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Cronaca

Serena Mollicone, nessuno si illuda

Non è utile cercare forzatamente nelle recenti decisioni della Corte d’Assise d’Appello dei segnali per avvalorare le proprie tesi.

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Credit foto https://agenpress.it/2023/03/18/omicidio-serena-mollicone-maria-tuzi-faremo-ricorso-in-appello-contro-lassoluzione-dei-5-imputati/

Pierdomenico Corte Ruggiero

La Corte d’Asse d’Appello di Roma, presieduta dal Dott. Vincenzo Gaetano Capozza, ha deciso di riaprire la fase dibattimentale  per l’omicidio di Serena Mollicone. Prima udienza il 20 novembre quando saranno ascoltati tutti i consulenti, sia dell’accusa che delle difese.

Molti hanno interpretato questa decisione come un segno di speranza per la condanna degli imputati assolti in primo grado. Non è così. I Mottola erano stati assolti ex articolo 530 comma secondo. Volgarmente e impropriamente detta insufficienza di prove. La Corte d’Assise d’Appello ha il dovere di verificare se è possibile superare il ragionevole dubbio o se è possibile assolvere gli imputati con la formula più ampia. Quindi la sentenza della Corte d’Assise di Cassino sarà quasi sicuramente riformata in Appello.

La Corte di Cassazione avrebbe sicuramente annullato una sentenza fotocopia priva dei dovuti approfondimenti. In realtà, quindi, nessun segno positivo o negativo. Nessuna della parti può ostentare sicurezza o “dormire tranquilla”.

Non la difesa della famiglia Mottola, perché la Corte d’Assise d’Appello presieduta da Capozza ha annullato la sentenza di assoluzione per il fidanzato di Maria Sestina Arcuri. Che è stato condannato. Il Presidente Capozza ha dato largo credito alle tesi dei consulenti del Pubblico Ministero e potrebbe accadere anche nel caso di Serena Mollicone. Inoltre la decisione di Franco Mottola di non rispondere in dibattimento alle domande del Pubblico Ministero per spiegare la dinamica che ha causato della lesione alla porta, potrebbe aumentare i dubbi della Corte d’Assise d’Appello.

Nemmeno la Procura ha un impianto solido e sicuro. Nel caso di Maria Sestina Arcuri il fidanzato era sulla scena del crimine e il movente era chiaro. Nel caso di Serena Mollicone manca totalmente il doppio movente: perché Serena entra in caserma? Perché viene uccisa? La testimonianza Tuzi ha diverse criticità. L’unica prova scientifica più solida sono i frammenti di legno trovati sui capelli di Serena. Basterà?

Nella sentenza di condanna del fidanzato di Maria Sestina Arcuri il Presidente Vincenzo Gaetano Capozza ha evidenziato un basilare principio di giurisprudenza. La prova scientifica deve, per portare ad una condanna, prestarsi ad una sola interpretazione. L’unica interpretazione giuridicamente valida è quella supportata dalla maggioranza delle evidenze scientifiche.

Anche se dovesse arrivare la condanna per i Mottola sulla base delle sole prove scientifiche ci sarebbe poco da stare tranquilli. La Corte di Cassazione, nella sua consolidata giurisprudenza, ha dimostrato una forte “antipatia” per le sentenze di assoluzione o condanna basate solo sulla prova scientifica. Tranne casi evidenti, come una chiara impronta digitale o una chiara traccia di Dna. Che nel caso Mollicone mancano.

La Corte di Cassazione pretende una sentenza che sia armoniosa nei vari elementi: logicità, movente, testimonianze. Nel caso di Serena Mollicone manca il movente. Le testimonianze sono incerte e tormentate.

Che dire, ad esempio, della testimonianza di Carmine Belli? Assolto nel 2004, con sentenza definitiva era stato accertato che il suo presunto avvistamento era da collocare al 31 maggio 2001 non al 1° giugno. Invece ora Carmine Belli, sconfessando i giudici che lo hanno assolto, dichiara che l’avvistamento è avvenuto il 1° giugno 2001.

Anche la prova scientifica ha delle criticità. Nessuna impronta digitale o traccia di Dna degli imputati. Nessuna traccia biologica di Serena in caserma. Le uniche impronte digitali presenti sul nastro adesivo non appartengono agli imputati. Bisogna stabilire che il cranio e solo il cranio di Serena può aver provocato la lesione alla porta. Con tantissime variabili presenti.

Non a caso il Presidente Capozza ha deciso di ascoltare per primi i consulenti e nel caso decidere di nominare o meno un proprio perito. Senza solidi elementi scientifici le varie testimonianze hanno poco peso specifico.

Sorprendono i toni ottimistici di molti. Non siamo allo stadio e non ci sono tifoserie. Il processo è in un momento delicato. Non serve illudere i parenti e le tante persone che con sincera partecipazione vogliono giustizia per Serena.

La Corte d’Assise d’Appello deve redigere una sentenza che deve passare al vaglio della Cassazione. Questo impone una scrupolosa applicazione della giurisprudenza della Cassazione.

Questo verrà fatto. Non è utile cercare, forzatamente, nelle recenti decisioni della Corte d’Assise d’Appello dei segnali per avvalorare le proprie tesi. Gli aruspici lasciamoli alla gloriosa storia della Roma antica.

Questa è l’ultima occasione. Mancano diversi tasselli. Manca soprattutto la verità. Che nessuno può sostenere di detenere.

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