Economia & lavoro
Lavoro: le proposte demagogiche di Lega e Fratelli d’Italia
di FABRIZO RESTA
L’articolo 16 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 dichiarava che “ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, non ha una costituzione”.
Quindi il principio di legalità come conditio sine qua non dell’attività politica ed amministrativa. L’emergenza Covid19 mette in discussione questa concezione. Da quando è scoppiata la pandemia relativa al Covid19, sembrava strano che nessuno avesse provato ad approfittarne in qualche maniera. Puntualmente il tentativo arriva dalla Lega e da Fratelli d’Italia e lo si fa in uno dei settori dove i diritti, spesso e volentieri sono già “flessibili” di suo: l’agricoltura. La proposta sembra il solito regalo fatto ai soliti noti, alo scopo di rendere ancora più precario il lavoro agricolo, reclutando nelle campagne pensionati, disoccupati, studenti e cassintegrati. La motivazione è che è necessario garantire il lavoro nelle campagne per soddisfare la fornitura alimentare del paese. A dargli manforte la Coldiretti che denuncia la mancanza di lavoratori in agricoltura da quando il blocco delle frontiere ha fatto venir meno la maggior parte dei lavoratori stranieri. Ricapitolando in parole povere, significa che chi voleva bloccare le frontiere perché gli stranieri penalizzavano il lavoro degli italiani, adesso si rende conto che quegli stranieri, schiavizzati e rinchiusi nei ghetti, erano importanti per raccogliere i prodotti agricoli e che ora non ci sono più. Che fare? Schiavizzare gli italiani, deregolamentando il mercato del lavoro e rendendo precari i diritti, sacrificati all’altare dell’emergenza; al tempo stesso favorendo le organizzazioni criminali che già lucrano parecchio nel settore.
Sfatiamo subito un mito: è vero che non ci sono abbastanza lavoratori per raccogliere i prodotti ma è anche vero che la legge italiana dispone già di strumenti contrattuali per l’assunzione di braccianti agricoli che garantiscono il massimo della flessibilità come ad esempio il contratto di prestazione occasionale in agricoltura (che ha sostituito i Voucher) per titolari di pensione o giovani under 25 iscritti a un ciclo di studi, ma anche per disoccupati e anche per percettori di sostegno al reddito, e si applica però solo per chi non ha più di 5 dipendenti. Per le imprese più grandi, la possibilità di utilizzare i voucher significa creare un precedente pericoloso che porterebbe al lavoro nero incontrastato, a dispetto dell’applicazione del contratto collettivo anche alla luce dell’inasprimento delle sanzioni derivanti dalla legge 199/2016. Significherebbe cancellare la previdenza, come la malattia, gli assegni familiari, l’indennità di disoccupazione, la pensione. La stessa Inps dichiarò nel 2016 (anno dell’ultima applicazione dei voucher in agricoltura, n.d.r.) che l’utilizzo di tale strumento facilitava l’aggiramento delle norme. Un’altra possibilità per risolvere la questione l’ha proposta la Cia: la regolarizzazione di 350.000 lavoratori immigrati, lasciati ai margini della società, specialmente dopo i decreti sicurezza.
Per fortuna la Commissione Bilanci ha rigettato l’infausta proposta ma Lega e Fratelli d’Italia sono pronti a vendere cara la pelle. Qualche anno fa si diceva “ce lo chiede l’Europa”, ora vedremo che formula useranno; anche se noi in Italia abbiamo una formula antichissima di Cicerone: “Ollis salus populi suprema lex esto”, che è anche presente nello Stemma dell’Esercito Italiano. Significa che l’individuo deve scomparire quando si tratta del bene e dell’incolumità del popolo; cosa importa se il bene del popolo viene garantito sfruttandone una minoranza contrattualmente più debole. Quello da cui bisogna ripartire già da questo momento, è il rispetto delle norme su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e di avere contratti più stabili e duraturi. Non si può rilanciare l’economia togliendo i diritti ma al contrario, puntando sulla loro valorizzazione, facendo capire alle compagini datoriali “che le produzioni di qualità non possono prescindere da un lavoro di qualità, ben tutelato e ben retribuito” (Fai-Flai-Uila).
Fonte foto: WineNews