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La monetazione romana
di MARIA PACE
Le monete romane
Aes rude: pezzo di bronzo non lavorato.
Aes signatum: pezzo di bronzo contrassegnato
Aes grave: pezzo di bronzo pesante
As: Asse, moneta di bronzo o rame ( con relativi multipli e sottomultipli)
Semis: Semiasse, moneta di bronzo dal valore della metà di un Asse
Quadrans: Quadrante, moneta di bronzo dal basso valore (circa un quarto)
Aureus – Aureo, moneta d’oro
Denarius – Denario, moneta d’argento
Quinarius – Quinario piccola moneta d’argento
Dupondius – Dupondio, moneta dal peso di 2 libbre
Semis–tertius – Sesterzio, moneta d’argento dal valore di 2 assi e mezzo
Monetazione fusa
Rispetto alle civiltà che si affacciavano sul resto del Mediterraneo, l’uso della moneta giunse a Roma piuttosto in ritardo e, cioè, non prima dell’epoca repubblicana; Grecia ed AsiaMinore, infatti, utilizzavano le monete per i loro commerci, già nel VII secolo a.C. Per tutto il periodo monarchico e parte del periodo repubblicano, il commercio, dunque, si basò su una specie di baratto e il mezzo di scambio era determinato dal pecus, cioè dal bestiame, da cui il termine “pecunia”.
Il primo tentativo di monetazione, fu l’utilizzo di scarti di lavorazione del bronzo: l’aes rude, pezzo di bronzo fuso e grezzo, dalla forma e dal peso irregolare, basato sul suo valore intrinseco, cioè il valore del pezzo stesso.
Nonostante i comprensibili disagi legati al peso ed alla forma dell’aes, che doveva essere pesato ad ogni transazione, questo tipo di moneta fu utilizzato per secoli. Almeno fino al IV secolo a.C. quando i pezzi di bronzo, su iniziativa di un gruppo di mercanti, vennero fusi e ridotti in barre o verghe, conosciute come aes signatum, alcune delle quali, anche in argento, secondo, naturalmente, la disponibilità o le risorse naturali presenti in zona.
Devono il nome, probabilmente, alle incisione presenti su entrambe le facciate, di solito un disegno o una parola, come quella che Roma fece incidere intorno al 300 a.C, ossia “Romanom”. Si trattava di un vero marchio che ne garantiva l’autenticità.
L’aes rude, però, non era una vera moneta, in quanto variabile di peso, il lingotto, infatti, si aggirava intorno ai 3 -5 g, un peso tutt’altro che definito da norme. Può considerarsi, però, un primo tentativo di monetazione.
Prime monete repubblicane
Risale al 289 a.C. la prima moneta romana rilasciata dalla zecca di stato, che era situata nel Tempio di Giunone Moneta, sul Campidoglio e il compito di fondere e battere il bronzo per coniarvi moneta, era affidato a tre triumviri monetales. Si trattava dell’aes grave, dal peso di una libbra, cioè 327, 46 gr. Questo era un peso costante, stampato sulle monete stesse e corrispondeva al suo valore intrinseco, pur avendo, queste, forma e dimensione diverse.
Roma era diventata ormai una potenza e le conquiste le avevano procurato grandi quantità di bronzo; non altrettanto di argento, però. Il materiale principale, dunque, era il bronzo e il sistema di monetazione introdotto era basato su as (assi) del peso di una libra (libbra) suddivisi in sottomultipli di uncia (oncia): la libbra romana corrispondeva, dunque, a 12 parti o oncie, così come anche la libbra greca.
La libbra romana, però, era diversa da quella di oggi ed era già diversa da quella greca, più piccola e del peso reale di 8 once.
Per avere l’esatta valutazione della libbra romana e della sua divisione in once, occorre stabilirne il peso in base anche al consumo di materia derivato dal passaggio di mano in mano. Cosicché, l’asse d’epoca repubblicana doveva essere necessariamente più pesante, ad esempio, di quello d’epoca flaviana .
Sottomultipli dell’asse
–1’as o asse corrispondeva a 12 once; il contrassegno era la testa di Giano raffigurata sul dritto e la prua di una nave sul rovescio.
-Il Sextans o Sestante, corrispondente a 2 once, come contrassegno portava sul dritto il disegno di una conchiglia e sul rovescio quello di un caduceo.
-Il Quadrans o Quadrante corrispondeva a 3 once e riportava sulla facciata dritta una mano destra aperta e una mano sinistra sul rovescio.
-Il Triens o Triente, corrispondeva a 4 once e recava come contrassegno un delfino sul rovescio e un fulmine sulla facciata dritta
-Il Semissis o semisse corrispondeva a 6 once e recava la sagoma di Pegaso su entrambe le facciate: in volo verso sinistra, sul dritto e verso destra sul rovescio.
–L’Uncia o Oncia, come contrassegno aveva un chicco di grano su entrambe le facce.
-Semioncia corrispondeva a metà oncia.
Si trovano, spesso, negli scritti antichi, termini relativi ad altri sottomultipli, ma non si tratta di moneta, bensì di valori nominali:
–Septunx, ossia 7 once
–Bessis oppure 8 once
–Dodrans o 9 once
–Decunx oppure 10 once
–Deunx e 11 once