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Oasi Culturale

La cultura non muore

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Oggi consigliamo un punto di vista sui social network. Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it/alexargeriwork@gmail.com

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Di Alessandro Andrea Argeri

La cultura non muore, sebbene sarebbe più corretto parlare di “culture” in quanto in ogni epoca c’è sempre stata una cultura “ufficiale”, ma anche una “sottocultura” meno canonica, poco diffusa dalle élite, ma comunque circolante. A tal proposito si potrebbero citare infiniti esempi: dagli elegiaci latini ostracizzati dai circoli più importanti perché ai tempi andava di moda l’epica, ai giullari medievali, riscoperti il secolo scorso dal premio Nobel Dario Fo’, scomunicati dalla Chiesa perché “profani”.

Tuttavia l’impetuoso sviluppo della digitalizzazione, con la successiva capillare diffusione dei social network, non ha reso molto più “liquida” solo l’informazione giornalistica, bensì anche, o soprattutto, la cultura in senso più ampio, tanto da mettere in crisi il concetto di “canonico”. Di conseguenza, possiamo trovare nella home della nostra pagina social balletti registrati da disagiati, modelle seminude ritoccate con Photoshop, così come potremmo imbatterci in contenuti più particolari. Alcuni esempi? Negli ultimi anni sui principali social, da YouTube a Instagram, si sono moltiplicati canali marcatamente culturali realizzati da professori reali, ricercatori, o semplici appassionati di un determinato settore. Su questo giornale abbiamo intervistato sia “Pillole di Storia” sia l’osteopata Mattia Castrignano, entrambi blogger molto seguiti capaci di portare la propria professione a un pubblico più ampio attraverso l’intrattenimento veloce, trovate le interviste rispettivamente qui e qui.

Ancora, possiamo citare l’esempio del canale YouTube dello storico Alessandro Barbero, arrivato a mezzo milione di iscritti. Eppure la storia non soffriva del luogo comune di essere “pallosa”? Un altro canale si chiama “Amante del Teatro”, pubblica opere teatrali per intero, ve lo consiglio. Mentre l’altro giorno, dopo essermi imbattuto in un documentario su Kendrick Lamar, casualmente un attimo prima l’avevo cercato su Google, mi sono iscritto a “Youngerz”, nuovo magazine sul rap americano. Insomma dipende tutto da quali pagine si sceglie di seguire, dunque mai come ora la scelta è di noi utenti. A dispetto dei cookies, infatti, con un po’ di consapevolezza si può resistere al sistema creato dalla società di mercato, improntato ad orientare i nostri interessi con inserzioni pubblicitarie create sulla base dei nostri dati sensibili. Di certo però la digitalizzazione non ha portato un impoverimento culturale, come invece spesso si usa dire.

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