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Editoriale

Sindaco? No, grazie!

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di Lavinia Orlando

Un tempo, la candidatura a Primo Cittadino del proprio Comune rappresentava un onore, più che un onere. La successiva vittoria della competizione elettorale, poi, ammantava di ulteriore orgoglio un percorso politico che, se effettivamente frutto di anni di militanza in un partito o di impegno sociale, risultava davvero coronato con un risultato di rilievo, tanto per il protagonista quanto per la collettività.

Allo stato attuale, tuttavia, tale analisi non è più valida. Mai come in occasione delle prossime elezioni amministrative, infatti, si è evidenziata un’importante difficoltà nell’individuare candidati Sindaci disposti a sostenere una campagna elettorale sempre più impegnativa e, soprattutto, in grado di sopportare le conseguenze di un’eventuale vittoria.

Essere il Sindaco della propria comunità non significa, molto banalmente, farsi fotografare con la striscia tricolore, inaugurare attività e presenziare ad eventi pubblici. Essere Primo Cittadino equivale, ora più che mai, a correre una serie di rischi che, sovente, culminano in procedimenti penali estremamente lunghi e perniciosi.

Se solo i predetti procedimenti riguardassero esclusivamente gli amministratori effettivamente truffaldini, nulla quaestio, risultando l’intervento della magistratura salvifico per l’intera comunità. La questione, invece, è molto più ampia e riguarda il rapporto che intercorre tra il ruolo di Sindaco e le responsabilità penali – ma anche contabili – a tale ruolo connesse.

La querelle è ripartita, da ultimo, come conseguenza della vicenda di un bambino che, in un asilo nido, si è schiacciato le dita in una porta tagliafuoco, fortunatamente senza riportare danni permanenti. Alla luce di tale fatto, la Sindaca del Comune di Crema – laddove l’accadimento si è verificato – è sotto indagini preliminari per aver violato – con altri – una deliberazione di Giunta regionale per cui strutture, suppellettili e giochi presenti negli asili nido devono avere “caratteristiche antinfortunistiche”, essendo tra l’altro necessario adottare “accorgimenti atti ad evitare situazioni di pericolo”.

Non è il primo episodio, né sarà l’ultimo, finché il Parlamento non metterà mano alle disposizioni inerenti alla responsabilità dei Primi Cittadini, almeno per la parte in cui prevedono una sorta di responsabilità oggettiva, se non del tutto inevitabile.

È anche il caso della Sindaca di Torino, Chiara Appendino, condannata a un anno e sei mesi per i fatti relativi alla morte di due donne ed al ferimento di oltre 1500 persone durante la ben nota proiezione della finale di Champions League in piazza San Carlo. In attesa delle motivazioni della decisione, lascia alquanto interdetti che una Sindaca – che si chiami Appendino, poco importa – si veda accusata e successivamente condannata per omicidio per aver semplicemente concesso il patrocinio ad un evento, la cui organizzazione tecnica, comprensiva di verifica circa il rispetto della normativa sulla sicurezza, è di competenza di ben altri ruoli.

Dopo i fatti di Torino, in effetti, molto è mutato nell’organizzazione delle manifestazioni, piccole o grandi che siano, e chi se ne occupa ne è assolutamente consapevole, anche in relazione agli ingenti costi che si è costretti a sostenere, tra parcelle a professionisti esperti e orde di bodyguard da ingaggiare per l’occasione.

Ciò che non è cambiato è il fardello in carico agli amministratori, con le relative conseguenze. Non vi è solo l’estrema difficoltà nel trovare soggetti disponibili a candidarsi, ma spicca un ulteriore effetto: sarà molto più semplice che si propongano donne e uomini con spalle ampiamente coperte da partiti e/o centri di potere, più o meno leciti, in grado di salvaguardarli all’occorrenza, che persone senza santi in paradiso, armate della sola forza dei propri sogni, le quali, ovviamente, abdicheranno nel tentativo di fuggire, quanto più possibile, da guai certi.

Il compito del legislatore è, dunque, quello di distinguere con certezza la responsabilità politica dalla responsabilità penale, chiarendo, una volta per tutte, fino a quale punto si spinga la competenza gestionale ed eliminando tutte quelle sovrapposizioni di funzioni che rendono la vita dei Primi Cittadini onesti un’autentica roulette russa.