23 Giugno 2025
Chi garantisce che senza gli Ayatollah l’Iran sarà un posto migliore

Di Fulvio Rapanà
Nessuno. Il bombardamento, come affermato da Netanyahu è iniziato come una “azione preventiva” per impedire all’Iran di utilizzare il suo uranio arricchito e costruire una o più bombe nucleari e ricattare Israele e l’Occidente. Ma quella missione limitata sembra già essere stata superata da qualcosa di più ampio come un cambio di regime da una Repubblica Islamica a… non si sa a cosa. Come per la Cina anche per l’Iran chi garantisce che governi democratici e liberali sarebbero per l’Occidente da preferire rispetto a governi autocratici. Netanyahu dice di puntare ad un cambio di regime, fuori Khamenei e gli Ayatollah dentro un governo se mai nominato da Trump o votato alla Knesset . Sono tutte chiacchiere da bar che funzionano come controinformazione rispetto alla realtà di un attacco deliberato ad uno stato sovrano da cui Israele non ha mai ricevuto un attacco diretto se non come ritorsioni ai suoi attacchi . Leggo sul Guardian che l’ipotesi più probabile di alternativa ad una repubblica islamica sarebbe un governo nazionalista che difficilmente avrebbe nei confronti di Israele e dell’occidente un atteggiamento più amichevole. A tutti sarebbe più utile studiare, non leggere e basta, ma approfondire chi sono i persiani, che è un popolo ariano e non arabo, la storia di una civiltà che risale a 3700 anni fa e cosa implica essere sciiti rispetto alla gran parte dei mussulmani che sono sunniti. E’ probabile che una parte rilevante degli iraniani non vogliono più gli Ayatollah ma il Guardian esclude che forze nazionaliste come i mujaidin possano cessare il confronto con Israele e soprattutto con gli Stati Uniti . A conferma i reportage dall’Iran dei giornali seri come il Times che scrive: “mentre i bombardamenti israeliani persistono, si notano segnali di un’ondata di patriottismo persino tra gli oppositori del regime che hanno trascorso del tempo in prigione. Per molti, anche contrari al regime, la vulnerabilità e la ricattabilità dimostrata dell’Iran è la prova della sua necessità di una bomba nucleare, come quella della Corea del Nord, per proteggersi”. Scrive sui social Saddagh Zibakalm professore in Gran Bretagna e oppositore “Anche se facciamo parte dell’opposizione, non possiamo rimanere indifferenti a un’invasione della nostra patria, non possiamo rimanere in silenzio o, peggio ancora, sostenere l’aggressore”. Ma Netanyahu si disinteressa totalmente e tira dritto verso questa nuova guerra che è arrivata alle porte dell’Afganistan e chissà il prossimo potrebbe essere il Pakistan che su Israele la pensano anche peggio degli iraniani e hanno già un centinaio di bombe nucleari . Su un punto leggo una sostanziale uniformità di pareri fra gli esperti: Israele e gli USA con questo o con altri governi dovranno continuare a bombardare per anni per eliminare la possibilità che il know how acquisito nel settore nucleare dagli iraniani di arrivare a costruire bombe nucleari. Scrive Roger Cohen sul NYT: “Gli iraniani hanno capacità tecniche e una base di ingegneri e tecnici già collaudati che anche se ne ammazzi 10 o 20 o 30 resta tutto quello che è stato acquisito e che ci deve portare a pensare che effettivamente l’Iran non ha voluto in questi 20 anni costruire armi nucleari dove ci è riuscita in meno di 10 anni la Corea del Nord che ha un livello di civiltà tecnologica molto ma molto inferiore a quello della Persia”. Netanyahu che a Trump se lo gioca con tre dita sapeva perfettamente che: uno, le sue capacità militari offensive non gli avrebbero permesso di distruggere le centrifughe e i depositi profondi dell’uranio arricchito; due, di non poter sostenere per troppo tempo una rappresaglia missilistica dei persiani. A questo punto Netanyahu preme su Trump che intervenga per aumentare la pressione militare sull’Iran e permettergli di completare l’opera. Non tutti i siti nucleari iraniani conosciuti sono bombardabili e distruggibili senza l’intervento militare diretto degli Stai Uniti. Per siti come Fordo situati nella roccia anche a più di 100 metri sotto terra le capacità militari di Israele non bastano e chiedono a Trump di intervenire che a parole “forse si forse no…non so” dice di essere in bilico fra i vecchi falchi Repubblicani e Democratici che vorrebbero chiudere una volta per tutte, e sarebbe l’ennesima, la questione iraniana e i pareri dei nuovi leaders MAGA come Bannon e Tucker Carlson che sono fortemente contrari all’intervento. Trump sparge chiacchiere e cortine fumogene ma nella sostanza per intervenire avrà fissato un prezzo per lui e attende il pagamento. Sia nel Trump 1 e molto ancora nel Trump 2 tutto quello che fa TACO deve essere valutato con l’ottica dei suoi interessi personali. Denaro sui suoi conti correnti o negli investimenti del suo nucleo familiare. D’altronde lui in un modo o nell’altro incassa o dalle lobby ebraiche americane o dai beduini della penisola arabica. Sulle questioni rilevanti dove intravede la possibilità di guadagnare molto denaro apre una situazione tattica, fa finta di pensare, fa finta di trattare, sposta le portaerei, nella sostanza aspetta che ci sia una delle parti interessata a pagare il prezzo. Nel 2015 per 250 mil. di dollari, pagati da un donatore con nome e cognome, ordinò il trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Nel 2017 per un importo anche superiore uscì dall’accordo sul nucleare stipulato da Obama fra USA e l’Iran. Lo ha detto più volte che “gli interessi che hanno un valore sono molti ma quelli personali sono quelli che prevalgono”. M. Acton, direttore del programma di politica nucleare presso il Carnegie Endowment for International Peace, scrive sul NYT:” Bombardare Fordo potrebbe rallentare gli sforzi di arricchimento dell’Iran solo per qualche mese. Centinaia o migliaia di scienziati e tecnici iraniani sono impiegati nel programma di arricchimento e l’assassinio di una parte di questi da parte di Israele può al massimo rallentare questo sforzo, ma l’Iran potrebbe quasi certamente ricostituire il suo programma entro breve tempo. I cilindri nei quali è stoccato l’uranio arricchito hanno le stesse dimensioni e forma delle bombole da sub, è possibile e facile che l’Iran li abbia già spostati in siti o grotte naturali del tutto sconosciti come pure le centrifughe nel qual caso distruggerli sarà estremamente difficile”. A quel punto Israele e gli USA dovrebbero per mesi o per anni bombardare siti più o meno reali alla ricerca di quel materiale. Se i timori di impianti non dichiarati fossero un motivo per abbandonare la diplomazia, costituiscono un argomento ancora più forte contro l’azione militare. Gli Stati Uniti e Israele non possono prendere di mira ciò di cui non sono a conoscenza. La soluzione è sempre in parte diplomatica in parte politica. Scrive M. Acton: “ se Israele pensa ad una guerra continuata per impedire militarmente che l’Iran si doti di più armi nucleari commette un grave errore perché l’Iran è una nazione molto vasta e montuosa dove è relativamente facile impiantare laboratori per cui è molto ma molto probabile che l’Iran se si concentra su questo progetto, lasciando perdere l’energia atomica per uso energetico, si doti fra qualche anno anche di parecchie dozzine di armi nucleari. Ritengo quindi che anche in questa fase avanzata della crisi , avendo mostrato l’Iran volontà di negoziare e data la sua attuale debolezza, Trump potrebbe davvero riuscire a ottenere un accordo migliore del precedente che non può essere la resa senza condizioni”. Concordo in pieno e sono sempre gli scienziati con la loro semplicità a darti la dritta giusta anche a problemi estremamente complessi. La variabile che lo scienziato non calcola è il prezzo che Trump vuole per metterci la buona volontà a risolvere la crisi.
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