29 Settembre 2025
Scintille nella polveriera
Non è il tempo della rassegnazione, non è il tempo delle mezze misure: è il tempo di scegliere da che parte stare.

Di Maddalena Celano
Il mondo di oggi non è in pace: è una polveriera. Non parliamo più di equilibri fragili, ma di una crisi permanente che attraversa tutti i continenti. Gaza è l’epicentro più visibile: lì si consuma sotto gli occhi del mondo un genocidio sistematico, con la complicità dell’Occidente. In Ucraina continua una guerra che, dopo anni, non ha portato né vittorie decisive né una pace giusta, ma solo distruzione e logoramento.
Ma la polveriera non si ferma lì. In America Latina, gli Stati Uniti tornano a giocare con il fuoco. Trump e i suoi eredi provocano il Venezuela, costringendolo a riarmarsi; allo stesso tempo, la stessa Cuba e il Nicaragua vengono accerchiati da campagne di delegittimazione e di minaccia costante. In Perù la gioventù si ribella contro corruzione e sfruttamento, mentre in Ecuador i popoli indigeni difendono con fermezza la loro terra contro un progetto petrolifero miliardario che distrugge l’Amazzonia. Queste non sono semplici “tensioni sociali”: sono scintille di guerra civile strisciante, ignorate dai media occidentali perché smentiscono la narrazione di un continente pacificato.
In Asia, la situazione non è diversa. Gli scontri al confine tra Thailandia e Cambogia hanno già causato morti, evacuazioni, chiusure di frontiere. Intorno a Taiwan e nel Mar Cinese Meridionale la tensione cresce, mentre in Myanmar e in altre aree della regione esplodono conflitti meno visibili ma altrettanto sanguinosi. L’Asia è attraversata da fratture che rischiano di trasformarsi in detonatori di una guerra regionale estesa.
E l’Italia? Storicamente un Paese sottomesso, conformista, sempre pronto a piegarsi alle pressioni esterne e interne. Un Paese ignavo, dove la gioventù è stata a lungo cloroformizzata, tenuta a distanza dalla politica attraverso consumismo e disillusione. Eppure, oggi qualcosa si muove.
Il Movimento per la Palestina è il segno che anche in questo Paese anestetizzato possono nascere scintille. In un’Italia da sempre filoisraeliana, vedere migliaia di giovani scendere in piazza, con decisione, con rabbia, per denunciare il genocidio in corso a Gaza, è già una rottura storica. È un atto di dignità. È un miracolo politico.
Ma ogni volta che nasce una scintilla, il potere corre a spegnerla. La polizia reprime e sorveglia con la logica del controllo. Il Vaticano, con la sua falsa neutralità, cerca di “addolcire” le lotte, di trasformarle in carità, di deviare la radicalità verso un terreno innocuo. Lo dimostra il caso della flottiglia Sumud diretta a Gaza, bloccata a Cipro e “ricondotta all’ordine” in nome di una presunta prudenza: un tentativo chiaro di svuotare il gesto politico e di ridurlo a pura testimonianza.
La verità è che queste scintille fanno paura. Perché mostrano che, nonostante la propaganda, nonostante la repressione, nonostante i tentativi di manipolazione, esiste ancora una gioventù che vuole alzare la testa. Una gioventù che ha scelto di stare dalla parte giusta della storia.
Il mondo è una polveriera, e l’Italia non può illudersi di restarne fuori. La domanda è se queste scintille sapranno crescere e collegarsi alle lotte globali, se sapranno resistere alla repressione e costruire una forza collettiva. Non è il tempo della rassegnazione, non è il tempo delle mezze misure: è il tempo di scegliere da che parte stare.
