17 Novembre 2025
Con Fabio Cagnazzo, ANCHE il silenzio fa rumore

Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Lo scorso venerdì 14 novembre si è tenuta l’ennesima udienza innanzi al GUP del Tribunale di Salerno per decidere l’eventuale rinvio a giudizio dei cinque imputati per l’omicidio di Angelo Vassallo.
Il Pubblico Ministero ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio. Prossima udienza il 12 dicembre.
Tra gli imputati il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo.
Per manifestare solidarietà e sostegno al colonnello Cagnazzo, amici ed ex colleghi si sono dati appuntamento all’esterno del tribunale di Salerno.
Manifestazione sobria, con poche e accorate parole. Austera, nello spirito dell’Arma che è vita e famiglia per Fabio Cagnazzo.
Manifestazione in cui spiccava uno striscione.
“Verità e giustizia anche per Fabio Cagnazzo”.
Importante anzi decisiva quella semplice parola, “anche”.
Perché per la vittima, il sindaco Angelo Vassallo, è doverosa la giustizia e la verità. Allo stesso tempo è un diritto anche per Fabio Cagnazzo che rischia di diventare vittima. In primis di un processo mediatico.
Giovedì’ 13 novembre il quotidiano “Il Mattino” pubblica un’intervista a Bruno Humberto Damiani.
Per diverso tempo sospettato di aver ucciso il sindaco Angelo Vassallo.
Successivamente la sua posizione è stata archiviata. Prosciolto da ogni accusa.
Sia chiaro Damiani ha tutto il diritto di sostenere le sue posizioni. Di rilasciare dichiarazioni.
Non è questo il punto.
Ciò che i mezzi di informazione devono evitare è fornire alla pubblica opinione la classificazione tra vittima e carnefici prima di una sentenza definitiva.
Un procedimento penale per omicidio può durare mediamente cinque anni.
Sono lunghi cinque anni. Il cittadino medio non segue i processi nella loro interezza.
Non legge gli atti giudiziari. Soprattutto non legge le motivazioni delle sentenze di assoluzione.
Nella memoria rimangono le sensazioni di ciò che ha visto in televisione o sui social.
Soprattutto nel periodo delle indagini preliminari.
Ci siamo mai chiesti perché non è stata replicata l’esperienza di “Telefono Giallo”? Del perché “Chi l’ha visto?” ha cambiato pelle. Cosa ha portato Carlo Lucarelli a non occuparsi più di cronaca nera in Rai?
Semplicemente non interessa più l’approfondimento.
Le persone vogliono semplicemente “tifare” a favore o contro qualcuno.
Vogliono, prima di qualsiasi sentenza, una vittima e un carnefice. Reclamano l’ancestrale diritto di giudicare Barabba e Gesù. Per poter continuare, spesso, a scegliere Barabba.
Questo rischia di penalizzare chi, come Fabio Cagnazzo, ha scelto la via del silenzio mediatico. Poche ma significative interviste, https://laltravoce.com/italia/2025/10/31/caso-vassallo-cagnazzo-contro-di-me-processo-mediatico/.
Ha fiducia nella giustizia e si difenderà in tribunale.
Ovvio e scontato? Mica tanto in tempi di tentazioni mediatiche. Tempi in cui il silenzio fa più rumore di vuote parole.
Fiducia nella giustizia ben riposta, la Cassazione ha già sollevato dubbi sulle accuse contro Cagnazzo https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/cronache/giudiziaria/2025/05/10/vassallo-unindagine-flop-tra-buchi-e-contraddizioni.
Dubbi che sottolineiamo da un anno https://ilsud-est.it/attualita/inchiesta/2025/02/10/fabio-cagnazzo-quei-ventitre-minuti-di-troppo/ . Esistono “piste” alternative. Che vanno approfondite. Che saranno approfondite.
Tutti questi dubbi, però, rischiano di non arrivare al pubblico.
Questo è compito della stampa. Rendere effettivo il principio di presunzione di non colpevolezza.
Giudicare negativamente, anche con aggettivi “forti”, la manifestazione di sostegno a Fabio Cagnazzo significa negare, de facto, la presunzione di non colpevolezza. Diritto fondamentale.
Sarebbe troppo semplicistico dire “a manifestare erano suoi amici ed ex colleghi, ovvio che per loro è innocente”. Se avessero avuto il minimo dubbio sulla sua innocenza non sarebbero andati proprio perché pima di tutto sono carabinieri. Perché esistono carabinieri in quiescenza ma non ex carabinieri.
In più, oggettivamente, mancano le prove del movente. Manca l’arma del delitto. Mai individuato l’autore materiale. Curioso. Riescono a trovare un killer capace di rimanere “invisibile” ma affidano il sopralluogo a Ridosso che si reca ad Acciaroli addirittura in allegra e affollata comitiva!?
Un processo, molto, indiziario che “toglie il sonno” anche a noi. Che non vogliamo alimentare processi mediatici.
Anche il Procuratore Generale presso la Cassazione ha lanciato l’allarme sottolineando i rischi del processo mediatico.

La cronaca nera e giudiziaria non possono eludere i principi fondamentali del nostro ordinamento penale. I principi Costituzionali.
Vanno rispettati i diritti ANCHE degli imputati.
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