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20 Gennaio 2025

Cronache trampiane: chi ha timori dell’America First

Purtroppo leaders come Eisenhower dopo Bush senior gli Stati Uniti non ne ha più avuti e ora, con la reputazione sotto i tacchi e un aumentato isolamento mondiale, aspetta l’insediarsi del nuovo presidente che a chiacchiere è più  simile a Terry Malloy di Fronte del Porto che ad Eisenhower.   

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Credit foto https://www.defenseone.com/policy/2022/07/biden-arming-ukraine-play-tie-some-america-first-gopers-say/374977/

Di Fulvio Rapanà

Il 20 di Gennaio Trump giurerà fedeltà  alla Costituzione e già i danni sono parecchi a fronte di chiacchiere. I  dossier sulla scrivania in quercia dello studio ovale sono alti almeno un metro l’uno e pare che sulle questioni le prime decisioni sono già scritte, firmate e pronte per essere pubblicate il giorno dopo la cerimonia !!. Le “mazzate alla cecata”, come dicono a New York,  previste o promesse sono per tutti: stati, enti sovrannazionali, organismi internazionali, società private e pubbliche e persone. Ma sarà veramente così oppure è uno dei tanti bluff più o meno riusciti a The Donald nella sua tumultuosa e controversa esistenza. Trump non è uno stupido,  è uno che fiuta l’aria, in questo è molto italiano, ma avrà capito gli errori  fatti nel Trump e che gli sono costati la rielezione? Le questioni più rilevanti  al momento sono almeno cinque:                                                                                                                                                                       1)La situazione politica e sociale interna. L’elezione di Trump  dopo una campagna elettorale con pochi contenuti programmatici e molte offese e minacce reciproche con la Harris e il partito democratico ha radicalizzato lo scontro fra le due fazioni politiche del monopartitismo americano. Dopo il 6 gennaio 2020 e le minacce esplicite di Trump per possibili rivolte sociali post voto 2024, se non avesse vinto, ha radicalizzato lo scontro nel sistema politico,  nella società  e nelle famiglie. Trump a differenza di tutti gli altri 46 Presidenti precedenti non promette il solito “spoil sistem” ma vuole fare tabula rasa di quelli che ritiene i suoi nemici …e i nemici dell’America compresi i vertici di tutte le strutture e gli apparati  federali dall’FBI alla Fed  al Pentagono. Vuole una economia senza regole e con poche tasse per esaltare al massimo le capacità di fare soldi ed affari dell’imprenditoria americana e questo piace anche a quel settore dell’hi-tech che ha sempre votato democratico come Zukenberg ,  Bezos, · Larry Page e  Sergey Brin (Google) e ora anche di Jensen Huang Ceo di NVIDIA,  che cercano una protezione delle  variabili che hanno costituito l’asse portante del successo di queste aziende : molti guadagni a fronte di poca occupazione, poche tasse e sopratutto poche regole. L’imprenditoria americana ha necessità di una difesa corporativa, al di là delle regole di mercato,  che Trump ha promesso contro l’invadenza delle normative interne, antitrust prima di tutto,  e dalle capacità delle economie  europee  ed asiatiche.

 2) Politica  fiscali per azzerare le imposte dirette compensandole con i dazi a tutto il mondo non ci sta in termini di semplice matematica. Imporre dazi anche del 100% su tutti i 600 mld. di dollari  di importazioni  non compensa la riduzione dell’70% o 60% o 50% dei 3.500 mld di imposte dirette attualmente pagati da  aziende e cittadini. Il costo dei  dazi sarà pagato in parte minore dagli esportatori esteri e maggiormente dall’utenza interna con il risvolto dell’ aumento dell’inflazione che ancora adesso resta  alta (2,3%) e che colpisce maggiormente i redditi da medi a bassi. Detto in parole povere Trump vorrebbe riportare in utile la finanza pubblica e contestualmente ridurre fortemente le tasse  facendo  pagare “il pacchetto” al resto del mondo. Le regole dell’economia che Trump non può mutare dicono che il “pacchetto” sarà  pagata dagli americani .                                                                                                                                  3) la guerra commerciale alla Cina e all’Europa oltre a quella  già  è in corso contro la Russia non funzionerà come non ha funzionato nel Trump 1 perché  non si possono modificare per “decreto presidenziale”  fattori divenuti strutturali  nell’economia americana con il graduale ma inesorabile  passaggio, tipico di tutte le società evolute, da una economia produttiva e manifatturiera ad una economia dei servizi. L’evidenza che le aziende automobilistiche americane da Tesla a Ford a GM producono e vendono sopratutto in Asia, Cina in testa, non è riconvertibile. Gli incentivi ad aziende europee e asiatiche di Biden per  investire e produrre negli Usa è una pezza costosissima  che copre solo in parte il buco del declino produttivo e manifatturiero dell’economia Usa. Incentivi  che  Trump sta pensando di eliminare per sostituirle con il bullismo del “se non produci da me ti metto dei dazi o peggio ti applico delle sanzioni”.

3) La transizione ecologica ed energetica è stata da Biden sospesa, e  che Trump vuole bloccare totalmente,  rinviandola a quando questa  sarà guidata dagli Usa e non dall’Asia significa condannare l’economia occidentale all’arretratezza e al declino. Questa politica ha  messo il governo americano in rotta di collisione con  Wall Street che sulla transizione ecologica ha investito notevoli capitali. Per dirne un paio Warren Buffet che è il più importante investitore a livello mondiale ha un pacchetto di azioni molto rilevanti in BYD la prima azienda automobilistica cinese che nel 2024 ha prodotto ed esportato più auto elettriche di Tesla;  Musk ha basato la sua fortuna imprenditoriale sulla scommessa dell’auto elettrica . Il blocco della transizione energetica  sta’  mettendo in seria difficoltà l’economia e la politica europea.  Siegfried Russwurm presidente della BDI, la confindustria tedesca,  ha più volte dichiarato che ” l’indecisione della politica sulle transizioni energetiche e digitali  causa all’industria tedesca ed europea , particolarmente dell’auto, danni gravissimi superiori a quelli prodotti dalle auto e dalle merci  cinesi “. Ma la politica europea è al traino di quella americana con la differenza che  mentre negli Usa per come è strutturato l’apparato politico e partitico è difficile  la nascita e l’affermazione di  partiti  nazisti o fascisti in Europa ci sono già i primi governi di destra e di estrema destra.

4) L’isolazionismo economico e militare sempre latente nella società americana che Trump a parole dice di volere rafforzare anche attraverso l’abbandono delle organismi  sovrannazionali, come l’OMC (Organizazione Mondiale del Commercio), l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)e  la NATO, o con il congelamento delle  attività  del Fondo Monetario Internazionale o nella Banca Mondiale,sono decisioni  che avrebbero come risultato di ridurre l’ influenza Usa in istituzioni economiche e militari che loro stessi hanno creato e alimentato con il preciso intento di controllare i gangli di transito dell’economia mondiale o combattere eventuali guerre su territori che non sono gli Stati Uniti. Vuoto che sarebbe colmato senza alcuno sforzo da una maggiore influenza della Cina.

5) Le guerre attuali o future. Trump a differenza dei Dem ha meno convinzioni ideologiche e più pratiche. Sull’Ucraina dubito che Trump sarà disposto a sborsare altri 150 mld. di aiuti militari e civili come ha fatto Biden per cui si arriverà ad un cessate il fuoco conservando le posizioni al momento e facendo rimanere la Russia fuori dal contesto internazionale in modo da continuare a vendere agli europei gas e petrolio a prezzi altissimi. Su Gaza e il medioriente  Trump proverà a chiudere la questione sulle posizioni attuali e il cessate il fuoco attuale conferma quanto ho sempre sostenuto che Biden è stato totalmente dalla parte di Israele mandando Blinken avanti e dietro a mangiare tartine ma armando e avallando il genocidio perpetrato da Israele sul popolo palestinese e libanese.  Sulla Cina Trump conosce perfettamente come la pensano al Pentagono su uno scontro militare aperto con la Cina anche solo convenzionale . Nelle  ultime diciotto simulazioni di guerra («war games») condotte da alti ufficiali del Pentagono  i  marines perderebbero 18 a zero contro la Cina e ne uscirebbero malconci anche contro la Russia. E pensare ad una rimonta come nella seconda guerra mondiale  sarebbe  impossibile  in quanto l’industria bellica degli Usa è in mano alle aziende private che ci metterebbero anni per aumentare e migliorare la produzione di armi e munizioni. Leggo molti articoli di esperti trampiani  come Bannon o Robert O’Brien che su Foreig Affairs  scrive in un articolo “Il ritorno della pace attraverso la forza”,:”Trump sta adempiendo al destino degli Stati Uniti di imporre la pace attraverso la minaccia della forza”. Un articolo, con citazioni da Marchese del Grillo, che esalta le capacità di deterrenza dei giocattoli creati dalle big five della difesa che come si sta verificando in Ucraina e a Gaza possono infliggere perdite all’avversario ma non ti fanno vincere la guerra. Il Pentagono ovviamente non commenta direttamente ma lascia l’interlocuzione a ex generali 5 stelle come McGillis che scrive “La Cina insieme alla Russia e alla Corea del Nord hanno dimensioni territoriali immense  e dispongono di armamenti nucleari e convenzionali  enormi tali da escludere in assoluto di un primo colpo decisivo da parte nostra senza possibilità di replica da parte loro.                                                                             

          Cosa fare per il Trump 2. Una indicazione viene da un documento pubblicato sul New York Times  il 16 maggio 2023 dall’Eisenhower Media Network, una organizzazione  di ex  militari, diplomatici ed esperti della sicurezza nazionale fondato da Eisenhower ex capo delle forze anglo- americane nella seconda guerra mondiale ed ex presidente degli Stati Uniti, dal titolo  “Gli Usa dovrebbero essere una forza per la pace nel mondo“. Si legge  ” La popolazione statunitense si accorge sempre più che la politica estera non rende il paese e il mondo più sicuri, che la soluzione dei problemi che il  paese è destinato a risolvere non si trova in più armi e più guerra, che garantiscono solo più morte e distruzione. Dobbiamo evitare il confronto con altre potenze nucleari  che diano alla controparte la scelta fra ritirarsi umiliato e/o usare le armi nucleari. Sarebbe il fallimento della nostra politica e la morte collettiva. Ora la diplomazia è urgente prima che le guerre ci sfuggano di mano e mettano in pericolo l’umanità. Nella diplomazia occorre un’empatica strategia, cercare di comprendere  l’avversario è prioritario rispetto al perseguimento dei nostri strettissimi interessi o dei nostri alleati. Non è debolezza: è saggezza. Rifiutiamo l’idea che i diplomatici, perseguendo la pace, debbano schierarsi. Si scelga il lato della saggezza. Dell’umanità. Della pace“. Ma Eisenhower, Repubblicano, si era conquistato sul campo il rispetto dei suoi e degli avversari: “conosco il colore del sangue e la puzza della carne umana bruciata, gli occhi persi nel vuoto di un ragazzo di 20 anni che sta morendo e pensa di ritornare a casa”. Purtroppo leaders come Eisenhower dopo Bush senior gli Stati Uniti non ne ha più avuti e ora, con la reputazione sotto i tacchi e un aumentato isolamento mondiale, aspetta l’insediarsi del nuovo presidente che a chiacchiere è più  simile a Terry Malloy di Fronte del Porto che ad Eisenhower.         

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