Attualità
Le parole che pronuncerà Michela
Chi come Michela è stato in grado di modellare autonomamente la propria “statua”, lascerà lo spazio per le interpretazioni altrui, per il lavoro intellettuale altrui necessario alla costruzione della memoria?
Non era mai accaduto prima che un’intellettuale continuasse la sua vita pubblica ragionando della sua imminente morte. Michela Murgia ha gestito la comunicazione della prematura ed inevitabile dipartita in maniera inedita, facendosene carico con una forza che ha impressionato tutti, spaventando forse alcuni, come la sottoscritta. In una celebre composizione Vinicio Capossela canta: “Stanotte ho baciato in bocca la morte”. Anche queste parole rimandano a qualcosa che impressiona, ma il riferimento alle labbra, al corpo, alla passione, in qualche modo recupera il topos di antica matrice greca che lega amore e morte e dunque un istinto non razionalizzabile e l’evento morte. Nelle apparizioni di Michela Murgia la passione, la sofferenza erano o almeno sembravano lontane. La scrittrice comunicava la forza incrollabile della stabilità come quella di un albero. Una scelta ragionata per un’uscita di scena, che restava ovviamente e purtroppo un’uscita di scena. Michela Murgia lo sapeva bene. Il pensiero che a ciò l’ha spinta appartiene all’ unicità di quello che è stata come persona e come intellettuale, attraverso una scelta che ha spiazzato anche chi del suo entourage ha fatto in qualche modo parte. Quanti le hanno parlato, chi l’ha intervistata non è riuscito a nascondere un certo turbamento, forse imbarazzo per il mostrarsi di questa donna che sorrideva come aveva sempre fatto. Questo modo di abbandonare la scena a cui mai si era assistito prima, pone però un interrogativo altrettanto nuovo riguardo il messaggio che la vita di questa intellettuale lascerà nelle esistenze nostre e di chi verrà dopo di noi. Aver voluto definire così tanto la propria posizione nel mondo ci lascia infatti ben pochi dubbi su cui speculare, quei dubbi e misteri di cui spesso il mito ha bisogno per costruirsi e che hanno accompagnato personaggi fondamentali della storia della cultura universale. Chi è stata in grado di modellare la propria statua lascerà lo spazio per le interpretazioni altrui, per il lavoro intellettuale altrui necessario alla costruzione della sua memoria? Chi vorrà occuparsene si troverà sempre di fronte alla propria parola contro quella di Michela Murgia, l’ultima, definitiva parola che ella stessa ha scelto di pronunciare. Eppure, nonostante tale eccezionale, unico sforzo e lascito, la parola di Michela non potrà essere definitiva perché come tutte le parole, umana. Il suo ultimo pensiero si unirà ad ogni momento della sua vita ed apparirà al mondo all’interno di una storia calata nel tempo come quella di chiunque altro. Questo permetterà a quanti lo vorranno, di speculare sulla sua eredità, illuminandola con la propria luce, effimera come ogni luce (eppur sempre luce!) e forse sarà questo a mantenerla viva.
Rosamaria Fumarola
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