Editoriale
Come due facce della stessa medaglia
di Lavinia Orlando
Risale a solo qualche giorno fa l’ennesimo esempio di cosa la destra di governo intenda con l’espressione “amministrazione del Paese”. L’occasione è fornita da un provvedimento che ha, stranamente, lasciato interdetti i più: lo stralcio delle multe a carico degli over 50 anni non in regola con la vaccinazione anti Covid-19.
Non si comprende, tuttavia, perché ci si meravigli. La misura, contenuta nel Decreto Milleproroghe varato dal Consiglio dei Ministri, che dovrà comunque essere ancora approvato in Parlamento, rappresenta la quintessenza dell’attuale esecutivo, per cui il condono è cosa buona e giusta – gli esempi, al riguardo, si sprecano – e l’evasione viene sovente descritta non come un reato, bensì come una necessità.
Secondo quest’ultimo provvedimento, dunque, lo Stato non avrà più nulla a pretendere nei confronti degli over 50 anni e del personale medico che non avevano rispettato l’obbligo vaccinale contro il Covid-19 e che non avevano ancora pagato la multa prevista – pari a 100 €. Con buona pace di chi si era vaccinato e di chi, proprio per non averlo fatto, aveva pagato la sanzione.
Artefice della norma è quella stessa Lega che riesce, ogni giorno sempre di più, a trasformare addirittura l’alleato Forza Italia nel maggiore difensore, all’interno dell’attuale maggioranza di governo, della legalità – si consideri che è stato proprio il partito fondato da Silvio Berlusconi a criticare aspramente questo nuovo mini condono che sa tanto di misura propagandistica alla disperata ricerca dei voti perduti.
Si parla di 180 milioni di Euro che svaniranno, così, nel nulla, oltre che dell’ennesimo schiaffo in faccia a scienza ed ai tanti morti causati dall’epidemia da Covid-19.
Alla luce solo di ciò, le opposizioni, se volessero, avrebbero di che divertirsi. Se volessero, appunto,
Tuttavia, negli stessi giorni in cui il potere mediatico di Giorgia Meloni si consolida a livello internazionale con l’incoronazione a “persona più potente d’Europa” ad opera della Rivista statunitense Politico ed in cui, in contemporanea, si regalano tanti bei soldini ai ministri ed ai sottosegretari di governo che non siano anche parlamentari, attraverso l’equiparazione dei loro stipendi a quelli previsti per i membri dell’esecutivo che siedano in Parlamento, il centrosinistra, invece che sottolineare le differenze, continua a rincorrere la destra sul suo stesso piano.
Si pensi, ad esempio, all’eterna ricerca del salvatore della patria in grado di federare ciò che sembra andare naturalmente in direzione opposta. I nomi in ballo sono i più svariati – ed avariati.
Al di là dell’appena dimessosi Direttore di Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che ha comunque smentito di scendere in politica, resta sul tavolo il solito Sindaco di Milano, Beppe Sala, su cui ci sarebbe molto da ridire.
È della seconda metà di novembre la notizia dell’approvazione presso la Camera dei deputati del disegno di legge c.d. “Salva Milano”, che, in soldoni, consente che la demolizione e ricostruzione con sagome e volumetrie differenti, in caso si operi in ambiti urbanizzati ed edificati, possa avvenire con una semplice e poco onerosa SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) in luogo della canonica e più costosa – in termini di oneri di urbanizzazione – richiesta di permesso di costruire. Tale provvedimento, ora all’esame del Senato, consentirebbe di riprendere l’attività ai numerosi cantieri milanesi bloccati dalla Procura della Repubblica a titolo preventivo per la sospetta commissione del reato di abuso edilizio. In tutti questi casi, difatti, si trattava di lavori avviati con semplice SCIA, nonostante fossero demolizioni finalizzate alla costruzione di edifici totalmente nuovi – per intenderci, grattacieli in luogo di case a due piani.
Il provvedimento di cui si discorre è stato votato dalla maggioranza e dal PD ed è fortemente caldeggiato dal Sindaco Sala. Così come con la cancellazione delle multe a carico dei no vax, siamo all’apoteosi dell’illegalità, oltre che alla consacrazione della politica come strumento per fermare le indagini scomode e le azioni della magistratura che non siano di gradimento a chi governi.
Se ne ricava che la speranza che Schlein si ponesse in contrasto con precedenti scelte e segnasse una chiara linea di demarcazione tra le destra e la sinistra continua a rivelarsi del tutto vana e l’idea di guardare come federatore del centro che guarda a sinistra a quello stesso Sala, promotore di un modus agendi in tutto e per tutto identico a quello della peggiore destra, non è che una conferma.
RIPRODUZIONE RISERVATA ©