Oasi Culturale
“Il Signore delle Formiche”, un film anche troppo attuale
Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Questa settimana parleremo de “Il Signore delle Formiche”, nuovo film di Gianni Amelio con Elio Germano e Luigi Lo Cascio, presentato al Festival di Venezia 2022.
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“Il Signore delle Formiche” (ITA 2022, durata 134′), diretto da Gianni Amelio, con Luigi Lo Cascio e Elio Germano.
di Alessandro Andrea Argeri
Un capolavoro del cinema italiano firmato Gianni Amelio, regista da sempre impegnato nel descrivere l’attualità della cronaca nostrana, il quale ricostruisce con “Il Signore delle Formiche” il caso Braibanti, realmente accaduto, dunque gli eccessi dell’Italia anni ’60 sullo sfondo del tema della lotta per i diritti civili, talvolta in contrasto, apparente o reale, con il culto religioso. Il film rappresenta criticamente, forse troppo, un Paese ancora oggi diviso sull’accettazione dell’omosessualità. Luigi Lo Cascio interpreta in modo sobrio il professore di filosofia Aldo Braibanti, messo alla gogna giudiziaria per il suo orientamento sessuale, in seguito condannato nel 1968 a 9 anni per aver plagiato il suo giovane alunno Ettore.
Dalle austere, serie campagne piacentine si passa a una Roma dannunziana, libertina, boccaccesca, eppure comunque fortemente religiosa. In tal modo anche tramite l’ambiente vengono mostrate tutte le contraddizioni di un Paese quale l’Italia, incapace di discutere civilmente di amore. Il Signore delle Formiche è quindi un dramma storico in cui l’eroe consegna tutto, anche la libertà, pur di difendere la propria individualità. Traspare così l’ingiustizia di una legge sbagliata, per questo abrogata l’anno subito dopo il processo, poiché dichiarata incostituzionale.
Non bisogna essere troppo critici con questo film. Tecnicamente la regia è impeccabile, il tono classico conferisce un piacevole tocco vintage Personalmente, sono già ampiamente soddisfatto di non aver visto l’ennesimo prodotto potenzialmente entusiasmante rovinarsi a causa delle derive del politicamente corretto, pertanto, a confrontare con film dello stesso genere, poco importa se la sceneggiatura può sembrare confusionaria. Sicuramente però Gianni Amelio calca talvolta la mano sulle contraddizioni della società italiana, in quanto certi atteggiamenti non si verificherebbero nemmeno oggi nei peggiori bassifondi dell’est Europa, figuriamoci nell’Italia del dopoguerra, quando si poteva vantare un maggior senso del decoro. La storia d’amore inoltre è troppo romanzata, quasi come se si fosse voluto timidamente tentare di rappresentare una versione omosessuale di “Romeo e Giulietta”. Proprio a livello di trama infatti, il punto debole più grande consiste nell’aver cercato di “dire troppo”, per poi essere finiti a “dire troppo poco di tutto”. Durante lo svolgersi delle vicende vediamo Emma Bonuno con le proteste del Partito Radicale, la festa dell’Unità, i festini privati, un processo descritto con una stupenda scrupolosità. Insomma, veramente tanta carne al fuoco.
Per concludere, nonostante le imperfezioni “Il Signore delle Formiche” è un ottimo film utile per riflettere su un caso di cronaca ancora molto attuale. Terminiamo la recensione con quella che per me è la battuta migliore, pronunciata proprio dal professor Braidanti: “Non voglio essere martire, né mostro né martire”.
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