo e natura è stata rotta in nome del guadagno. Con le conseguenze che tutti possiamo vedere. La lotta ai reati ambientali è una vera lotta di sopravvivenza. L’Italia ha avuto, per moltissimi anni, una forza di polizia specializzata nella tutela ambientale. Il Corpo Forestale dello Stato. Un corpo di polizia antichissimo. Fondato nel 1822.

 Negli anni è diventata una forza di polizia moderna, specializzata nella tutela della flora, della fauna, del paesaggio e nella tutela agroalimentare. Con un reparto elicotteri e con mezzi navali. Con un reparto investigazioni scientifiche per il contrasto ai reati ambientali. Con personale e mezzi specializzati nel contrasto degli incendi boschivi. Con una forza di sole 7781 unità tra uomini e donne, riusciva a garantire una presenza capillare sul territorio.

 Le stazioni del Corpo Forestale si trovavano nei posti più sperduti. I reparti investigativi del CFS hanno fatto sempre azione di contrasto efficace ai traffici illeciti delle organizzazioni criminali. Vedere i forestali, con la loro Panda bianca e verde nelle isolate zone di campagna, dava sicurezza. In qualsiasi Paese il Corpo Forestale sarebbe stata eccellenza da tutelare eliminando le criticità e le carenze. Non in Italia. Nel 2015 il governo guidato da Matteo Renzi decide che il Corpo Forestale dello Stato andava sciolto. Uomini e mezzi dovevano passare ai Carabinieri e in percentuale minore alla Polizia e ai Vigili del Fuoco. Il motivo ? Bisognava risparmiare.

Risparmiare sciogliendo una forza di polizia di sole 7000 unità. Il governo di un Paese dai vergognosi sprechi nella spesa pubblica non ha saputo o voluto mantenere attivo il piccolo ma efficace Corpo Forestale. Basta pensare che i risparmi derivanti dallo scioglimento della Forestale sono quantificati in 122 milioni di euro in tre anni. Solo per costruire le vele di Calatrava sono stati sperperati oltre 200 milioni di euro.

Inoltre il Corpo Forestale era corpo di polizia ad ordinamento civile. I Carabinieri hanno ordinamento militare. Gli ex forestali sono stati militarizzati contro la loro volontà, con limitazioni alla libertà sindacale e di espressione. Con risultati devastanti sulla loro salute fisica e psichica.

Secondo i dati diffusi da Alessandro Cerofolini, ex funzionario del Corpo Forestale dello Stato, dal 1° gennaio 2017: sono morti per suicidio 20 ex appartenenti alla Forestale; circa 300 sono stati riformati per depressione dovuta alla militarizzazione; 500 hanno preferito la mobilità verso vari ministeri e diverse centinaia hanno scelto la pensione anticipata.

Tutta la sofferenza degli ex appartenenti al Corpo Forestale dello Sato è riassunta tragicamente dalla vicenda di Emanuele Molena carabiniere forestale, marito e padre di due figli. Lo scorso 9 ottobre esce dal centro addestramento forestale di Sabaudia dove prestava servizio. Non indossava la divisa da carabiniere forestale ma quella del Corpo Forestale dello Stato. Arriva davanti al monumento al Forestale che aveva contribuito a costruire e si spara con la sua pistola. Vicenda ignorata a livello nazionale.

 Lo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato ha anche duramente colpito il principio secondo cui la Natura non è oggetto di diritto ma soggetto di diritto meritevole di tutela con una apposita forza di polizia.

 Il Corpo Forestale ha smesso di esistere il 1° gennaio 2017 e subito sono iniziati i problemi. Durante l’emergenza terremoto gli elicotteri ex CFS sono rimasti a terra per problemi burocratici. L’estate 2017 è stata terribile per gli incendi boschivi anche e soprattutto per l’assenza del personale del CFS.

 Inoltre, sono centinaia i ricorsi al TAR degli ex Forestali. Era proprio impossibile ridurre la spesa pubblica senza cancellare il CFS ? Era impossibile ottenere maggiore coordinamento delle forze di polizia, senza sciogliere la Forestale ? Anche questa volta sono state fatte riforme di facciata sulla pelle dei più deboli. Eppure le storie drammatiche della Terra dei fuochi dovrebbero far capire la cruciale importanza della tutela ambientale. Dovrebbero far capire che non si può fare contabilità  sulla tutela della vita. Noi possiamo solo sperare che si possa tornare prima o poi a pro natura opus et vigilantia.

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