Mettiti in comunicazione con noi

23 Giugno 2025

“Araghchi: l’Iran si riserva tutte le opzioni per difendere la sua sovranità”

Teheran accusa Washington di violazione della Carta ONU, del diritto internazionale e del TNP. Cresce il rischio di escalation globale.

Pubblicato

su

Di Maddalena Celano

Teheran, 22 giugno 2025 – In una dichiarazione dura e senza ambiguità, l’ex viceministro degli Esteri iraniano e negoziatore nucleare Seyed Abbas Araghchi ha condannato con fermezza i recenti attacchi condotti dagli Stati Uniti contro gli impianti nucleari della Repubblica Islamica. I bombardamenti, avvenuti nelle prime ore del mattino, hanno colpito i siti di Fordow, Natanz e Isfahan, tutti noti per essere impianti civili e sotto monitoraggio dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).

“Gli eventi di questa mattina sono scioccanti e vergognosi,” ha dichiarato Araghchi, aggiungendo che “avranno conseguenze durature” e che “ogni membro delle Nazioni Unite dovrebbe essere profondamente preoccupato per questo comportamento estremamente pericoloso, illegale e criminale.”

Una grave violazione del diritto internazionale

Secondo il diplomatico iraniano, l’attacco statunitense rappresenta una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), cui Washington è parte contraente. Araghchi sottolinea l’assurdità di un membro permanente del Consiglio di Sicurezza che agisce al di fuori del quadro multilaterale, mettendo a rischio non solo la pace regionale ma anche la credibilità stessa dell’architettura internazionale di sicurezza.

L’Iran ha più volte ribadito che il proprio programma nucleare ha fini esclusivamente civili e pacifici, come dimostrato dalla continua collaborazione con l’AIEA e dagli ispettorati regolari presso i siti colpiti. L’attacco potrebbe costituire un pericoloso precedente, legittimando azioni unilaterali contro infrastrutture civili senza mandato internazionale.

Teheran: “Ci riserviamo tutte le opzioni”

La risposta iraniana non si è fatta attendere. Invocando l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che riconosce il diritto all’autodifesa in caso di aggressione armata, Araghchi ha dichiarato:

“L’Iran si riserva tutte le opzioni per difendere la propria sovranità, i propri interessi e il proprio popolo.”

Un’affermazione che fa temere nuove ripercussioni militari, in una regione già profondamente destabilizzata dal conflitto israelo-palestinese, dalla crisi siriana e dalla crescente tensione nello stretto di Hormuz.

L’inerzia delle istituzioni internazionali

A poche ore dall’attacco, la comunità internazionale appare divisa e paralizzata. Mentre alcuni Paesi del Sud Globale – tra cui Russia, Cina, Venezuela e Sudafrica – hanno espresso solidarietà all’Iran, molte potenze occidentali mantengono il silenzio o si limitano a dichiarazioni generiche sulla “necessità di evitare l’escalation”. Nessuna condanna ufficiale è ancora arrivata dal Consiglio di Sicurezza, il cui ruolo appare sempre più marginalizzato da azioni unilaterali.

Il rischio di una nuova guerra globale

L’attacco agli impianti nucleari iraniani rappresenta un passo ulteriore verso il baratro di una guerra regionale ad alto potenziale di internazionalizzazione. La possibilità che le radiazioni si diffondano in aree densamente popolate, la reazione degli alleati regionali dell’Iran (come Hezbollah, le milizie sciite irachene e gli Houthi yemeniti), e la risposta possibile della Russia, creano uno scenario altamente instabile.


Le parole di Araghchi non sono solo una denuncia, ma un avvertimento strategico. L’Iran si sente attaccato nel cuore della sua sovranità scientifica e industriale, e sembra intenzionato a rispondere con tutti i mezzi a disposizione. In questo contesto, solo un’azione diplomatica rapida, imparziale e coraggiosa da parte delle istituzioni internazionali può evitare che il Medio Oriente si trasformi nel teatro di una nuova guerra mondiale.