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Promesse da candidato e il diritto alla democrazia diretta

In generale non è più sufficiente dare la parola al cittadino solo ogni cinque anni. Un lasso di tempo enorme. Vogliamo veramente accontentarci di promesse da marinaio pardon, da candidato?

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Credit foto Wikipedia

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Quando verrà pubblicato quest’articolo le operazioni di scrutinio per le elezioni del Parlamento europeo saranno quasi terminate. Mentre i candidati per le elezioni amministrative saranno in attesa per lo scrutinio previsto per le ore 14.

Tempo, quindi, di “sentenze”. Alcuni saranno eletti. Per molti sarà la fine dei sogni di gloria.

Dopo settimane e settimane di promesse saranno gli elettori a decidere.

La campagna elettorale non ha più elementi di novità. I candidati battono le città quartiere per quartiere. Strada per strada. Vanno in luoghi dove non sono mai stati prima e dove non ritorneranno più.

Promettono di tutto. Un lungo libro dei sogni da far impallidire anche la più pretenziosa lettera a Babbo Natale.

In stile Cetto la Qualunque .

Ovviamente molti candidati sono animati dalle migliori intenzioni. In realtà, però, tutti sappiamo che pochissime di quelle promesse elettorali sono realizzabili.

Lo ha spiegato magistralmente il grande Totò come, troppo spesso, funziona il dopo campagna elettorale.

I candidati fanno il loro “lavoro”. Noi elettori, invece, perché non pretendiamo di più?

Il momento politico, economico ed internazionale, è molto delicato.

Non possiamo più permetterci una politica assente per cinque anni e presente solo  nel mese di campagna elettorale. Non si possono più firmare cambiali in bianco.

Non è più accettabile il libro delle favole buono giusto per il periodo elettorale.

Servono proposte serie e realizzabili.

Noi elettori abbiamo il dovere di informarci sulla cosa pubblica. Il dovere di pretendere di essere pienamente rappresentati in Parlamento.

In Svizzera i cittadini possono decidere su tematiche importanti https://www.parlament.ch/press-releases/Pages/Volksabstimmung-9-6-2024.aspx?lang=1040. Perché a noi cittadini italiani viene negato questo diritto?

La sanità, i servizi sociali, i lavori pubblici, la sicurezza, ecc. ecc. , necessitano di fondi in quantità sufficiente.

Lo Stato può procurarsi i fondi necessari solo in due modi. O facendo debito o con le tasse.

Il debito non è più sostenibile. Le tasse sono argomento impopolare che le forze politiche vogliono evitare.

Le tasse non sono un capriccio dello Stato. Non sono un mettere “le mani nelle tasche degli italiani”. Quello lo fanno le borseggiatrici che nemmeno il governo Meloni riesce a fermare.

I redditi medio-bassi che guadagno hanno da tasse leggermente più basse se poi devono spendere un patrimonio in sanità privata?

I “ricchi” possono, forse, fare a meno di uno stato efficiente non la maggioranza dei cittadini. Che, però, troppo spesso credono in facili ricette di finanza pubblica creativa.

Un cittadino consapevole ed informato non avrebbe creduto all’abolizione delle accise sui carburanti. Perché prima di abolirle è necessario garantire, per altra via, le medesime entrate. Non è possibile creare buchi nel bilancio.

Parlando invece dei comuni, ha ancora senso un consiglio comunale dove i cittadini non possono intervenire con proposte e critiche? Hanno senso in paesi di 1500 persone dei consigli comunali che sono, spesso, la brutta copia del Parlamento? Non avrebbe più senso dare più spazio ai cittadini?  Dando modo di presentare, con un numero minimo di firme,  proposte popolari di delibere di consiglio comunale. Introducendo il recall, una mozione di sfiducia soggetta a votazione popolare.

In generale non è più sufficiente dare la parola al cittadino solo ogni cinque anni. Un lasso di tempo enorme. Vogliamo veramente accontentarci di promesse da marinaio pardon, da candidato?

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