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03 Agosto 2025

Viaggiare come atto politico: contro le sanzioni e per un turismo etico verso Cuba e Iran

In un mondo diviso da muri e sanzioni, viaggiare consapevolmente è un atto di pace. E oggi più che mai, la pace ha bisogno di passaporti coraggiosi.

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Di Maddalena Celano

Nel contesto attuale, viaggiare verso paesi come Cuba e Iran non è soltanto un’esperienza culturale e umana di valore inestimabile, ma rappresenta anche un atto di resistenza contro un sistema globale sempre più segnato da logiche discriminatorie, unilaterali e neocoloniali. I viaggiatori che scelgono queste destinazioni si confrontano oggi con una serie di ostacoli artificiali imposti principalmente dagli Stati Uniti, che, attraverso un sistema di sanzioni ad personame misure extraterritoriali, mirano a scoraggiare, penalizzare e stigmatizzare chi stabilisce rapporti normali con paesi non allineati alla loro egemonia.

In un mondo sempre più frammentato, dove il diritto internazionale viene calpestato da potenze che si arrogano la facoltà di punire interi popoli per ragioni geopolitiche, viaggiare può diventare un atto di resistenza. Cuba e l’Iran, due nazioni storicamente colpite da sanzioni unilaterali statunitensi, rappresentano oggi non solo mete culturali di immenso valore, ma anche simboli della dignità dei popoli che rifiutano di piegarsi all’imperialismo.

Eppure, chi sceglie di recarsi in questi paesi si trova a fronteggiare ostacoli crescenti. Non si tratta soltanto di restrizioni commerciali o finanziarie, ma di vere e proprie sanzioni ad personam che colpiscono cittadini comuni, attivisti, giornalisti, studiosi, turisti. È il volto moderno della guerra ibrida: colpire i popoli “disobbedienti” colpendo chi tenta di conoscerli, di visitarli, di solidarizzare.

Il diritto violato: le sanzioni unilaterali e l’illegalità extraterritoriale

Le sanzioni unilaterali extraterritoriali – come quelle imposte dagli Stati Uniti contro Cuba e Iran – violano apertamente la Carta delle Nazioni Unite, in particolare:

  • l’articolo 1, che riconosce l’uguaglianza sovrana degli Stati e promuove relazioni amichevoli tra le nazioni;
  • l’articolo 2, paragrafo 4, che vieta l’uso della forza e ogni minaccia all’integrità territoriale o indipendenza politica di uno Stato membro;
  • e il principio di non ingerenza negli affari interni degli Stati sovrani.

Nel suo rapporto del 2020, l’allora Relatore Speciale dell’ONU sulle misure coercitive unilaterali, Alena Douhan, ha dichiarato:

“L’imposizione extraterritoriale di sanzioni da parte di un singolo Stato è una violazione del diritto internazionale, in quanto mina il diritto allo sviluppo, alla salute, all’alimentazione e all’autodeterminazione dei popoli.”

Sanzioni ad personam: una nuova forma di repressione transnazionale

Tra le misure più gravi, troviamo quelle che colpiscono singoli cittadini stranieri solo per aver visitato o collaborato con paesi sotto embargo. Un esempio emblematico è l’applicazione dell’ESTA (Electronic System for Travel Authorization): chi ha messo piede a Cuba dopo gennaio 2021 non può più entrare negli Stati Uniti con il visto turistico automatico. La stessa regola vale per l’Iran.

Questa politica non solo criminalizza il diritto al viaggio, ma rappresenta una forma di intimidazione politica. Il messaggio è chiaro: chi osa sfidare la narrativa dominante e costruire ponti con i paesi “nemici” sarà punito.

Ma questa pratica viola apertamente la libertà di circolazione, sancita dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (art. 13) e dal Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (art. 12), ratificato anche dagli Stati Uniti.
Un turismo di resistenza: come viaggiare verso Cuba e Iran aggirando la censura globale

In questo contesto, promuovere il turismo verso Cuba e l’Iran non è solo un atto culturale, ma una scelta politica di solidarietà. Ecco alcune strategie per viaggiare in modo consapevole e aggirare i blocchi:

  1. Evitare agenzie e piattaforme statunitensi (es. Booking, Expedia, Trip.com), spesso soggette a restrizioni: meglio affidarsi a tour operator locali, solidali o indipendenti.
  2. Viaggiare via terzi paesi: chi si reca a Cuba può farlo via Messico, Canada, Spagna o Turchia, evitando itinerari tracciabili dagli USA.
  3. Pagare in contanti o con carte non statunitensi: molte carte di credito bloccano le transazioni con Cuba o Iran per timore di sanzioni secondarie.
  4. Affidarsi a reti internazionali di solidarietà: associazioni, circoli di amicizia, movimenti di scambio culturale possono fornire contatti sicuri, consigli aggiornati e assistenza concreta.
  5. Documentare e raccontare: trasformare ogni viaggio in uno strumento di contro-informazione. Scrivere, fotografare, raccontare significa rompere il muro della disinformazione.

Contro l’embargo, per l’autodeterminazione

Il turismo consapevole può diventare una forma di disobbedienza civile globale. Significa riconoscere che l’embargo contro Cuba, come quello contro l’Iran, non è solo una misura economica, ma una strategia per isolare, affamare e umiliare interi popoli, rei soltanto di volersi governare da sé.

Viaggiare in quei luoghi, entrare in dialogo con le loro genti, conoscere le loro lotte e la loro cultura è una forma di resistenza internazionale.

Come affermò Nelson Mandela:

“La nostra libertà è incompleta senza la libertà dei palestinesi.”
Lo stesso vale oggi per i cubani, gli iraniani e tutti i popoli sottoposti a punizioni collettive dall’impero.


Viaggiare è resistere

In un’epoca in cui l’imperialismo si traveste da “legalità internazionale”, è urgente ridefinire i confini della legittimità. Viaggiare verso Cuba e l’Iran è una sfida ai nuovi muri invisibili che si ergono in nome di una falsa sicurezza globale. È una dichiarazione di vicinanza, di rispetto, di desiderio di pace e cooperazione.

Difendere il diritto al viaggio significa difendere il diritto alla verità, alla conoscenza e alla solidarietà.
E nessuna superpotenza dovrebbe avere il diritto di impedirlo.


Nonostante la propaganda statunitense le travesta da “misure difensive”, le sanzioni unilaterali extraterritoriali, in particolare quelle ad personam e quelle che colpiscono intere economie come Cuba e l’Iran, costituiscono una violazione sistematica del diritto internazionale. In quanto tali, dovrebbero essere denunciate come atti di guerra non dichiarati, strumenti di coercizione economica e politica che ledono la sovranità e la dignità dei popoli.

🛑 Violazione dell’articolo 2(4) della Carta delle Nazioni Unite:

“Tutti i Membri devono astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato.”
Le sanzioni unilaterali, specie se imposte senza mandato ONU, rappresentano un uso di forza economica coercitiva, pertanto illegittima.

📜 Risoluzione 2625 (XXV) dell’Assemblea Generale ONU (1970):
Stabilisce che “nessuno Stato può usare o incoraggiare misure economiche, politiche o di altro tipo per costringere un altro Stato a subordinare l’esercizio dei suoi diritti sovrani.”
Questo principio è alla base della denuncia delle cosiddette “sanzioni secondarie” USA, che intimidiscono Paesi terzi e cittadini stranieri per aver avuto rapporti commerciali o culturali con Cuba o l’Iran.

⚖️ Dichiarazione sulle relazioni amichevoli tra gli Stati (1970):
Ribadisce che ogni forma di pressione economica finalizzata a determinare un cambiamento politico interno in un altro Paese è proibita dal diritto consuetudinario internazionale.

📚 Rapporti dei Relatori Speciali ONU (2018–2023):
La Relatrice ONU sullo stato dei diritti umani sotto misure coercitive unilaterali, Alena Douhan, ha più volte affermato:

“Le sanzioni unilaterali violano i diritti umani fondamentali, inclusi il diritto alla salute, all’istruzione e alla libertà di movimento. Spesso, queste misure sono arbitrarie e contrarie ai principi dello Stato di diritto.”

Cuba e Iran: culture vive, società resistenti

Cuba e l’Iran non sono semplicemente destinazioni turistiche: sono luoghi di resilienza, modelli alternativi di organizzazione sociale, laboratori di autodeterminazione. Visitare questi paesi significa entrare in contatto con popoli orgogliosi e ospitali, che hanno saputo preservare la propria dignità nonostante decenni di accerchiamento economico, mediatico e militare. Significa anche, spesso, vedere il mondo da una diversa prospettiva, non filtrata dai canali dominanti dell’informazione euro-americana.

Critica delle sanzioni: violazione dei diritti umani e del multilateralismo

Le sanzioni, soprattutto quando imposte unilateralmente, violano i diritti fondamentali delle popolazioni colpite (accesso al cibo, ai farmaci, all’energia, alla tecnologia), ma anche i diritti dei cittadini stranieri che intendono liberamente viaggiare, cooperare, commerciare o semplicemente conoscere. Il diritto al viaggio, alla mobilità e alla conoscenza reciproca è un diritto umano fondamentale, che non può essere subordinato alla volontà geopolitica di una singola superpotenza.

Il rapporto 2019 dell’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umaniha dichiarato che le sanzioni unilaterali costituiscono una forma di guerra economica e devono essere progressivamente eliminate in favore di meccanismi multilaterali, legittimati e condivisi dalla comunità internazionale.

 Viaggiare è resistere

Visitare Cuba e Iran non è un crimine: è un atto di conoscenza, di libertà, di solidarietà internazionale. Chi intraprende questo cammino dimostra che esiste ancora uno spazio per il pensiero critico, per il dialogo interculturale, per la disobbedienza etica a un ordine globale sempre più fondato sulla punizione e sull’esclusione.

In un mondo diviso da muri e sanzioni, viaggiare consapevolmente è un atto di pace. E oggi più che mai, la pace ha bisogno di passaporti coraggiosi.