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Piramidi di Giza. Tecniche di costruzione

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di MARIA PACE

Come hanno fatto gli Antichi Egizi, ci si chiede, con i limitati mezzi di cui disponevano, ad innalzare correttamente una piramide dal livello del suolo? Un piccolo errore avrebbe compromesso e sfasato notevolmente la costruzione al vertice.


Ecco che cosa hanno fatto: hanno innalzato la Piramide attorno ad un nucleo centrale e fatto ricorso ad un ingegnoso espediente, ossia ai contrafforti, opere murarie esterne di sostegno. Ciò permise anche una migliore stabilità del rivestimento esterno, costituito da blocchi di riempimento, enormi e squadrati. Per evitare cedimenti, un ulteriore accorgimento fu quello di utilizzare per la fila più bassa blocchi di granito che, per la loro durezza, costituivano una base più sicura.

Le tecniche di costruzione cambiavano col tempo: più evolute e perfezionate di quelle dei due secoli precedenti. Si cercava di ovviare agli inconvenienti ed agli ostacoli che man mano si presentavano; si sperimentavano nuove tecniche, come l’invenzione dell’architrave e si predisponevano procedure per la sicurezza, come la costruzione di condotti di aerazione.

Gli Egizi erano persone pratiche ed evitavano di perdersi dietro improbabili e astrusi calcoli matematici. I loro calcoli si riferivano quasi esclusivamente a:

-frazioni e moltiplicazioni.

-volumi di parallelepipedi, piramidi e tronchi di piramidi

-aree di cerchio, quadrato, rettangolo, triangolo

-calcolo della pendenza della facciata di una piramide

-radice quadrata

-triangolo tracciato dalla diagonale di base della piramide, che chiamavano ukhathebet

-spigolo di piramide che chiamavano prns

-scarto dell’inclinazione di una piramide, che chiamavano sekked

C’era lo strumento astronomico per calcolare il Nord, chiamato Merkhet, indispensabile, costituito da:;

– un regolo dalla cui estremità pendeva un filo a piombo

– Una asticella(bay) con una fenditura verticale a forcella, ricavato dalla nervatura centrale di una foglia di palma)..

Il tutto era completato da un piano di riferimento fisso al suolo

Usavano come unità di misura il cubito reale, ossia la distanza dal gomito alla punta del dito medio. Si trattò di una misura standard fin dall’Antico Regno, cor-rispondente a 52 cm circa, corretto talvolta in 52.35.

Il cubito reale, però, in corda di fibra di palma, era utilizzato soprattutto per misurare l’altezza.

Per misurare, invece, le distanze orizzontali, avendo la fibra di palma tendenza ad allentarsi, veniva utilizzato il cilindro; questo veniva fatto roteare e si contavano le sue rotazioni: una rotazione corrispondeva alla circonferenza del cilindro sviluppata orizzontalmente

L’attività costruttiva all’epoca delle Piramidi aveva fatto passi da gigante. Già in periodi precedenti; l’introduzione del legno e del mattone di fango aveva portato innovazione nelle tecniche di costruzione, ma, l’uso della pietra per “Dimore-dello-Spirito” del Re-dio, si ebbe solo con Djoser o Zoser.

Oggi possiamo tracciare senza difficoltà la sequenza delle operazioni nella costruzione di una Piramide.

La prima operazione, per poter correttamente innalzare un edificio di tale forma e dimensione, era quella di selezionare il luogo sia in base alle sue stesse carat-teristiche naturali, che a miti o antiche storie che con quel sito avessero qualche attinenza .

Alla scelta del posto, seguiva il livellamento del terreno per facilitare l’allineamento degli spigoli lungo i quattro punti cardinali, nord-sud-est-ovest, che costituiva, forse, l’elemento di progettazione strut-turale più importante.

La costruzione vera e propria aveva inizio con la realizzazione del nucleo centrale, quando già non esisteva, sostenuto, come si è già detto, da contrafforti che aumentavano man mano che l’edificio si innal-zava, assicurandogli stabilità.

Terminata la struttura interna, che risultava a gradoni, si procedeva, aggiungendo blocchi di riempimento allo scopo di dare all’edificio la forma piramidale. Ben squadrati, questi blocchi venivano sistemati in file orizzontali, facendo riferimento ad un “traguardo” posto in cima, al fine di ottenere un angolo esatto. A questo punto si procedeva, partendo dal basso, alla collocazione del materiale di rivestimento esterno .

La stabilità delle Piramidi di Giza, rimaste strutturalmente intatte per oltre 4.500 anni, dimostra la profonda conoscenza tecnologica dei costruttori.

Dopo il disastro di Maidum, si provvide a correggere gli errori, soprattutto quello riguardante “l’angolo di elevazione”, introducendo modifiche strutturali nella costruzione delle successive piramidi. In realtà, più che di modifiche, si tratta di accorgimenti: nucleo centrale a contrafforti, pietre ben connesse tra loro, blocchi di riempimento ben squadrati, utilizzo del granito, assai duro e resistente, nelle assise della fila più bassa del rivestimento esterno, come si è già accennato.

Il pericolo di cedimento era costantemente presente: si temeva lo slittamento esterno e non il crollo interno; si temeva l’errore dell’angolo di elevazione e non il peso della struttura

(continua)

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo