04 Agosto 2025
L’ACCORDO COMMERCIALE USA – EUROPA COME DISSE UN CELEBRE DIPLOMATICO E’ UNA “FETECCHIA”.
Non è un accordo commerciale ma un pre-quasi-simil-accordo

Di Fulvio Rapanà
Non è un accordo commerciale ma un pre-quasi-simil-accordo perché c’è scritto poco, nel video le due squadre negoziali blateravano parole incomprensibili per salvare la faccia e le apparenze con la parte più interessante della conferenza stampa che è stata la sfuriata sconclusionata e sconnessa di Trump contro l’energia eolica. Roba da Fratelli di Crozza . Provo a definire e precisare l’indefinito e l’impreciso.
1)Con una imposta al 15%, rispetto allo 0% delle merci importate dagli USA, i prezzi al consumo saranno più alti sia negli Stati Uniti che nell’UE dall’1-1,5% con ovvie ricadute sull’inflazione che è ancora difficile quantificare.
2) L’ eliminazione delle norme UE a tutela della qualità alimentare dai prodotti che entrano nell’UE. Trattasi di norme sanitarie che si applicano alle produzioni comunitarie, così come alle importazioni e alle esportazioni. Questo comporta per i cittadini europei un rischio sanitario maggiore.
3) I prezzi dei farmaci prodotti nell’UE passeranno da una tassazione media dal 1.8% al 15%. Un’imposta davvero regressiva per il ceto medio americano , per malati e poveri ma anche una contrazione degli acquisti. Circa il 17,5%-38% dell’offerta farmaceutica statunitense ,prodotti finiti e medicinali in generale, proviene dalla produzione UE. Molto del resto dalla Cina!!.
4) La Von De Leyen ha “promesso” acquisti militari per 750 mld. di $, sarebbe un impegno non vincolante anche perché molti membri dell’UE sono già importanti acquirenti di equipaggiamento militare statunitense.
5) Gli investimenti “non vincolanti” dell’UE negli Stati Uniti per 500 mld. di $ sembrerebbero molto aleatori in quanto dipendono dai singoli paesi e dalle aziende private europee decidere se fare o meno un investimento negli USA . La Comunità Europea non è uno stato e non detiene proprietà aziendali o asset industriali. Si tratta fondamentalmente di una cortina fumogena “a cascata” per vendere l'”accordo”.
6) Se per le auto europee i dazi sarebbero al 15% rappresenterebbero un regalo all’industria automobilistica europea, e tedesca in particolare, rispetto al 50% o al 25% che pagano le industrie automobilistiche USA, messicana e canadese. Trump si sta impegnando allo spasimo per essere ricordato come il “preca-morto” dell’industria automobilistica del nord-America. Ma sono convinto che TACO troverà il modo per mandare tutto a monte.
7) Resterebbero fuori dall’accordo o avrebbero una aliquota diversa microchip, componenti per l’aeronautica, vino o super alcolici? Non sappiamo.
Bessent, segretario al commercio USA, ha insistito sulla giustezza dell’accordo negoziale precisano correttamente che “un accordo sui dazi doganali non è un accordo commerciale tradizionale….è solo un accordo sui dazi doganali. Gli accordi commerciali che abbiamo stipulato in passato hanno aperto i mercati promuovendo un commercio più libero. Questo limita i danni del passato, e ci spinge nella direzione opposta più favorevole agli interessi degli Stati Uniti”. Le reazioni in Europa a questo accordo sono state negative, ma non troppo: “Le Figaro” scrive: “l’accordo dovrebbe essere considerato un’umiliazione totale, una resa economica su scala continentale. I leader europei si sono abbandonati alla poco rassicurante fantasia che l’attuale, infedele amministrazione americana rispetterà i suoi accordi”. Il Frankfurter Allgemeine Zeitung “Per la loro timidezza, i politici europei hanno ricevuto un’umiliante schiaffo in faccia. L’accordo è simile a quello tra Stati Uniti e Giappone nonostante il PIL dell’UE sia quasi il 500% di quello del Giappone”. Negli Stati Uniti che hanno già pesato i danni causati da Trump e la sua inconsistenza politica i commenti sono più sarcastici e ironici che politici: “L’Europa produce auto che gli utenti negli Stati Uniti vogliono. Gli Stati Uniti producono auto che gli utenti in Europa non vogliono. Questi dazi aumenteranno i costi per gli americani che desiderano veicoli più piccoli e più efficienti dal punto di vista energetico ma non invoglieranno gli americani a comperare più auto assemblate in America. Garry Haufbauer : “ non vedo nulla da festeggiare nel pre-accordo commerciale UE-USA. È un disastro per i consumatori degli Stati Uniti ma anche dell’Europa . È un’estensione di un’imposta nazionale sulle vendite che in modo regressivo danneggia il ceto medio e farà ulteriormente aumentare l’inflazione, che immagino sarà attribuita a Joe Biden e se non bastasse anche a Clinton e Johnson”. Ora a parte l’eccessivo vittimismo e le considerazioni sarcastiche ritengo utile chiarire ciò che in parte ho già più volte scritto. 1) Trump può prendere impegni e fare accordi per conto degli Stati Uniti a Von de Leyen non è il presidente né il primo ministro dell’Europa ma è a capo della Commissione con poteri molto limitati e soprattutto subordinati agli interessi politici, economici, militari e strategici molto diversi degli stati membri e delle grandi aziende. In assenza di un vero sistema di governance centralizzato l’Unione e le sue Istituzioni restano incapaci di tradurre interessi nazionali contrastanti in una posizione unitaria forte; 2) L’interesse prevalente al momento fra gli stati membri, soprattutto della Polonia, dei Paesi Baltici e in parte della Germania, è quello di tenere con accordi militari ed economici gli Stati Uniti ancorati militarmente alle sorti dell’Europa evitando che sposti le sue forze militari di stanza nel continente su altri scenari geopolitici; 3) La dipendenza militare dell’Europa dagli Stati Uniti crea squilibri strutturali nell’economia, nella difesa, nel commercio e nell’energia che la lasciano in perenne dipendenza strutturale rispetto agli interessi degli USA.
Questo è il retroterra che ha condizionato la trattativa della Von de Leyen ponendola in una posizione di debolezza. Eppure mai come in questo momento l’Europa avrebbe potuto rispondere a muso duro a Trump che ha già sul tavolo numerosi e complicati contenziosi con Cina, Messico, Canada, Brasile, da ieri anche con l’India. L’Europa ha una notevole influenza sugli USA essendo il principale partner commerciale con quasi 1.000 mld $ di scambi che generano un deficit commerciale USA verso l’Europa in merci di 235 mld $ ma anche 148 mld $ di deficit a favore degli USA per i servizi finanziari. L’Europa avrebbe avuto ampie possibilità di ritorsione sul tallone di Achille degli Stati Uniti dalle tasse digitali alle restrizioni sui giganti tecnologici americani. Il commento migliore come spesso succede è stato di Joseph Stiglitz sul NYT: “ Gli effetti a lungo termine dei dazi di Trump avranno un soluzione devastante sugli Stati Uniti! Trump non ha mai negoziato accordi commerciali con altri paesi; li ha intimiditi, minacciati e prova ad imporre la sua volontà. Alla fine, la maggior parte dei paesi sarà costretta per ragioni tattiche ad accettare momentaneamente le richieste estorsive di Trump, ma ognuno di questi paesi si sentirà umiliato, vittima e risentito! Entro due o tre anni al massimo reagiranno a questi “accordi commerciali estorsivi” con accordi propri e lavoreranno per raggiungere la completa indipendenza, aggirando definitivamente gli Stati Uniti. Ci vorranno alcuni anni, ma alla fine gli Stati Uniti non avranno “più carte da giocare”. Per ultima una riflessione espressa da Eisenhower: “L’Europa è una delle due prime linee per la difesa degli Stati Uniti, l’altra sono il Giappone, Guam e le Filippine, senza le quali non abbiamo alcuna trincea che non siano le coste del Maryland sull’Atlantico e della California sul Pacifico”.
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