Inchiesta
La misteriosa morte di Gianni Terra
Anche nella tragica vicenda del crollo nel cantiere di Firenze, cruciale è il ruolo delle Forze dell’ordine e dei Vigili del Fuoco. Grande è la giusta riconoscenza per l’opera di uomini e donne con la divisa dello Stato.
Esistono anche altri che indossano una divisa meno conosciuta e riconosciuta. Quella della vigilanza privata. Un operato il loro visto, a volte, come di serie b.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Anche nella tragica vicenda del crollo nel cantiere di Firenze, è stato cruciale il ruolo delle Forze dell’ordine e dei Vigili del Fuoco. Grande è la giusta riconoscenza per l’opera degli uomini e delle donne con la divisa dello Stato.
Esistono anche altri che indossano una divisa meno conosciuta e riconosciuta. Quella della vigilanza privata. Un operato il loro visto, a volte, come di serie b.
Eppure il ruolo della vigilanza privata è importante per la sicurezza e per l’economia. Come tragicamente importante è il tributo di sangue dei vigilanti morti in servizio.
Come Gianni Terra. Guardia giurata, morto in circostanze oscure il 4 dicembre 1997 nei pressi dello scalo merci di Santa Palomba dove prestava servizio di vigilanza.
Terra lavorava da 7 anni per la Mondialpol. Negli ultimi tempi prestava servizio presso lo scalo merci di Santa Palomba dove vengono smistate merci di ogni genere. Il 3 dicembre 1997 prende servizio verso le 22, come al solito. La solita routine. Che viene presto interrotta.
Gianni Terra ha una discussione con alcuni addetti dello scalo merci, che vogliono tenere aperto il cancello che separa lo scalo dalla stazione di Pomezia. Terra aveva l’ordine di tenerlo chiuso e si attiene all’ordine. Nonostante una strana telefonata, sempre nella tarda serata del 3 dicembre, di un sedicente direttore che chiedeva l’apertura del cancello. La mattina del 4 dicembre Gianni Terra non viene trovato sul luogo di lavoro. È scomparso.
La sua macchina è regolarmente parcheggiata. Il gabbiotto di guardia si presenta chiuso dall’esterno. All’interno vengono rinvenuti il portafogli e il cellulare di Terra . Il televisore ancora accesso. Nei bagni vicini al gabbiotto viene trovato l’allarme messo fuori uso e gli idranti srotolati. Iniziano le ricerche di Gianni.
La moglie e il figlio di 18 mesi, sperano in un miracolo. Inutilmente. Il corpo di Gianni Terra, viene ritrovato il 9 dicembre in un cunicolo del deposito della Firestone.
Il deposito si trova a 500 metri dal luogo dove lavorava Terra. La morte è causata da un colpo di pistola alla testa. Sparato dall’arma della guardia giurata e ritrovata accanto al corpo. Il corpo presenta una frattura alla gamba.
Secondo la versione ufficiale Terra si è suicidato. Secondo gli investigatori Gianni durante la notte ha un raptus. Rompe l’allarme, srotola gli idranti. Poi lascia lo scalo di Santa Palomba, percorre di notte 500 metri. Scavalca due recinzioni, si rompe una gamba, si trascina in un cunicolo. Poi si spara.
Una versione difficile da accettare, senza sollevare dubbi. Tutti descrivono Gianni Terra come sereno, tranquillo, senza motivi apparenti per suicidarsi. Solo una donna dichiara di averlo visto sconvolto il pomeriggio del 3 dicembre.
Nel 1997, dopo la morte di Terra, alcuni giornali riportano del suo interesse per l’occultismo e messe nere. Ipotesi, voci, che non hanno trovato riscontro. Certo è che Terra è oggetto di pressioni e forse minacce per costringerlo ad aprire il cancello. Certo è che nella notte in cui muore viene rubato un Tir a poca distanza da dove Terra presta servizio.
Certa è la presenza della malavita nello scalo di Santa Palomba. Il caso venne archiviato come suicidio ma dopo 27 anni i dubbi restano.
La dinamica sembra indicare che Terra fugge da un pericolo. Reale o immaginario ? Non ci sono elementi per pensare che stesse delirando. Reale o immaginario, perché Terra non usa la pistola per difendersi dal pericolo ? Perché non spara in aria per attirare l’attenzione ? Forse perché era stato disarmato e forse srotola gli idranti per provare a difendersi non avendo più la pistola. Forse.
Sicuramente le domande senza risposta sono molte. Rimane la realtà di una donna che ha perso il marito e di un figlio cresciuto senza padre. Rimane la realtà di un caso chiuso velocemente. Rimane la realtà del buio che ha sepolto la vita di Gianni Terra.
Un padre, un marito, una persona che faceva con onestà un lavoro pericoloso. Un lavoro in cui può diventare pericoloso anche non aprire un cancello. Tutti ricordiamo spesso e giustamente i 100 passi di Peppino Impastato. È tempo di ricordare anche i 500 metri di Gianni Terra.
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