22 Settembre 2025
Lula e l’Unione Europea: un accordo in disputa tra sovranità e neocolonialismo
L’incontro tra Lula e Kaja Kallas non sancisce soltanto trattative commerciali: mette in gioco quale sarà il posto del Brasile nel XXI secolo.

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera
Venerdì 19 settembre 2025, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, che attualmente presiede anche il Mercosur, ha ricevuto a Brasilia l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per la Politica Estera, Kaja Kallas, accompagnata dall’ambasciatrice dell’Unione Europea in Brasile, Marian Schuegraf. L’incontro al Palazzo dell’Alvorada non è stato soltanto un gesto protocollare: simboleggia il tentativo del Brasile di riposizionarsi come attore globale indipendente, proprio nel momento in cui il Paese subisce attacchi economici e politici da parte degli Stati Uniti e affronta una transizione mondiale segnata da crisi climatiche, guerre e dall’ascesa dell’estrema destra.
L’accordo Mercosur–Unione Europea: progresso o trappola?
Le trattative, che si trascinano da oltre vent’anni, sono state dichiarate “concluse” dal ministro brasiliano Mauro Vieira dopo la visita di Kallas. Mancano soltanto la traduzione del testo in tutte le lingue ufficiali dell’UE e la valutazione del Consiglio Europeo, con la previsione di una firma durante il vertice del Mercosur a dicembre.
Ma questa presunta conclusione solleva domande scomode. Il Brasile e il Mercosur accettano un trattato che, di fatto, potrebbe consolidare vecchie gerarchie coloniali? Bruxelles parla di “impegni ambientali”, ma spesso questi meccanismi funzionano come barriere per impedire l’esportazione dei prodotti del Sud, mentre le grandi corporation europee restano libere di espandere i propri profitti. Lula insiste che non accetterà imposizioni asimmetriche, ma la pressione europea è forte. La vera disputa è: sarà un accordo di cooperazione o di sottomissione?
Cooperazione strategica: tra clima e difesa
Ufficialmente, i temi discussi sono stati la transizione energetica, l’innovazione, gli investimenti sostenibili e la sicurezza internazionale. Ambiti nobili nel discorso, ma che nascondono contraddizioni. L’Unione Europea, ancora dipendente dai combustibili fossili e dalla NATO, cerca nel Brasile un partner strategico per migliorare la propria immagine “verde” e diversificare le alleanze in mezzo alla crisi energetica.
Per Lula, l’agenda è chiara: rafforzare il Brasile come potenza ambientale e tecnologica, articolandosi con molteplici blocchi ed evitando la tutela di Washington.
Il Brasile tra due mondi
Avvicinandosi all’Unione Europea, Lula invia un messaggio in due direzioni. Agli Stati Uniti di Donald Trump, che minacciano il Brasile con tariffe e con il boicottaggio della COP30, la risposta è che il Brasile non sarà mai satellite di nessun impero. All’Europa, il richiamo che le relazioni avranno futuro solo se tra pari, senza imposizioni neocoloniali.
Non a caso, la diplomazia brasiliana rafforza contemporaneamente i suoi legami con i BRICS, la Cina e l’Africa, cercando equilibrio e non dipendenza.
Conclusione
L’incontro tra Lula e Kaja Kallas non sancisce soltanto trattative commerciali: mette in gioco quale sarà il posto del Brasile nel XXI secolo. Se verrà ridotto a fornitore di materie prime per il Nord ricco — con nuove catene “verdi” — o se riuscirà ad affermare una partnership basata su sovranità, giustizia climatica e solidarietà tra continenti. Il rischio di regredire al vecchio ruolo coloniale è reale. Ma è altrettanto reale l’opportunità di costruire una nuova architettura globale, in cui l’America del Sud e l’Europa possano riconoscersi come veri partner, senza l’ombra dell’imperialismo.
