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10 Novembre 2025

La crisi venezuelana è una questione fra bulli  

Le mosse di Trump sembrano nascere dal desiderio di rivendicazione e di vendetta verso Maduro per  il fallimento di Guaidó  che considera come un’umiliazione personale

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Credit foto https://www.bbc.com/news/articles/c4gp2lxz75eo

Di Fulvio Rapanà

Non è stata una buona settimana per The Donald. Sconfitta netta a New York, dove il suo candidato a sindaco ha preso il 7% dei voti e la seconda scelta, il democratico Cuomo, è arrivato a stento al 40%,  battuti da Zohran Mamdani , un mussulmano, con idee socialiste e antisioniste esplicitamente dichiarate,   di 34 anni che  ha vinto senza l’appoggio dell’ establishment del partito Democratico ma con l’appoggio di un elettorato di giovani, anche non democratici ed anche ebrei, stanchi di una gerontocrazia politica che continua a condizionare una nazione che tutti i giorni perde pezzi della propria democrazia.

La questione dei dazi alla Corte Suprema

Seconda pesantissima sconfitta si sta profilando presso la Corte Suprema, che in questi mesi ha ampiamente sostenuto le azioni di Trump dai più considerate illegali , dove si discute della causa intentata da aziende private contro i dazi indiscriminati imposti da Trump. Il giudice che ha in mano il dossier ha già dichiarato: “non  sembra convincente la motivazione circa la legittimità dei  dazi imposti per “decreto presidenziale” e aggirando l’approvazione del Congresso pur richiamando l’”interesse nazionale”. Se la Corte dovesse considerare illegittime le imposizione dei dazi infliggerebbe un colpo definitivo alla debole credibilità, a livello mondiale,  di Trump che alla  presunta inviolabilità del suo potere esecutivo, e fissando i confini politici e legali del  “potere primario” a cui presidente si deve attenere. Chiaramente trumpone ostenta sicurezza e afferma di avere ampie possibilità, con un piano B, per riconfermare i dazi utilizzando altre leggi. Sa’ perfettamente che non è così e che l’agenzia del tesoro federale potrebbe dover rimborsare  decine di miliardi di $ alle aziende che hanno pagato i dazi.  Incassate con non curanza le sconfitte interne Trump tira dritto per mettere in bacheca una vittoria in trasferta con la vittima, sacrificata alla gloria duratura, che pare essere il Venezuela.

Venezuela: una questione razziale

Una fotografia perfetta sull’attuale situazione in Venezuela è stata fatta in un articolo su questo giornale dalla collega Maddalena Pozzan che chiarisce un punto rilevante per  comprende meglio il chavismo e Maduro. L’ elezione di Chavez a presidente nel 1998 non rappresentò solo un cambiamento di governo ma fu un “cambio razziale” portando al governo  i meticci, che sono il 91% della popolazione, che hanno preso il potere politico ed economico detenuto dai bianchi, l’8% della popolazione, soprattutto di origine spagnola e italiana che detenevano incontrastati il potere economico lasciando ai meticci pochissime risorse.  Nonostante una delle riserve petrolifere maggiori al mondo in Venezuela i meticci avevano tassi di analfabetismo, malattie, malnutrizione e  povertà altissimi . Gli Stati Uniti che considerano il centroamerica il “giardino di casa” hanno provato più volte a ribaltare il chavismo non perché stessero perdendo soldi, con la Chevron in testa il petrolio è estratto quasi totalmente da aziende americane, ma per fattori geopolitici. Gli USA non vogliono avere,  oltre a Cuba,  un’ altro governo,  a poca distanza dalle proprie coste, che si dichiara apertamente socialista, che ha stretti legami con Russia e Cina e che non si considera alleato degli Stati Uniti. Trump stesso ha provato con Guaidò nel 2019 a ribaltare Maduro , che nel frattempo aveva sostituito Chavez deceduto nel 2013, senza riuscirci perché le riforme messe in piedi da Chavez hanno creato un discreto benessere fra i meticci che sono scesi in piazza per difendere il governo e i progressi economici.

La droga non c’entra

 Secondo la Drug Enforcement Administration, il Venezuela rappresenta una minima parte della cocaina che entra negli Stati Uniti e non ha quasi alcun ruolo nel traffico di fentanyl. Ciò non ha impedito all’amministrazione Trump di mettere una taglia di 50 milioni di dollari sulla testa di Maduro e al Procuratore Generale Pam Bondi di definirlo “uno dei più grandi narcotrafficanti al mondo e una minaccia per la nostra sicurezza nazionale“. Le minacce, come afferma  Trump, alla sicurezza nazionale e alla salute degli americani,  rappresentate dalle reti di narcotraffico venezuelane, non convince nessuno e non giustifica una mobilitazione militare americana di enormi dimensioni. Con lo schieramento di questa imponente forza aeronavale gli USA inviano un avviso di sfratto a Maduro ai suoi sostenitori ma sopra tutto ai vertici militari. Secondo voci che provengono dall’opposizione e dalla leader, María Corina Machado,  l’esercito venezuelano sarebbe sul punto di rivoltarsi contro Maduro e hanno chiesto a Trump di schierare la flotta e minacciare un’invasione per dare loro la spinta finale e rovesciare Maduro. Tuttavia il silenzio della signora Machado di fronte agli attacchi navali statunitensi, che potrebbero aver ucciso 65 civili venezuelani,  e la richiesta esplicita agli Stati uniti per una invasione armata sta’  danneggiato la credibilità dell’opposizione, sia in patria che all’estero. Il regime di Caracas è una regime   fascio-comunista con Maduro diventato sempre più un dittatore che ha facilitato il commercio illecito di oro https://freedomhouse.org/it/article/lestrazione-mineraria-illegale-venezuela-sta-intensificando-la-violenza-lecocidio-e-la, riciclaggio di denaro https://www.repubblica.it/economia/2021/01/17/news/ville_jet_privati_orologi_di_lusso_scoperto_un_maxi-giro_di_denaro_da_9_miliardi_dal_venezuela_alla_svizzera-282981226/, armi e droga, represso brutalmente i suoi oppositori, annientato i diritti civili e le istituzioni democratiche. Queste azioni hanno prodotto una delle peggiori catastrofi economiche degli ultimi anni, con circa otto milioni di persone https://www.tempi.it/venezuela-milioni-profughi/, quasi tutti bianchi di origine europea,  che sono fuggite dal Paese. In politica estera l’attuale amministrazione USA   ha  abbandonato la retorica della promozione della democrazia per andare su contenziosi che possono risultare più convincenti  all’opinione pubblica americana. Nel caso della crisi venezuelana dichiarano di voler abbattere un narcostato e dopo quasi 30 anni la CIA ha ricevuto esplicitamente l’autorizzazione a condurre azioni segrete all’interno del Venezuela. E anche questo dovrebbe essere autorizzato dal Congresso.

Trump qualche risultato lo deve ottenere

Esperti militari statunitensi affermano quasi concordi che una invasione avrebbe la possibilità di riuscire con perdite contenute solo in presenza di un golpe militare che, anche se non dovesse riuscire ad eliminare Maduro, potrebbe facilitare il lavoro dei marines. Diversamente i tre livelli in cui è articolato l’apparato militare del regime, che potrebbe contare su 800/900.000 uomini tra forze armate, cellule paramilitari di strada chiamate colectivos, e la Milizia Bolivariana composta di civili ex militari e volontari, rappresenta una forza di combattimento piuttosto consistente. Per anni i leader venezuelani si sono preparati a quella che sapevano una inevitabile guerra asimmetrica con gli Stati Uniti , elaborando piani  di resistenza contro un rivale molto più grande e meglio armato,  e  trasformare Caracas e la giungla, che copre 2/3 del territorio, in uno scenario estremamente rischioso per i marines che in una situazione di guerriglia perderebbero il vantaggio tecnologico. Per il livello di crisi in cui sono arrivati gli americani non potranno tornarsene a casa senza un risultato  e certamente si sta trattando. Le mosse di Trump sembrano nascere dal desiderio di rivendicazione e di vendetta verso Maduro per  il fallimento di Guaidó  che considera come un’umiliazione personale. Quindi potrebbe bastargli la sostituzione di Maduro, garantendo la sopravvivenza del sistema chavista, con l’aggiunta di una vittoria militare con raid aerei contro veri o presunti depositi di droga e trafficanti. Ma potrebbe essere necessaria una azione militare di notevole portata e su larga scala, con incursioni aeree e dei corpi scelti, contro obiettivi militari e del regime come aeroporti ,  basi navali, caserme, uffici governativi, e lo sbarco di migliaia di marines . In questo scenario o  il regime dopo una certa resistenza si sgretola e in breve tempo chiede di trattare oppure resta solido anche in un nucleo più ridotto ma sempre sufficiente per contrastare con atti di guerriglia le truppe americane almeno fino a quando non incominceranno a ritornare in patria un numero consistente di bare con i soldati uccisi e in queto caso sarebbe Trump a dover trovare una via d’uscita che comunque gli permetta di millantare una ennesima vittoria.  

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