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15 Settembre 2025

NATO sull’orlo di una crisi di nervi

cosa è realmente accaduto quella notte non lo sappiamo, ma di certo occorre prestare molta attenzione a ciò che viene diffuso dsui nostri media!

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Nato sull'orlo di una crisi di nervi

Aree di crisi nel mondo n. 257 del 13-9-25

NATO sull’orlo di una crisi di nervi

Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad un raro esempio di quanto sia fragile l’equilibrio nervoso all’interno dell’alleanza atlantica.

Sono bastati meno di 20 droni civetta di tipo Gerbera a gettare nel panico l’intera Alleanza.

Cosa è un drone Gerbera?

Il drone gerbera nasce come drone leggero, è costruito con polistirene espanso (simile al polistirolo) legno di balsa come telaio portante e un motore da 60cc come propulsore ad elica spingente.

Le dimensioni sono di circa 2m di lunghezza per 2,5m di larghezza.

Ha una gittata di circa 300 km con una eventuale testata bellica, o in alternativa può portare un serbatoio extra di carburante, una sorta di contenitore alla bag in box per capirci, ed estendere il proprio raggio di azione a circa 6-700 km.

Una distanza che non dovrebbe permettere loro di superare i confini ucraini se lanciati dalla Russia.

Utilizzano un sistema di guida semplice, a volte affiancato da un sistema di trasmissione dati con traffico dati telefonico, ovviamente devono procurarsi sim occidentali per utilizzare la rete ucraina. A volte questi droni sono impiegati anche come droni da osservazione con telecamera applicata o come ripetitori di trasmissione segnale per ampliare il range dei droni FPV sul fronte.

Rari i casi in cui è stato impiegato come drone kamikaze.

Il 9 settembre cosa è accaduto?

Durante un massiccio attacco di droni e missili russi contro obiettivi militari ucraini, una ventina di droni gerbera hanno proseguito il volo superando il confine ucraino, di questi quasi dieci sono passati anche attraverso il territorio bielorusso.

L’aviazione di Minsk è intervenuta abbattendone alcuni e avvisando Varsavia del volo diretto verso loro di altri droni.

L’aviazione della NATO è intervenuta addirittura con gli F35 che hanno abbattuto alcuni droni, chi dice 4 chi dice 7, ma altri hanno proseguito, uno avrebbe raggiunto anche le vicinanze di Danzica.

La natura di questo episodio

L’incursione di questi droni, come spiegato in alcuni video, non ha e non può avere una paternità certa.

I droni sono sicuramente di produzione russa, ma sul chi li abbia lanciati e per quale ragione, ecco che si aprono differenti ipotesi.

I fautori dell’incursione russa spiegano che in tal modo abbiano attuato effettuato una provocazione per dimostrare di non temere la NATO alla vigilia delle esercitazioni ZAPAD 25 entrate nel vivo il giorno 12 di settembre.

Aggiungono inoltre che avrebbero inviato questi droni, per raccogliere informazioni importanti sui sistemi antiaerei polacchi, sui radar della NATO e chissà quante informazioni dal sorvolo sui territori.

Se la prima ipotesi, assai generica, resta possibile, questa dell’operazione di spionaggio appare risibile.

Su nessun drone trovato sono state rinvenute, o almeno nessuno ne ha parlato, apparecchiature di spionaggio elettronico, antenne per scannerizzare le trasmissioni, per acquisire informazioni sulla presenza di emissioni radar, o altro di nessun tipo, nemmeno telecamere o camere termiche, per trovare concentrazioni di truppe o depositi di armi, nulla.

Decade pertanto in toto questa possibilità.

Unici dati rilevabili sarebbero stati la posizione del drone e nell’eventualità, il momento ed il luogo del suo intercetto.

Nulla d’altro.

Seconda ipotesi, l’operazione si configura come una false flag inscenata dagli Ucraini per esacerbare i rapporti tra NATO e Russia e arrivare ad un conflitto allargato, unica speranza per la loro sopravvivenza politica.

Diversi elementi propenderebbero per tale ipotesi, primo fra questi la gittata dei droni, che dovrebbe arrivare al massimo a 700 km, mentre tra il confine russo e Lublino, ve ne sono oltre 800, non parliamo poi di Danzica.

I Russi hanno installato serbatoi suplettivi sui droni per allungarne l’autonomia, a spese della testata esplosiva, hanno installato un secondo serbatoio, ma non ne è stato trovato un terzo per oltrepassare i 600-700 km.

Pertanto sembrerebbe più credibile che siano stati lanciati dal territorio ucraino, in particolare tra Kiev e Zytomyr, abbastanza distanti dal territorio polacco da non essere rilevati e arrivare con i serbatoi scarichi senza destare troppi sospetti, inoltre i droni che hanno sconfinato in Bielorussia, sono apparsi, grossomodo, a nord di quella posizione.

Il fine di questa operazione sarebbe anche quello di garantirsi futuri arrivi di armi e fondi economici.

La terza ipotesi riguarda invece l’eventualità che detti droni abbiano una autonomia di circa 900-1000 km e che siano stati deviati dai sistemi di guerra elettronica, che sovraccaricando i circuiti elettronici dei droni abbiano danneggiato i sistemi di guida e che siano pertanto volati fuori rotta proseguendo la corsa fino ad esaurimento del carburante. Temo che questa sia l’ipotesi meno probabile.

Al momento comunque, non sono in possesso di elementi certi che avvalorino maggiormente l’una o l’altra ipotesi.

Di certo la conseguenza è stata una ulteriore escalation diplomatica tra i due opposti schieramenti, è stato chiuso il passaggio di frontiera tra Polonia e Bielorussia.

La Polonia ha inviato ulteriori 40.000 soldati verso la frontiera ad est e altri paesi hanno inviato caccia militari per rafforzare le difese,.

La NATO ha varato l’operazione “Sentinella dell’est” con la quale verranno “difesi” i confini dell’Alleanza da chissà quali perigli, il tutto mi ricorda troppo il deserto dei Tartari di Buzzati e purtroppo anche gli espedienti usati quando si voleva dare il via ad un conflitto e non si aveva modo di darne la colpa al nemico, gli esempi non mancano, dall’attacco alla stazione radio di Gleiwitz o l’episodio del Golfo del Tonchino, per non parlare delle provette di borotalco spacciate per Antrace.

Oggi, ad esempio abbiamo assistito ad una classica PSIop, un drone russo ha sconfinato in Romania, cosa accaduta diverse volte in occasione degli attacchi al porto fluviale di Ismail, e l’allarme è stato dato anche in Polonia, sono suonate le sirene antiaeree e sono decollati i caccia senza che esistesse il minimo reale pericolo.

Nessuno che prenda in esame i tanti dubbi che dovrebbero portare ad un atteggiamento assai prudente nel prendere posizioni, e si dia per scontato che sia stata una provocazione russa, come in passato si è dato per certo che il North Stream fosse stato distrutto dai Russi o che un missile russo avesse ucciso due contadini polacchi, il fatto che in seguito si sia chiarito che fosse un missile della difesa aerea ucraina non pare che sia ricordato da molti, nemmeno tra gli addetti ai lavori.

https://en.wikipedia.org/wiki/2022_missile_explosion_in_Poland#:~:text=On%2015%20November%202022%2C%20a,Ukrainian%20civilian%20infrastructure%20by%20Russia.

https://www.reuters.com/world/europe/polish-experts-confirm-missile-that-hit-grain-facility-was-ukrainian-media-2023-09-26

Persino l’odiosa Radio Free Europe, finanziata da USAID, ammise la verità.

https://www.rferl.org/a/poland-ukrainian-missile-grain-facility/32609628.html

Al fine di evitare accuse di falsificare informazioni ho ritenuto doveroso postare anche alcune delle numerosissime fonti che evidentemente una professionista preparatissima come la Tocci, ha totalmente dimenticato.