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03 Novembre 2025

Xi Jimping Vs. Trump: il 1°round ratifica il declino USA?

Se l’accordo sottoscritto a Busan è un pareggio, e non una vittoria degli Stati Uniti, tutti prenderanno atto che gli USA potrebbero perdere la guerra commerciale e insieme a questa una parte rilevante della credibilità e dell’ influenza in Asia per gli anni a venire

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Credit foto https://www.ilfaroonline.it/2025/10/27/usa-cina-trump-in-asia-cosa-ce-davvero-sul-tavolo-con-xi/621981/

Di Fulvio Rapanà

Prima dell’incontro fra Xi Jimping e Trump gli “sherpa” di entrambi le parti hanno lavorato a lungo per fare in modo che l’accordo fosse sostanziale e rappresentasse un reale passo indietro rispetto all’escalation confusa che si è innescata fra le due superpotenze con brusche accelerazioni e parziali retromarce. Filtrano indicazioni che danno per raggiunto  un “accordo di ampia portata” che i due presidenti hanno sottoscritto “con reciproca soddisfazione”.  Nessuno ritiene che siano maturi  tempi,  esigenze  e probabilmente nemmeno la volontà,  di concludere realmente un accordo globale che necessiterebbe mesi o forse anni di trattative con diplomatici e “sherpa” professionisti  distanti anni luce dalla cultura MAGA. Pochi hanno creduto alle parole di Trump che ha confermato, con i giornalisti che viaggiavano con lui in Asia,  di un “accordo completo con un  livello di soddisfazione di 12 su una scala da 1 a 10!!”. Eccezionale veramente!!.  I  punti certi dell’accordo sarebbero che: Washington ridurrà i dazi al 47% mentre Pechino sospenderà per un anno i controlli sulle esportazioni di terre rare, la cui carenza minaccia di sconvolgere le catene di approvvigionamento globali, inoltre  Pechino riprenderà gli acquisti di soia dagli Stati Uniti. Né il Segretario al Tesoro Scott Bessent né l’inviato commerciale cinese Li Chenggang hanno dichiarato di aver trovato un punto di accordo sulle altre questioni, che alimentano le tensione più gravi  nelle reciproche relazioni, tra cui lo sblocco completo da parte degli Stati Uniti del commercio verso la Cina di chip per semiconduttori di fascia alta, fondamentali per lo sviluppo dell’industria dell’intelligenza artificiale, né si è parlato di come ridurre l’enorme deficit commerciale degli Stati Uniti rispetto alla Cina che Trump ha promesso di pareggiare o ribaltare. Non risulta nemmeno che si sia parlato di modifiche nella politica degli Stati Uniti nei confronti di Taiwan né di Fentanyl .

Chi sta vincendo

Chiaramente i giornali americani e di tutto il mondo, esclusi i nostri impegnati sull’aria fritta fra il Governo e la Corte dei Conti per lo stretto di Messina, si chiedono chi dei due leaders ha vinto il round ma soprattutto quale delle due potenze  sta vincendo il confronto. Scrive David Ignatius sul Post: “ il vertice sembra una vittoria per tutti, come i cinesi amano dire con veemenza, piuttosto che una sconfitta per Trump. Le due parti hanno mostrato i muscoli, spaventato i mercati finanziari quel tanto che basta per risultare credibili e poi hanno trovato un compromesso temporaneo, con la differenza che la Cina ha dimostrato di poter negare a Trump il suo “dominio dell’escalation” mente Trump può solo vantarsi di avere messo paura a Xi con le sue grandi doti di negoziatore ”

La gran parte del mondo economico, politico e diplomatico statunitense ritiene che la Cina sia in vantaggio avendo raggiunto una posizione molto migliore rispetto all’Accordo di Fase Uno del 2020. Il primo motivo sta’ nel  disequilibrio della struttura commerciale. Trump riteneva che la Cina fosse vulnerabile perché esporta negli Stati Uniti molto più di quanto acquisti, ma la convinzione è imprecisa perché  gran parte di ciò che la Cina acquista, come la soia, può reperirla altrove anche a prezzi migliori, mentre Pechino è ora la multinazionale globale  incontrastata dei minerali di terre rare, lasciando l’economia americana senza fonti alternative. La Cina oltre a controllare circa il 90% delle terre rare, e l’unico fornitore di sei minerali pesanti di terre rare,  domina anche i magneti per terre rare. In apparenza l’accordo potrebbe essere un ritorno allo status quo precedente all’escalation degli ultimi mesi ma gli esperti di trattative diplomatiche parlano di una resa di Trump da una posizione di debolezza dopo che ha iniziato l’escalation . Anche la politica di restrizione alla vendita di chip di alta fascia, iniziata nel Trump1 e rinforzata dall’amministrazione Biden, incomincia ad essere una arma spuntata in quanto la Cina sta perseguendo l’autosufficienza, nella progettazione e produzione di questi chip, che ha portato l’occidente a dipendere dai chip cinesi almeno quanto i cinesi dipendano da quelli americani. Proprio di questi giorni l’allarme dell’industria automobilistica e manufatturiera europea sul pericolo di sospensione delle produzioni a causa della nazionalizzazione da parte del governo olandese dell’azienda Nexperia, precedentemente controllata dal gruppo cinese Wingtech, per la volontà di “salvaguardare la sicurezza nazionale e la stabilità delle forniture critiche”.   Nicholas Kristof sul NYT scrive: “ Stiamo vincendo? I fatti dicono il contrario. Trump ha ridotto i dazi, prima di minacciarne di nuovi per la soddisfazione dei suoi sostenitori, ha allentato le regole sull’esportazione di chip in Cina, ha permesso a TikTok di continuare a operare negli Stati Uniti, nonostante le gravi preoccupazioni per la sicurezza nazionale, ha bloccato una visita negli Stati Uniti del presidente di Taiwan e, a quanto pare, ritardato una vendita di armi a Taiwan. Come ha affermato il Center for American Progress , “l’approccio dell’amministrazione Trump alla Cina è strategicamente in caduta libera “.

E’ in gioco la reputazione globale degli Stati Uniti

Tutti i governi dell’Asia dal Giappone all’India all’Australia fino al Sudafrica scrutano e analizzano attentamente  ogni parola, ogni azione e ogni reazione che si scambiano i due contendenti. Se Trump, anche senza accordo scritto,  dovesse ridurre , come indicazioni avvertono,  l’appoggio a Taiwan e la presenza della 7à flotta nel Mar Cinese Meridionale, ciò rappresenterebbe una gravissima battuta d’arresto reputazionale e di influenza geopolitica per l’America in Asia a favore dell’influenza e della reputazione della Cina. Le conseguenze di questo nuovo rapporto di forze sarebbero enormi sia per gli stati alleati, come Giappone, Corea, Filippine e Australia, che per i  neutrali, come Vietnam, Indonesia e  India, che dovrebbero riconsiderare l’intera politica estera e la geopolitica e prendere atto che c’è un nuovo padrone, insieme agli Usa o al posto degli USA, in giro per l’Asia. Se l’accordo sottoscritto a Busan è un pareggio, e non una vittoria degli Stati Uniti, tutti prenderanno atto che gli USA potrebbero perdere la guerra commerciale e insieme a questa una parte rilevante della credibilità e dell’ influenza in Asia per gli anni a venire, con conseguenze che sarebbero valutati, a livello globale, come un presagio del definitivo declino americano. Sun Tzu, il grande stratega militare, scrisse ne “L’arte della guerra” 2500 anni fa: “Ottenere 100 vittorie in 100 battaglie non è il massimo della forza. Sottomettere il nemico senza combattere è il massimo dell’abilità”. E questo che gli Sati Uniti non sono più in grado di fare e potrebbe essere ciò che Xi ha in mente.

Le azioni sono aumentate mentre gli investitori nervosi tiravano un sospiro di sollievo.

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