Cultura
Elvira Catello: una pacifista pugliese a New York nel Novecento
di MICAELA RICCI
“Elvira Catello e la ‘Lux’ tra utopia e libertà”, l’ultima pubblicazione di Mario Gianfrate e Vito Antonio Leuzzi, con la collaborazione di Jennifer Guglielmo, per la casa editrice pugliese Edizioni dal Sud, offre una lettura seria e allo stesso tempo originale dell’attivismo italiano in America a cavallo tra XIX e XX secolo. Il libro offre numerose linee di lettura e chiavi interpretative, permettendo al lettore di approfondire le delicate questioni dell’emigrazione italiana della seconda metà dell’’800 e di immergersi nella lettura di un testo che è specchio fedele di quelle problematiche e di quei cambiamenti sociali.
Il libro si apre, con un incipit da romanzo, sull’abbandono della piccola Elvira presso la Ruota degli esposti di Locorotondo, una pratica, questa, di largo uso in un periodo storico in cui la povertà non permetteva spesso la possibilità dell’accudimento familiare, per poi snodarsi attraverso le varie fasi della vita della protagonista. Dall’adolescenza vissuta in Contrada Serralta, al matrimonio con Paolo Perrini, fino alla migrazione negli Stati Uniti con la creazione della libreria “Lux” sulla First Avenue di New York.
L’elemento più interessante dell’opera è certamente la capacità dei tre autori di riuscire a “leggere” la storia attraverso la testimonianza umana di un personaggio inedito che è, attraverso le sue vicende personali, il simbolo di un’epoca di trasformazioni economiche, politiche e di avvenimenti storici che finiscono per influenzare e plasmare la stessa vita della protagonista.
In questa direzione l’indagine storica illumina la realtà di fine ‘800, il carattere ancora prettamente rurale della Puglia di quel periodo, nonostante qualche positivo miglioramento (ad esempio la costruzione della ferrovia Bari-Locorotondo), le proteste operaie e il nascente “sovversivismo” del movimento anarchico e delle Leghe, la repressione dell’esercito invocata dalla borghesia agraria e l’offensiva delle Camere del lavoro per fronteggiare tale repressione.
Sullo sfondo di una predicazione socialista che si colora di ideali anarco-sindacalisti (un nome per tutti è quello di Giovanni Gianfrate), avviene l’incontro tra la giovane Catello e lo scrivano anarchico Paolo Perrini, incontro che li porterà ad unirsi in matrimonio nel 1906. Il destino della donna viene legato indissolubilmente a quello di un uomo che è costretto a vivere la perdita del lavoro e la necessità di emigrare negli Stati Uniti in cerca di una vita migliore, alla stregua di tanti altri Pugliesi coinvolti nella crisi agraria del primo decennio del Novecento.
La storia personale sembra intrecciarsi a quella collettiva, la miseria umana diventare simbolo di quella sociale e la Catello, influenzata dal clima ideologico-culturale intollerante nei confronti delle donne, decide di seguire il suo amato a New York, dove fonda la libreria “Lux” a Manhattan che diventa, subito, covo di anarchici e sovversivi e luogo di numerose pubblicazioni a sfondo sociale.
La ricostruzione storica puntuale mette in luce i rapporti sempre vivi dei due coniugi con i socialisti e gli anarchici del paese natale, mostrando come queste relazioni alimentino un dibattito vivo attraverso riviste, giornali, scambi epistolari. La stessa Elvira scrive a più riprese sul giornale dei socialisti di Locorotondo («Seme») con lo pseudonimo di “Una madre”, lo stesso che troveremo nel dramma “Il trionfo della verità”. Ma il coraggio di Elvira Catella si manifesta in modo ancora più evidente durante la “Grange Guerra” e, nonostante i costanti tentativi censori nei confronti della casa editrice-libreria, Elvira e Paolo riescono a militare nel “Circolo East Harlem” e ad intraprendere un percorso d’impegno teatrale molto significativo. La censura fascista estenuante e continua spingerà Elvira ad interrompere la sua ttività nel 1929, senza però offuscare in alcun modo la lotta della donna per la libertà e la solidarietà umana, fino a far perdere le sue tracce alla fine degli anni ’30.
Se il percorso intrapreso da Gianfrate e Leuzzi mostra un personaggio tenace, attivo che persegue le sue idee all’interno degli sconvolgimenti storici del periodo, la ricostruzione di Jennifer Guglielmo offre un’altra linea di lettura, quella che indica la Catello come un esempio emblematico di attivismo femminile contro gli stereotipi sociali dell’epoca. Il suo attivismo politico trova campo di espressione nella produzione teatrale, creando, come afferma la Guglielmo, “immagini di donne politicizzate e senza peli sulla lingua” che “misero il pubblico di fronte ai temi centrali della quotidianità femminile”; il teatro, dunque, come modo per diffondere le ideologie rivoluzionarie presso un pubblico meno colto ma anche come nicchia privilegiata di espressione femminile.
Un esempio di pubblicazione drammatica della militante pugliese è il dramma in quattro atti “Il trionfo della verità”, inserito nella seconda parte della lavoro, e pubblicato nel 1914 a Locorotondo. Nella prefazione è illustrato in modo vivido il sogno socialista, attraverso la metafora di una fabbricazione intesa come “un ponte che unisca i popoli attraverso i mari: una fortezza che sappia schivare tutte le insidie della società borghese” alla quale l’autrice aggiunge una pietra per indicare il suo esiderio di partecipare a questo sogno di “cooperazione” tra gli uomini. Ed è proprio a questa collaborazione e al rispetto della libertà che Elvira Catello dedica la sua intera esistenza e il merito maggiore dell’indagine storica condotta dai nostri tre autori risiede proprio nell’aver riportato alla luce un personaggio di estremo interesse storico ed umano, ulteriore tassello per comprendere il complesso periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento.