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17 Novembre 2025

Non è la Rai ma la BBC!!

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Credit foto https://deadline.com/2025/11/trump-bbc-apology-documentary-1236616818/

Di Fulvio Rapanà

Due massimi dirigenti della BBC si sono dimessi,  domenica 9 novembre,  in seguito a un rapporto nel quale si denunciava come l’emittente pubblica avesse mandato in onda un servizio su un discorso di Trump pronunciato qualche ora prima dell’assalto del 6 gennaio 2021 al Campidoglio. Il documento, intitolato “Trump: A Second Chance?“, trasmesso da BBC Panorama, prima delle elezioni presidenziali dello scorso anno, assembla spezzoni, tratti da una unica dichiarazioni rilasciata da Trump in un lasso di tempo di  50 minuti,  poco prima dell’assalto al Campidoglio, nel quale si da  l’impressione di una incitazione diretta all’azione violenta mentre nell’originale Trump chiedeva ai suoi sostenitori di “marciare e farsi ascoltare pacificamente”. Per la BBC  questa è  solo l’ultima di una serie di contestazioni che giornali e media di destra sia in Gran Bertagna che negli Stati Uniti rivolgono alla storica emittente. Sono state mosse critiche  secondo le quali l’emittente BBC Arabic ha mandato in onda un giornalista che avrebbe pubblicato commenti precedente antisemiti. E’ stata criticata per non aver staccato la trasmissione in diretta del festival musicale di Glastonbury, quando l’artista Bob Vylan ha guidato la folla nei cori   contro l’esercito israeliano.  L’Ofcom, l’autorità britannica di regolamentazione dei media, ha stabilito che la BBC aveva commesso una “grave violazione” delle norme sulla radiodiffusione non rivelando che il narratore di un documentario su Gaza era il figlio di un affiliato ad Hamas. Come se per ogni documento che va in onda si scrive chi sono il padre e la madre dell’autore!!.

BBC una reputazione planetaria

Con circa 21.000 dipendenti, la BBC è la principale emittente pubblica al mondo, o quantomeno dell’occidente, e trae il suo finanziamento principalmente dal canone pagato dai britannici integrato dagli introiti commerciali. Produce una vasta gamma di contenuti, dalle notizie all’intrattenimento, e raggiunge anche i mercati esteri grazie alle sue attività di radiodiffusione internazionale. Più o meno come la RAI. Negli Stati Uniti non esiste un’organizzazione giornalistica che raggiunga più del 25% della popolazione in una settimana mentre   BBC News raggiunge in una settimana il 74% degli adulti del Regno Unito . In un secolo di storia la BBC si è guadagnata  una reputazione di indipendenza, imparzialità e professionalità superiore a qualsiasi altra emittente, o social, pubblica e privata e di questo i britannici ne vanno fieri. Alti dirigenti hanno affermato che l’emittente è  sotto attacco: “c’è  una campagna politica da parte di persone che vogliono distruggere l’organizzazione e  l’attuale controversia su BBC Panorama, riguardante il presidente Trump, ha raggiunto uno stadio tale da danneggiare la BBC. Le recenti accuse secondo cui BBC News sarebbe istituzionalmente faziosa sono sbagliate e fuorvianti”.  Le contestazioni alla linea editoriale e al ruolo come emittente pubblica che hanno investito la BBC  non sono riferibili espressamente alla questione su  Trump quanto alle aumentate tensioni in un mondo politico e mediatico profondamente diviso e fortemente condizionato da forze nazionaliste e populiste che vorrebbero essere meglio rappresentate le loro ragioni . Kemi Badenoch, leader del principale partito di opposizione, il Partito Conservatore, ha accolto con favore le dimissioni, ma ha aggiunto che la questione “ha messo in luce un pregiudizio istituzionale che non può essere spazzato via con due dimissioni: è necessario adottare misure forti su tutte le questioni sollevate”. Diversamente Ed Davey,  leader del partito centrista Liberal Democratico , ha scritto : “Vedere la Casa Bianca di Trump  attaccare la BBC dovrebbe preoccuparci tutti”.                      

    Danno reputazionale tutto da dimostrare                                                                                           

    L’attualità sulla questione Trump continua a tenere banco. Le pressioni sul signor Davie e sui dirigenti della BBC erano aumentate dopo che la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt aveva accusato l’emittente di essere “intenzionalmente disonesta” nella sua rappresentazione dell’insurrezione di Capitol Hill.  Trump ha accolto con favore le dimissioni in un post sul suo account Truth Social ma pochi credono che si accontenti delle dimissioni dei due dirigenti e delle scuse pubbliche da parte dei vertici dell’emittente. E infatti la portavoce della Casa Bianca, anche dopo le dimissioni dei due dirigenti e le scuse pubbliche,  ha rincarato la dose dichiarando che dato lo sputtanamento a livello globale il “presidente sta valutando la richiesta di un risarcimento da un miliardo di dollari, o forse cinque miliardi”. I legali della Bbc avrebbero comunicato all’emittente che gran parte delle richieste di Trump non stanno in piedi e che il presidente Usa non ha alcun titolo a chiedere risarcimenti miliardari, visto che si è trattato soltanto di un montaggio sbagliato, inoltre, per il diritto britannico,  la querela deve essere depositata entro un anno dal momento in cui avviene l’atto diffamatorio . Marina Hyde su Guardian scrive: “ la legge britannica sulla diffamazione si basa sul concetto che la reputazione di qualcuno abbia subito un danno materiale. Se Trump dovesse citare in giudizio la BBC nei nostri tribunali, il caso del presidente degli Stati Uniti si baserebbe presumibilmente sul concetto che lui, un criminale condannato e riconosciuto colpevole di 34 capi d’accusa per falsificazione di documenti aziendali in un caso di hush money; un perdente in una causa civile accusato di aver abusato sessualmente di una donna e condannato a risarcirla con 83 milioni di dollari,  abbia subito un danno alla sua reputazione, a causa del montaggio di una clip  trasmessa in un paese diverso dagli Stati Uniti, tanto importante e rilevante per la reputazione del Sig. Trump che nessuno si accorse all’epoca in cui fu pubblicato e prima di ottenere una vittoria alle elezioni presidenziali”.

Trump non se ne andrà                                                                                                             

            Da questo “affaire” vengono a galla le due questioni che dentro le emittenti pubbliche  stanno alimentando lo scontro fra conservatori e progressisti . Primo, negli ultimi due anni le contestazioni alla BBC, e a molte emittenti televisive pubbliche, non alla Rai,  derivano dalla gestione mediatica del genocidio di Gaza che, per le destre, sarebbe  troppo favorevole alle ragioni dei palestinesi e alla loro versione dei fatti. Da parte dei governi in occidente c’è ancora un forte senso di difesa verso Israele che, per gli orrori che tutti i giorni filtrano da Gaza e dalla Cisgiordania,  una parte rilevante dell’opinione pubblica, che in democrazia sarebbe quella che conta,   ritenere non essere più parte della nostra comunità. Per i nostri governi anche solo fare dei cori contro l’esercito israeliano è considerato illegittimo e andrebbero censurati!!. Ma le cose stanno cambiando. Negli Stati Uniti il movimento MAGA, che certamente non è né pro-islam, né pro-Hamas e né di sinistra, chiede insistentemente, attraverso leaders come  Bannon e Tucker Carlson,  una indagine approfondita sull’intrusione del Mossad nei sistemi e nelle agenzie di sicurezza federali. Chiedono inoltre di vietare le attività svolte delle lobby pro-Israele, come l’AIPAC, nel condizionare, a favore di una nazione straniera, il sistema politico americano. Secondo: vi è uno scontro relativo al racconto che le emittenti pubbliche fanno di Trump. Un condottiero che sta difendendo i valori e il benessere  dell’occidente per la destra, un autocrate illiberale per i progressisti che sta distruggendo la democrazia, che vuole limitare la libertà di stampa e le attività di una stampa libera e indipendente. Negli USA Trump sta facendo comprare tutti i network e le piattaforme da suoi amici e i giornali, anche i più importanti, sono tenuti a freno dai proprietari che sono o sodali o minacciati da Trump. Ha perso nettamente le elezioni di qualche giorno fa e non si è minimamente preoccupato ma ha approfittato per minacciare gli eletti e le comunità che li hanno votati. Non gli interesserà nulla nemmeno se nelle elezioni di midterm dovesse perdere la maggioranza alla Camera o al Senato o in ambedue perché, come fa ora, salterebbe le competenze del Congresso attraverso gli “ordini esecutivi presidenziali”. Non gli interesserà nemmeno se si faranno o meno le presidenziali del 2028 e se le vincerà o le perderà perché lui sta programmando qualsiasi evenienza  in modo da restare comunque alla Casa Bianca. Per sempre.

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