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23 Novembre 2025

Da Ceprano a Cassino: storie da un’Italia insicura e dimenticata

Sicurezza in Provincia: L’Allarme Silenzioso tra Ceprano e Cassino

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Credit foto https://www.teleuniverso.it/ceprano-fiamme-nella-notte-in-via-chiusa-grande-a-fuoco-due-auto/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Che le nostre città non siano sicure non è certo uno scoop. La percezione di insicurezza è sotto gli occhi di tutti, da Roma a Milano. Ha fatto molto scalpore, ad esempio, la recente aggressione nella metropolitana romana allo youtuber Simone Cicalone (impegnato contro i borseggiatori).

Tuttavia, c’è un aspetto fondamentale che spesso sfugge al dibattito nazionale: la disparità di trattamento mediatico.

Mentre le grandi metropoli attirano l’attenzione delle telecamere — portando spesso a interventi, più o meno efficaci, per il ripristino dell’ordine pubblico — le realtà più piccole vengono sistematicamente ignorate. Qui, le notizie di reati e degrado restano relegate nelle brevi della cronaca locale. È il caso emblematico di Ceprano e Cassino, in provincia di Frosinone.

L’incubo degli incendi a Ceprano

A Ceprano, la situazione è allarmante da diversi anni. Si registrano numerose auto distrutte da incendi dolosi, episodi che avvengono quasi sempre all’interno o nelle vicinanze dei palazzi di edilizia popolare gestiti dall’ATER di Frosinone https://www.teleuniverso.it/ceprano-due-auto-distrutte-dalle-fiamme-nella-notte-si-indaga/.

La situazione ha raggiunto livelli drammatici: una famiglia ha visto bruciare la propria auto, acquistata con grandi sacrifici, per ben due volte https://www.ciociariaoggi.it/news/home/312175/ancora-un-auto-incendiata-a-ceprano-cresce-la-paura-fra-i-residenti.html. Nonostante la gravità dei fatti, l’ATER di Frosinone lamenta la mancanza di risorse per installare un sistema di videosorveglianza adeguato.

Il problema potrebbe essere risolto attraverso un tavolo di confronto tra Prefettura, Ater e Comune di Ceprano per reperire i fondi necessari. Dobbiamo forse credere che, essendo un fenomeno circoscritto, non meriti attenzione e stanziamenti? Ci rifiutiamo di pensarlo.

Cassino: tra violenza e integrazione difficile

Spostandoci di pochi chilometri, Cassino occupa da mesi le pagine della cronaca giudiziaria. Risse continue, spaccio di sostanze stupefacenti e atti intimidatori gravissimi, come l’incendio dell’auto di un magistrato in servizio presso la locale Procura https://ilsud-est.it/attualita/cronaca/2025/06/02/lauto-della-p-m-francesca-fresch-incendiata-e-lemergenza-cronica-di-cassino/.

La città affronta una gestione complessa dell’integrazione, con una forte presenza di cittadini stranieri nel tessuto urbano e nelle zone limitrofe. Le criticità riguardano soprattutto le fasce più giovani: sono frequenti gli episodi di violenza che li vedono protagonisti. Si tratta di un fenomeno diffuso in tutta Italia e già ben noto in Francia https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/la-francia-tra-immigrazione-e-conflitti-sociali-16007, ma che in una cittadina delle dimensioni di Cassino ha un impatto sociale devastante.

L’ultimo episodio ha scosso l’opinione pubblica: due giovani stranieri hanno aggredito la titolare di un bar e un suo dipendente https://www.ilmessaggero.it/frosinone/lite_al_bar_caffe_picchiata_la_proprietaria-9190535.html. Il giorno successivo, davanti al Tribunale di Cassino, è apparso uno striscione del movimento di estrema destra con la scritta “Remigrazione” https://www.leggocassino.it/2025/11/19/cassino-remigrazione-rivendica-lo-striscione-in-piazza-labriola-e-replica-al-nostro-quotidiano.

La politica: slogan vs realtà

Lo striscione ha inevitabilmente acceso il dibattito, polarizzando l’opinione pubblica tra chi invoca il “pugno di ferro” e chi ritiene tali messaggi eversivi. Ma la realtà è molto più complessa degli slogan.

Da un lato, la destra propone provvedimenti “muscolari” cavalcando la paura dei cittadini: remigrazione, blocco navale, pene esemplari. Spesso, però, queste soluzioni si scontrano con norme costituzionali ed europee, oppure risultano inattuabili per i costi esorbitanti e le complessità logistiche (nuove carceri che non ci sono, costi per i rimpatri, accordi internazionali mancanti).

Dall’altro lato, la sinistra propone ricette basate su integrazione e accoglienza, mirando a eliminare il disagio sociale come causa scatenante della violenza. Un approccio ideale, che però richiede due fattori che scarseggiano: tempo e denaro. Servirebbero investimenti massicci su scuole, alloggi popolari e centri di integrazione.

La questione dei fondi: il vero nodo gordiano

Qualsiasi sia la ricetta presentata dalle forze politiche, il denominatore comune è la necessità di soldi. Risorse che, puntualmente, non vengono mai trovate.

La soluzione ideale sarebbe probabilmente un mix pragmatico:

Controllo capillare del territorio; certezza della pena; rimpatrio effettivo dei soggetti violenti e creazione di una vera rete di integrazione e accoglienza.

Tutto questo richiede fondi strutturali. Viene maliziosamente da chiedersi: alle forze politiche conviene davvero risolvere la questione sicurezza? Forse è più comodo — e sicuramente gratuito — cavalcare la paura e la rabbia degli elettori piuttosto che investire.

Il cittadino dovrebbe iniziare a porre una domanda scomoda al politico di turno: “Con quali fondi pensi di finanziare le soluzioni che proponi?”. Soprattutto quando è in gioco la nostra sicurezza.

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