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15 Settembre 2025

Stieg Larsson: lo scrittore che aveva già visto il nostro presente

“Gli uomini che odiano le donne non odiano solo le donne: odiano la libertà che esse rappresentano.” — Stieg Larsson

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Di Maddalena Celano

Certe voci non scrivono solo romanzi: lanciano avvertimenti. Stieg Larsson, autore della trilogia Millennium, non era soltanto un giallista di successo. Era un giornalista investigativo, un militante politico, un uomo di sinistra radicale, un comunista dichiarato in un’epoca in cui già dire quella parola era scomodo. E soprattutto, era un profeta laico che aveva compreso, prima di molti altri, dove stavamo andando.

Le sue previsioni

Larsson aveva previsto che, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, in tutta Europa ci sarebbe stato un ritorno dei partiti di estrema destra. Sapeva che le ideologie nazifasciste non sarebbero tornate con stivali e saluti romani, ma in giacca e cravatta, usando le parole “libertà” e “patria” come maschere per nascondere pulsioni autoritarie.
Aveva previsto che i diritti femminili sarebbero regrediti, prima di tutto in Occidente, smontati pezzo dopo pezzo: meno tutele sul lavoro, meno autonomia economica, meno accesso alla politica, più violenza domestica e sessuale.
Aveva previsto il ritorno del razzismo e della xenofobia: l’attacco sistematico ai diritti dei migranti, la costruzione di nuovi muri, la normalizzazione di discorsi discriminatori.
Aveva previsto anche il ruolo subdolo dei media nel legittimare queste derive, confezionando propaganda travestita da informazione e alimentando il clima di odio.

“Uomini che odiano le donne” come manifesto politico

Il primo romanzo della trilogia, Uomini che odiano le donne, non è solo un titolo provocatorio: è una tesi politica. Larsson ci dice che la misoginia non è un residuo folkloristico, ma una strategia di potere: trattare le donne come un nemico politico da umiliare, contenere e controllare. Dietro la trama gialla si nasconde una radiografia del patriarcato contemporaneo, che non ha bisogno di leggi apertamente discriminatorie per togliere libertà: basta ridurre le possibilità, le risorse, lo spazio sociale.

Un uomo scomodo

Larsson non era un intellettuale da salotto. Visse a lungo in condizioni economiche precarie, continuando però il suo lavoro di giornalista d’inchiesta contro neonazisti, razzisti e misogini. Era un uomo che riceveva minacce di morte e che sapeva di essere un bersaglio politico.
Morì nel 2004 in circostanze ancora oggi discusse, poco prima che la trilogia Millennium esplodesse come fenomeno mondiale. Anche la gestione dei suoi diritti d’autore fu controversa, un’altra storia di appropriazione e silenzi scomodi.

Attualità del suo pensiero

Guardando il panorama politico attuale — l’avanzata globale delle destre estreme, la regressione dei diritti delle donne, l’esplosione di razzismo istituzionalizzato — è impossibile non pensare che Larsson aveva già scritto il copione.
Forse non potremo cambiare il passato, ma possiamo ascoltare le voci che lo hanno previsto. E Larsson ci ricorda che la libertà non è mai garantita, e che ogni conquista può essere persa se smettiamo di difenderla.

“Gli uomini che odiano le donne non odiano solo le donne: odiano la libertà che esse rappresentano.” — Stieg Larsson