03 Novembre 2025
L’ assalto alla diligenza della cultura da destra

Di Rosamaria Fumarola
Da quando al governo abbiamo la coalizione presieduta da Giorgia Meloni ci siamo rassegnati alla fruizione di contenuti televisivi che si impongono non per l’autorevolezza di chi se ne fa portavoce, ma per il solo fatto che “quel qualcuno” se ne fa portavoce. All’ inizio ammetto di avere assunto una posizione garantista sulla cultura che la destra aveva tanta smania di rappresentare, ma poi ho cominciato a pormi domande su cosa fosse esattamente la proposta culturale di questo governo. Per una intera stagione ad esempio, la trasmissione del geologo Tozzi, in onda su Rai tre il sabato in prima serata, ha aperto le puntate con un intervento di Pietrangelo Buttafuoco, intellettuale da sempre organico alla destra, che però non è uno scienziato. Il risultato è stato che lo scrittore ha aggiunto ai contenuti di Tozzi una serie di luoghi comuni ora storici, ora filosofici, ora archeologici che non hanno detto nulla di nuovo sull’ argomento della puntata, ma che hanno offerto a Buttafuoco la possibilità di creare una vetrina, anzi una vetrinetta, da cui pontificare con il solito ipse dixit. Tutto okay se l’ospitata fissa è all’ interno di un talk show, meno se avviene in un programma di divulgazione scientifica quale quello di Tozzi. Ma Buttafuoco non è da solo in quest’ assalto alla diligenza del sapere. Attualmente l’ex ministro Sangiuliano propone un giorno sì e l’altro pure la sua idea di cultura nei programmi di approfondimento. Di recente ospite a Piazza Pulita, con orgoglio ha esibito un bracciale con la scritta “siete dei poveri comunisti”, che sarebbe potuta essere l’occasione per un sorriso, se non fosse che è sembrato essere uno degli argomenti di peso della proposta del programma di Gennaro Sangiuliano, oltre alla solita citazione di Benedetto Croce ed al tono impositivo del maestro di scuola elementare che bacchetta gli alunni poco studiosi. Certo la cultura non è cosa semplice da definire. La sinistra se ne è occupata a tempo pieno a partire da un dopoguerra in cui, per un tempo lunghissimo è stata all’ opposizione. Non farò qui l’elenco di chi da sinistra ha reso grande la cultura del nostro paese, tanti e troppi sarebbero i nomi da ricordare in una volta sola. Personalmente non credo che tra i conservatori non vi siano state figure di spicco in grado di interrogare e raccontare l’uomo nel profondo, ritengo invece che tali figure non siano tra quelle che la destra attuale indica come imprescindibili per il pensiero conservatore. Che si citi sempre D’Annunzio o i protagonisti del futurismo o Tolkien, rivela una conoscenza più che modesta del panorama intellettuale di destra ed è troppo risicata per costruire un’offerta solida per coloro i quali non si sentono rappresentati dalla cultura di sinistra. È questa la ragione per la quale il tono impositivo usato ancora oggi dall’ ex ministro risulta fastidioso. Non si può indottrinare gli italiani usando una manciata di nomi già a tutti arcinoti. È un programma che fallisce in partenza e che non a caso trova forza più nei toni del ministro, che non nella sua ricchezza o novità. Ovviamente si sostiene e con convinzione, che i volti nuovi provenienti dall’ universo conservatore, in grado di elaborare una seria proposta culturale, ci sono. Ad esempio pare che un pupillo dello stesso Sangiuliano sia Francesco Giubilei, ospite fisso di tutte le trasmissioni di approfondimento politico. Esiste però un problema legato a questa promessa della cultura italiana: Giubilei pur parlando (ed anche molto) non è in grado di dire niente che, terminato il suo intervento, si sia in grado di ricordare. Se si potesse dare un’occhiata nel suo zaino si troverebbero ancora i testi di quegli stessi, pochi autori cari a Sangiuliano, assieme forse ad una grammatica di latino intonsa. Non troveremmo un libro di storia romana e c’è da starne certi, visto che per Giubilei il Tito della strada romana è il dittatore jugoslavo, non l’imperatore romano a cui la via è effettivamente dedicata.

