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Editoriale

La gang del bosco

In un Paese in cui il dibattito politico non si riduce a una sequela di stereotipi, ovvero agli stessi slogan ripetuti dal 1945, l’opposizione dovrebbe benedire l’attuale periodo. Invece è Giorgia Meloni a ringraziare la Divina Provvidenza di non avere avversari capaci di contrastala. Eppure per attaccare il Governo ci sarebbero tantissimi motivi validi: dalle interminabili liste d’attesa negli ospedali alla rete ferroviaria priva di moderni sistemi di sicurezza, di cui è un esempio la strage di Brandizzo, dove il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini non si è recato a rendere omaggio ai cinque operai morti ma ha preferito calcare il red carpet del festival di Venezia; poi ancora le accise reintrodotte proprio da chi prometteva di abolirle; gli sbarchi aumentati mentre dopo aver proposto il “blocco navale”, i mutui in continuo rialzo a causa dei tassi d’interesse imposti dalla Bce; l’aumento delle spese militari; il taglio dei fondi del Pnrr destinati al Sud Italia.

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In copertina, non il deserto de Viana, bensì il campo largo delle opposizioni. Wikimedia Commons, immagine di dominio pubblico.

di Alessandro Andrea Argeri

In un Paese in cui il dibattito politico non si riduce a una sequela di stereotipi, ovvero agli stessi slogan ripetuti dal 1945, l’opposizione dovrebbe benedire l’attuale periodo. Invece è Giorgia Meloni a ringraziare la Divina Provvidenza di non avere avversari capaci di contrastala: ecco spiegato perché in campagna elettorale nominava sempre Dio! D’altronde per anni il Pd si è ridotto ad essere una succursale della destra, quindi la propria classe dirigente, rimasta quasi interamente invariata da quando il segretario era Matteo Renzi, non è abituata ad “essere di sinistra”, mentre il Movimento Cinque Stelle è da tempo ostracizzato dai principali media perché “populista”, cioè attento ai poverissimi, o, per usare una parola ormai abolita dal vocabolario, al “sottoproletariato”.

In realtà, i giornali scrivono continuamente di un presunto “insorgere delle opposizioni”, intervallato da varie “ire Mattarella”, la cui pressione a quanto pare dovrebbe essere all’incirca il doppio di quella dell’Orlando furioso. Negli ultimi mesi l’opposizione è insorta contro Santanché, De Angelis, il solito Salvini, Lollobrigida alias “il cognato della Meloni” di cui abbiamo parlato nel numero del 28 agosto, più altri protagonisti di dichiarazioni più o meno imbarazzanti rilasciate per distogliere l’attenzione dai problemi reali (ne ho parlato ne “La tattica del “front-man“). Lo schema è sempre lo stesso: prima si grida allo scandalo, dopodiché si invocano dimissioni a oltranza siccome nessuno meriterebbe di occupare il proprio posto, benché se confrontassimo i rapporti ruoli-competenze nel caso di alcuni potrebbe effettivamente essere vero.

Due casi recenti ci aiutano a inquadrare l’efficacia delle opposizioni, nonché la loro capacità di battagliare per settimane su problemi di attenzione prioritaria. Il primo ha riguardato le reazioni al libro del fu generale Vannacci, auto pubblicato su Amazon, scritto in un italiano decisamente sub-standard, con intere parti copiate da altri testi senza però specificare le citazioni. Il risultato di tanto eco mediatico è stata una gratuita campagna pubblicitaria grazie alla quale il saggio ha venduto oltre novantamila copie, abbastanza da diventare un successo editoriale. Nel secondo invece l’opposizione si è scagliata contro le ignobili parole di Giambruno, padre peraltro di una figlia femmina, passato in un baleno da giornalista a cantore dei più alti valori conservatori. Era necessario dare tanta attenzione a certi fenomeni? Non sarebbe stato meglio relegarli subito nel dimenticatoio?

Eppure per attaccare il Governo ci sarebbero tantissimi motivi validi: dalle interminabili liste d’attesa negli ospedali alla rete ferroviaria priva di moderni sistemi di sicurezza, di cui è un esempio la strage di Brandizzo, dove il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini non si è recato a rendere omaggio ai cinque operai morti ma ha preferito calcare il red carpet del festival di Venezia; poi ancora le accise reintrodotte proprio da chi prometteva di abolirle; gli sbarchi aumentati mentre dopo aver proposto il “blocco navale”, i mutui in continuo rialzo a causa dei tassi d’interesse imposti dalla Bce; l’aumento delle spese militari; il taglio dei fondi del Pnrr destinati al Sud Italia.

Su questi temi ad opporsi a Meloni dovrebbero essere: il Partito democratico, di cui alcuni membri condividono le idee di Carlo Nordio; il Movimento Cinque Stelle; Europa Verde di Angelo Bonelli col suo rispettabilissimo 2% condiviso con Sinistra Italiana di Fratoianni, il segretario del partito di Soumahoro, a cui la magistratura deciderà se eleggere a Tommy Shelby della politica italiana; Azione di Calenda, ovvero gli esuli di Forza Italia. A qualcuno questa sembra opposizione? Hanno raccolto le firme per chiedere il salario minimo, sulle spiagge durante l’acqua dance al lido. Ora però l’estate è finita: la politica può tornare nelle Ztl, d’altronde il letargo non si è mai interrotto. Insomma, fino ad ora la gang del bosco si è dimostrata più temeraria.

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).