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Matteo Panariello:”Mio fratello è con me quando tiro. Rotterdam? l’appetito vien mangiando”
Matteo Panariello vince la sua prima finale iridata a Pilsen. Abbiamo intervistato il nuovo Campione del Mondo di tiro con l’arco paralimpico
DI FABRIZIO RESTA
Credit foto e video: World Archery
Ai Mondiali di arco paralimpico di Pilsen, in Repubblica Ceca, l’Italia conferma di essere una delle grandi del tiro con l’arco, conquistando 2 ori e 6 argenti, piazzandosi al 2 posto assoluto dietro la Cina. Tra questi spicca l’oro di Matteo Panariello tra i visually impaired categoria VI 1 (non vedenti) che ha battuto l’australiano Craig Newbery per 6-0. Il livornese ci ha concesso un’intervista.
Il video della finale contro l’australiano Craig Newbery
Ciao Matteo, grazie di averci concesso l’intervista. complimenti per la vittoria. Come hai festeggiato?
Ciao a tutti. Grazie a voi per esservi interessati alla mia vittoria! Come ho festeggiato? In realtà non ho fatto niente di particolare, qualche cena con gli amici e la famiglia, e poi ovviamente un brindisi al campo di allenamento con il resto degli arcieri della mia compagnia (A.S.D. Compagnia Arcieri Livornesi Dino Sani), ma senza esagerare perché tra qualche settimana si parte per l’europeo.
Pilsen è una piazza un po’ speciale per te: qui hai vinto anche gli Europei.
Sì, ne parlavo proprio con alcuni compagni di nazionale, e dicevo che si potrebbe organizzare più spesso qualche mondiale o europeo a Pilsen. Non lo so, sarà un posto magico, soprattutto la piazza in cui si svolgono le finali. Quando sono salito sulla linea di tiro, sia nel 2018, sia in questa occasione, avevo un sacco di sensazioni positive e infatti tutto è andato alla perfezione.
Hai vinto senza storia: 6-0 contro Newbery e 6-0 contro Minos, per non parlare di Jones
E’ vero, ma non dobbiamo limitarci soltanto a leggere i punteggi. In realtà ho sofferto molto sotto il punto di vista emotivo, soprattutto gli scontri contro Misos e Jones, facevo molta fatica a trovare i riferimenti che mi servono per capire se sono impostato correttamente, tant’è che ad un certo punto, ho deciso di non preoccuparmene più, e ho iniziato a tirare fidandomi solo delle mie sensazioni, ma onestamente parlando, avrei potuto fare molto meglio. Questo è l’unico rammarico che ho, non riuscire a vivere alcune fasi della gara, con la serenità giusta, quella serenità che mi ha permesso poi di vincere in finale.
In effetti anche se già nelle qualificazioni ti sei classificato primo, non lasciando nemmeno un set agli avversari durante tutti i turni eliminatori, non sembravi molto soddisfatto.
Come ho detto prima, mi conosco e so che posso fare ancora meglio di così. Non mi sono piaciuti alcuni cali di concentrazione che ho avuto sia in qualifica, dove ho messo a segno delle volé non proprio splendide, e la troppa ansia durante i quarti e la semifinale. Devo dire anche che non sapevo la mia posizione in classifica durante la qualificazione, né tantomeno i punti che stavo facendo. Soltanto alla fine la mia guida Alessandra Mosci, mi ha comunicato che salvo incredibili colpi di scena ero primo, e quindi avrei potuto evitare gli ottavi di finale, ma io non me lo aspettavo proprio. Io ero convinto di non aver tirato benissimo, proprio perché avevo fatto molta fatica a livello mentale, soprattutto nella seconda parte di gara. Quello che mi ha aiutato un sacco è stata una frase che Alessandra mi ripeteva sempre come un disco rotto: “Matte cerca la semplicità, fai le cose semplici, non devi fare di più”! Questo e il grande aiuto da casa del mio tecnico Paolo, mi hanno permesso di vincere.
Ci racconteresti che tipo di preparazione ti ha fatto fare il tuo allenatore, Paolo Del Nista?
Per questi campionati del mondo, il mio allenatore ha creato un programma suddiviso in settimane. In ogni settimana vi erano 3 allenamenti da fare, dove in ciascuna sessione era presente un obbiettivo da raggiungere, tirando un certo numero di frecce prestabilito. Per esempio: tirare 144 frecce concentrandosi sul sentire lavorare i muscoli dorsali. Questo programma è servito non solo a farmi trovare pronto a questo appuntamento, ma anche a rimettermi in sesto dopo un lungo periodo di inattività, causa studio in quel di Bologna, periodo in cui non mi sono potuto allenare.
Insieme poi abbiamo pianificato anche un percorso di attività fisica, per smaltire qualche kilo di troppo, e grazie all’unione delle 2 cose, abbiamo ottenuto uno splendido risultato. Per questo io non finirò mai di ringraziarlo, perché Paolo per me non è solo un tecnico, ma è un amico speciale, uno di quelli che tieni nella rubrica dei numeri importanti, che ha sempre la parola giusta al momento giusto, ma soprattutto che sin dal primo giorno, mi ha trattato come un atleta al pari degli altri, non trattandomi da disabile come purtroppo spesso si tende a fare.
Hai dedicato la vittoria a a tuo fratello Alessio, scomparso nel marzo 2021. Gli avevi idealmente promesso la vittoria?
Da quando Alessio è scomparso nel 2021, io ho iniziato a tirare per lui. Come dico sempre ogni medaglia che porto a casa è tutta dedicata a lui. Nel 2018 il giorno della mia finale, mise in piedi un vero e proprio mini cinema in casa per far vedere a tutta la nostra famiglia e ad alcuni amici la mia gara, e nel 2019, quando realizzai il nuovo record del mondo a Firenze, (452 punti), realizzò un disegno che fece stampare su una giacca da gaming, con scritto MP452. Lui è sempre stato orgoglioso di me, e mi ha sempre considerato fonte d’ispirazione. Adesso è lui la mia fonte d’energia per non mollare, per combattere fino all’ultima freccia, così come ha fatto lui durante la sua malattia. Quindi sì, io ogni volta che vado in gara, penso a lui, e anche stavolta me lo sono immaginato mentre imprecava ad ogni freccia tirata male, o mentre esultava alla mia vittoria, tappezzando i social con post e foto delle mie gare.
Sei un tipo ansioso? se si come la combatti?
Io sono molto ansioso, mi agito tantissimo e questo spesso per me è stato fatale in gara. In realtà non faccio niente di speciale, cerco di fare una buona respirazione quando sento che i battiti aumentano, ascolto la mia musica preferita, o chiamo la mia famiglia o i miei amici. Spesso una parola detta da chi ti vuole bene, è uno splendido rimedio per far tornare tutto al proprio posto.
Due mesi fa la vittoria a Firenze, ora i Mondiali a Pilsen. Qual è il tuo prossimo obiettivo?
Diciamo che è un bel periodo, e a me piacerebbe farlo durare ancora un po’. Adesso ci sono gli europei a Rotterdam, e come dice il proverbio l’appetito vien mangiando…. La cosa fondamentale però è non trasformare queste 2 vittorie in ossessione, o in stress. Devo semplicemente andare lì, tirare come so fare, e sicuramente qualcosa di buono verrà fuori.
Vorresti ringraziare qualcuno?
Vorrei ringraziare tutta la nazionale para-archery, che anche stavolta mi ha sostenuto e incoraggiato in ogni singola freccia che ho scoccato, ma i grazie più grandi vanno ovviamente alla mia famiglia, che si è sacrificata tantissimo soprattutto in quest’ultimo periodo per supportarmi durante i miei allenamenti, alla mia società Arcieri Livornesi, che dall’Italia ha tifato incessantemente per me, e poi ci sono loro, Paolo e Alessandra, con cui abbiamo formato un team spettacolare, a cui sarò sempre grato per questo grande risultato, e poi tutti i miei amici, la mia città Livorno, che sono orgoglioso di aver portato sul tetto del mondo.
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