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Oasi Culturale

Principessa Saranghae

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de IlSudEst a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo.
Questa settimana parleremo del libro di Giulia Ceirano con illustrazioni di Lida Ziruffo, una raccolta di trenta prelibate ricette menzionate nelle opere più importanti della letteratura.
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di Sara D’Angelo

La sfera di cristallo che tutti vorremmo, la magia di un sogno dipinta sul viso di una Principessa dagli occhi a mandorla e l’incarnato di madreperla. Una cornice dorata promette di arginare la folla estranea a un sentimento planato tra le righe di una favola.
Corea1300 Roma 2021. Migliaia di chilometri e dieci secoli sfidano il compimento di una storia d’amore con una gemma in dote: la tenerezza, prefazione di un romanzo a cui non servono le pagine, la copertina può perfino mancare, ma il sigillo che decreta l’epilogo felice è già certezza dal titolo conferito all’opera.
Principessa Saranghae. Il suo nome è al sicuro perché brilla sotto la protezione del suo autore, lo scrittore Diego Galdino, firma indiscussa di tanti romanzi premiati con un importante successo editoriale. In libreria dal 20 settembre,  Principessa Saranghae ha già conquistato l’interesse del pubblico estimatore dello stile narrativo di Diego Galdino, penna gentile del panorama letterario italiano.
Non una sola stagione per le stelle cadenti, nessun ritardo per il volo promesso, la notte magica sta per dare alla luce la scia di una rara cometa. L’atmosfera è solenne, la fiaba orientale ha un nome: Principessa Saranghae. Un’immersione felice nella cultura orientale alleggerisce il peso del nostro tempo, lo scrittore ha intuito l’urgenza necessaria all’uomo di questi anni prendendosi cura delle sue angosce. L’ Oriente non ha fretta di apparire, sa essere etereo come un drappo di seta preziosa nata dall’altra parte del mondo, nel continente ossequioso alla tradizione millenaria.
Culla di fiaba, storia d’amore, la cornice di un incanto ritrae l’eleganza di un popolo devoto al rigore morale e al giudizio della coscienza. Quale scenario migliore per inaugurare il sipario di una prosa dai lineamenti orientali?
Quando al cuore si permette di distendere le sue crepe la magia si presenta. È quello che accade a Giulio, un giovane romano proprietario di un negozio di palle di neve, sì, proprio quelle piccole o grandi sfere che non aspettano altro di essere capovolte per incantare lo sguardo del piccolo e dell’adulto, perchè lo stupore è profano dei numeri impressi sulla carta d’identità. Quanto fascino è in grado di emanare quella neve bianca più del sale che ruota attorno a micro casette, alberelli, monumenti in miniatura, scritte in tutte le lingue del mondo…
Quanta attrazione in una sfera di cristallo? Souvenir di un sogno incastrato tra le pieghe del tempo o sala d’attesa di un desiderio paziente, ma stanco di vivere nel giogo della sua illusione…
Giulio è preda del destino privilegiato di un Sole in viaggio verso la capitale italiana. Un itinerario lunghissimo concentrato in pochi secondi, perché signora meraviglia a volte accade e porta con sè una storia da mille e una notte.
Roma città eterna, Roma capitale del mondo spettatrice commossa del miracolo bianco. Non c’è muraglia che possa impedire il salto nel vuoto di un afflato scritto nel libro del destino, un continente sa come diventare sperduto paese, l’oceano uno sconosciuto fiume di bosco, l’ Amore sa come fare il giro dell’Equatore tenendo in mano la coda di una cometa.
Principessa Saranghae è la figlia del Re di Goryeo, in Corea. Un giorno all’improvviso è costretta a fuggire dal palazzo per salvarsi dai nemici della famiglia reale: sullo schermo di pagine l’incrocio tra fantasia e realtà si avvera nel lampo di un momento. Dalla Corea a Roma il volo del tempo non concede il ritardo, giacché il potere magico di una palla di neve vuole essere urgente. Giulio fa volteggiare la miniatura del Tempio di Bulguksa dentro la sfera ammaliatrice di sguardi curiosi, l’immaginazione cattura il suo desiderio cristallizzando l’istante.
Principessa Saranghae si manifesta nella vita di Giulio, così caro al cuore di Cupido nella veste irriconoscibile di una palla di neve. Il calendario torna indietro di mille anni portando a Roma, nella casa di Giulio, una Principessa Orientale. L’effetto è meraviglia, incredulità, stordimento.
Una Principessa Coreana del 1300 in salotto scuote l’epicentro di ogni equilibrio, fisico e mentale. La sua bellezza incanta Giulio, uomo del XXI secolo, presto perdutamente innamorato di Principessa Saranghae. La magia si rivela una matrioska capiente, il prodigio delle palle di neve abbraccia forte l’incantesimo di un contatto improbabile sì, ma dall’amore reso possibile.
Tutto può la coperta del cielo. Se l’arcipelago di stelle così ha deciso, la rosa sboccerà nel deserto e un bacio sigillerà mille secoli. Poco contano le barriere del cambiamento, se Principessa indossa con sospetto maglietta e jeans, mangia pizza e crostate, sale sul tram. Le attenzioni gentili di Giulio rimuovono i disagi del “nuovo respiro” di una Principessa del 1300.
L’amore impara a sopravvivere isolato da un cuore, quando può solo sperare nel vuoto sterile dei sentimenti. Sa però che sempre non è per sempre, l’attesa è feconda, un giorno la benedizione bacerà il ritornello monotono dei giorni.
Principessa sveglia le lancette assonnate di un nuovo Giulio, innamorato di un miraggio orientale che dorme felice nella sua camera.
“Le mie labbra non toccheranno più nessun’altra bocca che non sia la tua. Te lo prometto e se mai dovesse succedere che io baci un’altra donna dopo stasera, che la bocca mi caschi e tu potrai lasciarmi per tornare nel tuo tempo, portando la palla di neve magica con te, così che io non possa venire a riprenderti, in nessun modo. Mi sembra una punizione adeguata non pensi?”.
Le distanze misurano chilometri, molto spesso però, un alfabeto risoluto a ferire muore sulle labbra del piccolo uomo accanto. Questo è il metro di cui aver timore, piuttosto che dubitare delle lancette di epoche lontane tra loro.
Diego Galdino conquista il lettore con l’eleganza della sua scrittura, tutti i suoi romanzi confessano il timbro sensibile di una voce educata ai più nobili sentimenti. Diego Galdino merita le medaglie che non ostenta, i suoi libri sono stati tradotti in Spagna, Germania, Polonia, Svizzera e Sudamerica, ogni nuova pubblicazione è un evento editoriale. Le sue pagine offrono la primavera in pieno inverno, donano nuova linfa vitale alle foglie d’autunno, sono vitamine al vigore dell’anima senza nome perduta nel bosco dove crescono i mille perché.
Non vogliamo conoscere la ricetta del suo successo, ogni ingrediente è l’aroma segreto che addolcisce il miele amaro a passeggio sul nostro stesso marciapiede.




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