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Ma Mancini lo sa?

Dove sono i morti per abuso di marijuana? Ed il signor Mancini può davvero essere uno dei pochi al mondo a cui mai è capitato di fumarla almeno uno volta? Se lo avesse fatto saprebbe che la marijuana non produce un rischio per la salute propria ed altrui e gli slogan dello spazio pubblicitario che un certo potere politico ha voluto che avesse sono menzogne.

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La verità rende liberi. È dalla prima volta che lessi questa frase che mi interrogo sul suo senso, giungendo sempre alla medesima conclusione: la verità rende liberi e la libertà ci fa responsabili di scegliere, cosa che è sempre complessa ma che è forse la più importante nella vita degli esseri umani. Molti, anche per non assumersi l’ onere della scelta, prescindono dalla verità, sono individui ingenui o creativi o talmente intelligenti e forti da tenere separati gli ambiti della verità e  quello della responsabilità. Io non sono tra questi. Nella vita per orientarmi ho bisogno di tracce da seguire, espedienti che non assicurano mai un risultato, ma di cui vale la pena servirsi quando si avverte di essere piccoli, di essere ciechi che devono comunque seguire una strada.  

Sono abituata perciò a procedere un passo alla volta, ad interrogarmi su quanto appena fatto e su ciò che sto per fare. L’intrinseco senso delle cose è per questo fondamentale nel mio cammino: quanto è falso lo rende ancora più precario e pertanto ritengo sia cosa ragionevole farne a meno. L’esperienza mi ha infatti insegnato che la falsità spreca il tempo prezioso di cui disponiamo, costringendoci a tornare sui nostri passi e questo va evitato. 

Va evitato anche raccontarsi e raccontare che le droghe sono tutte uguali, perché non rispondendo al vero, anziché illuminare il nostro cammino di conoscenza, ci lascia impantanati, persi in luoghi che non offrono alla nostra vista sentieri da percorrere. La menzogna produce anche questo. Ma allora perché un governo si impegna nella diffusione di un concetto falso, ben consapevole che lo sia? Perché uno sportivo da tutti amato come il ct della nazionale Roberto Mancini collabora alla messa in scena, attraverso la sua diretta partecipazione ad esso, di uno spot propagandistico nel quale sottolinea che tutte le droghe sono uguali e che tutte fanno male, in un momento in cui la psichiatria sottolinea che, sostanze oggi illegali potrebbero trovare applicazione nella cura di alcune malattie ed in un momento in cui non si mette più in dubbio che l’uso terapeutico della cannabis possa essere la soluzione nella cura di sindrome gravi da cui tanti sono affetti? È del tutto evidente che la verità non sia sempre l’obiettivo vero quando esistono interessi sovrastanti le storie individuali, che invece hanno bisogno di onestà ed autenticità per svilupparsi. La verità peraltro non può che essere individuale. Se riguarda gruppi di persone prevede un accordo tra queste su cosa convenzionalmente considerare vero e ciò significa allontanarsi appunto dal vero stesso. Mancini è così miope da non vedere quanto la società abbia sempre più bisogno di sostanze psicotrope per sopportare la realtà, i suoi ritmi, i suoi dictat, le sue leggi? Il mondo dello sport può dirsi scevro da tutto questo? Le sentenze dei tribunali dicono il contrario. Certo esistono esempi di virtù e Mancini può essere uno di questi, ma qualcuno tra i suoi conoscenti ha perso la vita per la cannabis? Non è invece più probabile che come tutti noi, abbia avuto amici morti per l’uso di eroina o diventati malati psichiatrici per quello di cocaina, fino a non molto tempo fa considerata ahimè, solo un eccitante, una droga cioè ricreativa? Peraltro, come ogni cosa anche le droghe hanno una storia che si sviluppa in tempi e contesti precisi. La diffusione dopo gli anni settanta dell’eroina non è paragonabile a quella attuale. Oggi il mercato è invaso dalle droghe sintetiche, che per i danni che producono non possono certo considerarsi leggere, anche se il posto che un tempo aveva l’eroina ce l’hanno da un lato la cocaina e dall’altro l’alcool, i cui effetti per esperienza comune, ne fanno una “droga pesante”. Intere famiglie sono rovinate come un tempo dall’eroina, oggi dalla cocaina e da sempre dall’alcool, ma convenzionalmente non esistono accordi o interessi affinché se ne discuta politicamente per scoraggiarne l’uso. 

Dove sono d’altro canto i morti per abuso di marijuana? Ed il signor Mancini può davvero essere uno dei pochi al mondo a cui mai è capitato di fumarla almeno uno volta? Se lo avesse fatto saprebbe che la marijuana non produce un rischio per la salute propria ed altrui e gli slogan dello spazio pubblicitario che un certo potere ha voluto che avesse sono menzogne,  sia pure raccontate per una giusta causa, menzogne dette forse perché si ritiene che chi ascolta non sia all’altezza di capire e sopportare il peso della verità? Il risvolto politico dello spazio concesso a Mancini è tutto in questa implicita quanto tacita superiorità, che evidentemente una certa parte politica ritiene alcuni abbiano ed altri no, il che produce l’altrettanto implicita conseguenza che non tutti debbano godere di pari diritti e che quindi la democrazia non sia l’obiettivo autentico della parte politica attualmente al governo. Ma Mancini tutto questo lo sa?

Rosamaria Fumarola 

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Scrittrice, critica jazz, giurisprudente (pentita), appassionata di storia, filosofia, letteratura e sociologia, in attesa di terminare gli studi in archeologia scrivo per diverse testate, malcelando sempre uno smodato amore per tutti i linguaggi ed i segni dell'essere umano