Esteri
Nuovi raids israeliani contro la Siria
Siria , situazione attuale e attacchi israeliani.
Iraq, riorganizzazione squadroni droni di attacco.
Crisi Iran Azerbaigian, il punto sulla situazione.
Ucraina e NATO un difficile rapporto di speranze ed illusioni infrante.
Africa la RCA e le forze russe.
Geopolitica del metano, la crisi dei prezzi in Europa, con video.
I contestati Nobel per la Pace divenuti sempre più strumenti della guerra fredda, con video.
Incidente nel mare Cinese.
Aree di crisi nel mondo n. 87 del 9-10-2021
di Stefano Orsi
Siria
Nuovi raids israeliani contro obbiettivi su suolo siriano.
Per due giorni di fila sono stati segnalati raid aerei su diversi obbiettivi.
Due giorni fa, il 7 ottobre, sono stati colpiti alcuni centri di addestramento e caserme delle forze legate alle forze sciite irachene in Siria presso Al Abukamal.
Proprio il giorno 5 era stato segnalato un importante convoglio di rifornimenti proveniente dall’Iran ed entrato nella provincia di Deir Ezzour dal valico di frontiera di Al Abukamal.
Il carico comprendeva anche missili anticarro e a corto raggio, che sono stati stipati presso depositi sotterranei, scavati nella roccia, sotto la cittadella di Al Mayadin, al sicuro quindi anche da attacchi aerei israeliani.
Gli attacchi di pochi giorni dopo non sono quindi casuali, testimoniano il livello di monitoraggio di Israele su questi settori e l’inutilità dei medesimi, che non riescono ad impedire né l’arrivo dei rifornimenti né il passaggio di ciò che occorre all’Hezbollah libanese attraverso la Siria.
Il giorno 8 verso le ore 21 italiane, le forze della difesa aerea siriana schierate presso la base aerea T4 Tiyas, sita lungo l’autostrada che collega Palmira ad Homs, hanno subito un attacco di alcuni caccia bombardieri israeliani che hanno attaccato la base entrando in territorio siriano lungo l’abituale rotta che attraversa il settore occupato dagli USA, noto come Al Tanf.
Almeno sedici i razzi lanciati dai caccia, buona parte di essi è stata intercettata, ma alcuni sono passati comunque e hanno colpito alcuni obbiettivi, secondo il solito Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, i depositi colpiti stoccavano droni da combattimento iraniani, ma non ci è dato saperlo per certo e la fonte non è certamente delle più affidabili. Di certo sappiamo che nei giorni precedenti erano stati diversi i voli che erano giunti da Teheran, sia a Damasco che proprio alla base T4 Tiyas.
Presso Idlib un convoglio turco è stato attaccato pesantemente con uso di razzi ATGM, non dall’esercito siriano o russo o dai curdi, ma da una formazione legata presumibilmente ad Al Qaeda, Saryat Ansar Abu Bakr al-Siddiq .
Per tutta la settimana sono stati segnalati convogli di mezzi dell’esercito siriano che si stanno schierando a nord, attorno alla sacca di Idlib, un segnale preoccupante se unito ai pesanti bombardamenti che da molte settimane proseguono.
L’incontro tra Erdogan e il Presidente russo Putin non sembra abbia portato ad un qualche accordo sulla presenza dei terroristi in Idlib, pertanto le voci di una imminente nuova operazione militare si fanno via via più insistenti.
Iraq
L’Aeronautica irachena sta riattivando progressivamente il suo 100° squadrone operante con droni CASC Rainbow CH-4B di produzione cinese.
Il CASC (China Aerospace Science & technology Corporation) Rainbow CH-4B (CH sta per Cai Hong) porta un carico di armamento di 350 Kg ed ha un peso massimo al decollo di 1330 Kg.
Un motore a pistoni che gli permette una velocità di circa 200 Km/h, autonomia di 30/40 ore, un raggio d’azione di 2000 km con collegamento satellitare.
Può effettuare missioni sia di combattimento che di ricognizione e riconoscimento.
L’armamento comprende anche missili air to ground cinesi AR-1 con portata di 8 Km a guida tv, IR, o Laser designatore.
Il CH-4B opera ed ingaggia bersagli da una altitudine di 5000 metri che lo pone al sicuro da una ampia gamma di sistemi antiaerei.
I primi sistemi cinesi erano stati forniti nel 2015, ora l’aeronautica li sta finalmente rendendo pienamente operativi.
Sempre interessante notare come abbiano preferito acquistare sistemi d’arma, aggiornamenti e le nuove forniture, da fornitori cinesi anzichè rivolgersi agli USA.
Iran, Turchia, Azerbaigian, Israele, crisi continua.
La Turchia aumenta il volume dei trasporti in volo verso l’Azerbaijan.
Diversi voli cargo turchi sono stati seguiti sui radar, trasportare attrezzature militari a Baku.
Segno evidente che la pressione iraniana è presa molto sul serio e la Turchia ne approfitta per intensificare la sua presenza e l’interscambio con il Paese caucasico.
Il solo giorno 5 ottobre, un Airbus A400M-180, un Lockheed C-130EM Hercules e due Lockheed C-130E Hercules sono decollati dagli aeroporti turchi di Isparta e Kayseri diretti a nord della capitale azera.
Dal 5 al 8 ottobre, si sono svolte nella regione semiautonoma del Nakhichevan esercitazioni congiunte turco azere.
Una chiara risposta a quelle iraniane, nome delle esercitazioni “Fratellanza indistruttibile 2021”.
Il giorno 4 ottobre, sono invece partite le esercitazioni congiunte Georgiano-Turco-azere su territorio georgiano dal nome “Ethernity-2021”.
Ucraina e NATO
I disperati politici ucraini si umiliano continuamente prostrandosi alla ricerca di un appoggio al loro ingresso nella NATO, a suo tempo promesso da USA e probabilmente da parte della UE, per convincere una classe dirigente incapace e corrotta a suicidarsi separandosi economicamente dalla Russia.
Ad oggi le industrie ucraine languono sul filo della totale chiusura, mancano commesse militari e civili e i clienti storici russi si sono attrezzati con industrie sul territorio o li hanno sostituiti con altri.
Il pellegrinaggio continuo con il cappello in mano, prima di Poroshenko, ora di Zelensky, è troppo umiliante persino per i rivoltosi maidanisti, traditi da tutti i loro sponsor ed ancora aggrappati a quelle false promesse.
Anche ribadirlo, nell’incontro di qualche settimana fa con Moldavia, Romania, Polonia, non ha portato alcun nuovo spiraglio di apertura.
La stessa Merkel ha più volte ribadito che la questione nemmeno sia in discussione, e se a dirlo è la Merkel è chiaro che l’argomento sia chiuso, anche con l’eventuale suo successore.
Forse Zelensky non ha compreso le difficoltà interne in cui la NATO stessa si trova dopo la crisi causata dalla Turchia, con le forniture degli S400 russi, e la crisi con la Grecia che si appoggia più alla Francia che alla NATO stessa per difendersi dalla Turchia – per non parlare della sconfitta subita in Afghanistan.
Africa
RCA Repubblica Centrafricana
Dopo averne accennato la settimana scorsa a causa delle tensioni crescenti tra la Francia e il Mali, ora sappiamo che gli istruttori russi presenti nella RCA sono addirittura 1.135 e nessuno di loro è un mercenario, ma sono tutti soldati russi.
La controffensiva guidata dai consiglieri ed istruttori russi in poche settimane è stata in grado di annullare tutti i progressi ottenuti dalle milizie ribelli in mesi di avanzata verso la capitale Bangui.
La cosa singolare emersa in queste settimane è stata invece la presenza di personale militare bianco nei campi di addestramento delle milizie ribelli, tutto è stato documentato dalle forze russe che ora stanno identificando da dove queste presenze mercenarie provengano.
Geopolitica del metano
Il caro record dei prezzi del metano non dipende da carenza di forniture, come attestato dalla stessa Merkel durante un vertice con i Paesi balcanici, ma da errori commessi dai Paesi europei che hanno abbassato il livello delle loro riserve e non hanno provveduto per tempo a concludere accordi di forniture pluriennali a prezzo fissato.
Questo naturalmente riguarda i rapporti della UE con la Russia e il fatto che molti Paesi membri non abbiano volutamente sottoscritto contratti con Mosca per volere implicito di Bruxelles.
Erano in corso forti pressioni sulla Germania da parte USA per sospendere i lavori del North Stream 2 e questo probabilmente ha influito negativamente sulle politiche energetiche di molti Paesi meno coscienti dei rischi e dei costi di tali ritardi, tra cui il nostro.
Politiche troppo condiscendenti verso Bruxelles e Washington non pagano mai.
Del resto la Von der Layen non paga mica forniture di gas, sono gli Stati membri a farlo, lei si occupa con la sua Commissione di aumentare le tasse sulle forniture e rincarare ulteriormente le nostre bollette.
Il prezzo massimo raggiunto in questi giorni ha sfiorato i 2000 € per mille metri cubi, per fare un esempio.
L’Ungheria ha chiuso poche settimane fa un contratto pluriennale con la Russia per la fornitura di gas a 490 € per mille metri cubi.
La Serbia ha in scadenza un contratto, che vuole rinnovare per altri 6 mesi, al prezzo di 270 € per gli stessi 1000 metri cubi che noi pagheremo quasi 2000 €.
Qualcosa non funziona nella UE e nei nostri governi, incapaci di prendere necessarie iniziative e stipulare contratti di fornitura come sempre, negli anni passati, avevano saputo fare.
Alla fine è dovuto intervenire il Presidente della Russia Putin.
Ingiustamente accusato da molti media europei per i rincari, totalmente scagionato dalle precisazioni tedesche, la Merkel ha dichiarato che le forniture di gas da parte di Gazprom verso l’Europa sono al momento superiori agli anni passati.
Non manca il metano, anzi Gazprom ha dato disponibilità ad innalzare tali forniture di un ulteriore 8% e, se sarà richiesto, potranno farlo ancora per altrettanto.
Immediatamente i prezzi sono scesi verso livelli meno drammatici.
Possiamo solo dire grazie se qualcuno pone rimedio ai nostri disastrosi ed incapaci governi.
Occorre tornare con la mente agli anni in cui il governo Renzi annullò il progetto del South Stream, collegamento sottomarino e terrestre tra la Russia e l’Italia, che sarebbe stato progettato e realizzato in maggior parte dalla nostra SAIPEM.
https://www.saipem.com/sites/default/files/2019-04/2889CSSaipem30122014.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/South_Stream#/media/File:South_Stream_map.png
https://it.wikipedia.org/wiki/TurkStream
https://www.gazprom.com/projects/turk-stream/
Il South Stream avrebbe garantito forniture a prezzo stabile e prefissato per anni al nostro Paese, in quantità tali da soddisfare non solo il nostro fabbisogno, ma anche tali da permetterci di rivenderlo all’estero trasformandoci in Hub di distribuzione con notevoli guadagni.
Il senno di poi ci chiarisce perchè USA e UE abbiano fatto pressione sul nostro Paese perchè abbandonasse il progetto assieme alla “cattiva” Russia solo per permettere alla Germania di portare a termine invece il suo North Stream 2.
Ma si sa, ognuno ha i governanti che si merita, noi avevamo Renzi allora e Draghi oggi, in Germania avevano Angela Merkel.
Nobel per la Pace
Sulla vicenda delle assegnazioni dei Nobel per la pace si allega il video girato a tal proposito.
Incidente del mar cinese
Una unità della Marina Statunitense, il sottomarino classe Seawolf USS Connecticut, ha colliso in immersione con un non identificato oggetto.
Ha subito danni rilevanti che lo rendono inabile al combattimento ma ancora in grado di navigare e sta rientrando alla base delle Hawaii.
A bordo ci sono almeno sette marinai feriti, due in forma seria.
L’incidente è avvenuto il giorno 2 di ottobre, ma solo l’8 è stato comunicato dalle autorità statunitensi.
La classe Seawolf rappresenta lo stato dell’arte dei sottomarini americani.
Costruito in soli 3 esemplari a causa degli elevatissimi costi a metà degli anni ’90, ancora oggi sembra avere prestazioni non raggiunte nemmeno dal moderno classe Virginia, sottomarino d’attacco che ha sostituito la classe Los Angeles.
L’incidente e la presenza nelle acque del Mare Cinese dello USS Connecticut non sono disgiunte dalle crescenti tensioni tra la Cina e la provincia ribelle di Taiwan, di cui tratteremo in un prossimo articolo.
Il Che
Il 9 ottobre ricordiamo la morte di Ernesto Che Guevara avvenuta in Bolivia a La Higuera, assassinato da soldati del regime.
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